Iaquinta pronto al rientro: “Con la Samp ci sono e chi dice che sniffo è un imbecille”

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San Vincenzone è ancor una volta, seppur in ritardo, pronto a riconquistarsi un posto da titolare. A cominciare già da domenica prossima contro la Samp “anche se – avverte – non sarò ancora al 100%”. “Però – aggiunge –  non sono rotto, come ha scritto qualcuno, e nemmeno mi drogo come la voce messa in giro su internet da qualche imbecille. Se lo trovo…Io in campo do tutto, sempre, e i tifosi lo sanno. Quanto a domenica, non siamo inferiori alla Sampdoria”.

Di seguito, l’intera intervista a Iaquinta. Vincenzo Iaquinta, ultimo avvistamento il 24 giugno, al Mondiale: poi?

«Contro la Slovacchia mi feci male alla mezz’ora del primo tempo, ma continuai a giocare. Sentivo una punturina sotto al flessore, ma pensavo non fosse nulla di grave».

È tornato rotto dalle vacanze.
«Ripeto, convinto non fosse nulla, dopo la partita non lo dissi alla società: e lì ho sbagliato. Pensai: ?Aspetto quindici giorni, e vediamo come va?. Poi in vacanza ho provato a fare un po’ di corsa, sentivo male, e ho chiamato il medico della Juventus. Ecografia a Cosenza: era una lesione».

Ora è guarito?
«Sto bene, con la Samp ci sono, anche se non ancora al cento per cento. Deciderà Del Neri, anche in funzione dell’Europa League».

La scorsa stagione, per media gol-presenze, è stato il migliore: bravo, però si rompe sempre.
«E mi scoccia quando si dice così. Perché l’anno scorso ho avuto il primo serio infortunio, e questo è un po’ la conseguenza di quello: la muscolatura non era ancora al massimo, e così finiva che caricavo più su una gamba. Per il resto ho sempre avuto piccole cose».

Diverse volte, ammetterà.
«Gli infortuni fanno parte del gioco, e del mio modo di giocare: sono grosso, e quando corro su un pallone, vado fino in fondo».

Sa che le sue assenze hanno gonfiato brutte voci nei forum su Internet?
«Messe in giro da gente imbecille e invidiosa. Capitò anche a Udine. Mi ero rotto un dito, che non guariva, e per questo andai all’Isokinetik di Bologna: dovemmo far venire la ?Gazzetta? a fare le foto, perché girava voce che sniffassi. Ma queste persone lo sanno che ci sono i controlli antidoping?»

Magari uno viene fermato proprio per questo.
«I controlli vengono a farli anche se stai fuori. Guardi, su ste cose proprio non esiste: sono uno che anche quando prende l’aspirina chiama subito il dottore. È una storia che mi dà fastidio, anche perché ho una famiglia e dei figli piccoli. Se sento qualcuno che dice queste cose, per me è morto».

Cska, Chelsea, Zenit: cosa c’era di vero?
«Nessuno mi ha mai detto nulla, questa è la verità. Né a me, né al mio procuratore. È il mio quarto anno alla Juventus, e spero di chiudere la carriera qui».

La Juve cercava una punta: vi sentite deboli?
«No. Siamo competitivi, quattro attaccanti che hanno giocato tutti in Nazionale».

Pazzini e Cassano sono meglio?
«Lo vedremo, e comunque non ci sentiamo meno forti di loro».

La Nazionale è un portone sprangato?
«Vecchio non mi sento, allora spero di no. Dipende dall’allenatore e da me, ovviamente».

Si sente ancora uno tra parentesi?
(sorride). «Sì, anche quest’anno mi escludono dalle formazioni estive, è sempre così: ma alla fine decide il campo».

Parole sue: «Quando sto bene me la gioco con tutti». Conferma?
«Sì».

È tempo di vincere qualcosa, dicono i suoi compagni.
«Sulla carta Inter e Milan sono superiori, però la Juve ha gettato le basi: tornerà a vincere, ma penso che i tifosi abbiano già capito che bisognerà avere un po’ di pazienza».

Punti su un acquisto.
«Sono curioso di cosa farà Aquilani, grandi piedi, gran centrocampista. Anche lui è stato sfortunato per gli infortuni: spero stia bene e faccia vedere le sue qualità, che sono tante».

L’obiettivo di quest’anno?
«Arrivare a cento gol in A: sono a 84, ne mancano 16, che sarebbe pure il mio record».

Ha già pronta una dedica?
«Un amico, Diego, che con Ruggero ha un ristorante in corso Moncalieri, mi ha fatto una maglietta con scritto: ?Eh no, lo fai tu?, riferito al gol».

Perché è l’idolo della curva?
«Forse per il mio modo di giocare: credo che al tifoso della Juve piaccia vedere uno che non molla un secondo. E forse anche per il mio modo di esultare, sempre sotto la curva».

Da quando corre là sotto?
«L’ho sempre fatto: tra i dilettanti o al Mondiale non fa differenza. Per me il gol è una liberazione».

Come la mettiamo con l’enciclica anti-bestemmie?
«Anche mia moglie me lo dice: ? Cerca di trattenerti?. Ma è più forte di me, non capisco più niente».

[Massimiliano Nerozzi – Fonte: www.nerosubiancoweb.com]