Ieri & Oggi: Il Catania (ri)scrive la sua storia

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Il Catania di ieri (anni ’60) – Anche allora, come adesso, sono stati 6 anni consecutivi di serie A. Sei anni “passionali” quelli degli anni ’60 (in cui si raggiunsero posizioni in classifica migliori di ora, ma quello era un calcio differente, difficile fare paragoni in questi sensi), sei anni che hanno lasciato impresso un bellissimo immaginario di elementi.

Come non nominare, come primo elemento, il presidente: Ignazio Marcoccio. Arrivato per salvare il Catania dall’ombra di un fallimento economico, riuscì a riportare la squadra in serie A e ad essere uno dei migliori presidenti calcistici dell’intero panorama nazionale di sempre. Non aveva un “alterego” come Lo Monaco, ma poteva disporre di fidati amici come i fratelli Mineo, il signor Giuffrida, e tanti altri personaggi poco noti. Secondo elemento: i giocatori chiave, tutto cuore. E ce ne erano tanti che rappresentarono il Catania in quegli anni: da Cinesinho al portiere Vavassori, da Calvanese a Danova, da Szymaniak a Biagini, da Miranda a Castellazzi. Ma l’idolo è stato sicuramente Memo Prenna (strano il destino combaciante con l’altro idolo “attuale”, Peppe Mascara: tutti e due sono passati al Napoli dopo l’esperienza sotto il vulcano). Altro elemento: il tecnico.. Il mister degli “anni d’oro” è stato Carmelo Di Bella. Un allenatore che è stato per tutti i 6 anni di serie A alla guida del Catania, elemento questo, che va a contrastare con la girandola di allenatori che abbiamo assistito negli anni ’00.

Quarto elemento: sognando il nuovo stadio. Anche negli anni ’60 si considerava il Cibali uno stadio poco consono ad accogliere una tifoseria calorosa come quella del Catania. Anche allora era in progetto uno stadio da realizzare nella zona di Pantano d’Arci, ma, ovviamente, la cosa si rivelò solo fumo negli occhi. Altro elemento fondamentale: le imprese memorabili. Dici anni ’60 e viene subito in mente la frase di Ciotti : “clamoroso al Cibali”. Questo “clamoroso” si riferisce alla vittoria del Catania sull’Inter di Herrera, una vittoria “clamorosa” in quanto alla squadra neroazzurra serviva come il pane l’affermazione al Cibali. Ma di imprese ce ne furono anche altre: vittorie prestigiose con squadroni dal nome Fiorentina e Juventus e un 4 a 4 in rimonta a Roma contro i capitolini. Ultimo e fondamentale elemento: il pubblico. Allora come ora è stato il vero trascinatore delle imprese dei giocatori rossazzuri. Sia negli anni ’60 che in questi anni il Catania ha ottenuto più punti in casa che in fuori casa, contribuendo ad imprese storiche memorabili (come il Catania-Inter già ricordato).

Il Catania di oggi (anni ’00) – Con la stagione 2011-2012 la squadra etnea eguaglierà il record di presenze in serie A del Catania versione anni ’60. Allora come ora sono state tante le emozioni che, negli anni futuri, si ricorderanno (con la speranza che questo record dei 6 anni venga battuto, doppiato, triplicato!). Anche qui, abbiamo deciso di prendere in esame gli stessi elementi già esposti per la parte di articolo riguardante il Catania anni ’60. Primo elemento: il presidente Antonino Pulvirenti. Cambia la tipologia di acquisto della squadra, ma non cambia la passione per i colori rossoazzurri. Anima, cuore e passione tutto per portare in alto il nome di Catania. Non menzionare il suo “alter-ego” sarebbe impossibile. E allora una nota di merito va a Pietro Lo Monaco, personaggio “sui generis” ma il cui attaccamento alla causa rossoazzurra non si può mettere in dubbio. Secondo elemento: i giocatori chiave. Ce ne sono e ce ne sono stati di diversi. Fra quelli andati via non si possono non menzionare Baiocco, Pantanelli, Silvestri, Spinesi, Del Core, Vargas, Martinez, Stovini, Caserta, Paolucci, Polito, Tedesco, Corona e Bizzarri. Tra quelli ancora nella rosa attuale nominiamo Silvestre, Morimoto, Maxi Lopez, Biagianti, Sciacca, Ricchiuti, Gomez, Izco, Terlizzi e Carboni. Ma la stella è stata sicuramente Peppe Mascara. Capitano e simbolo della città (che non ha ancora digerito il suo espatrio verso Napoli), Peppe ha meritato anche la convocazione in nazionale, l’unica di questo periodo insieme a quella di Biagianti.

Altro elemento: l’allenatore, anzi, gli allenatori. Quello storico della promozione è stato Pasquale Marino, ma poi è andato a cercare fortune altrove (bene ad Udine, male a Parma). Poi tutta una serie di “bidoni della panchina” come Baldini, Giampaolo e Atzori, poi esonerati e altrettante scommesse vinte come Zenga, Mihajlovic e Simeone. Di certo, il più carismatico di questi ultimi tre è stato Walter Zenga: i suoi insegnamenti tattici sono ancora presenti nella mentalità della squadra. Allora come ora il sogno è il nuovo stadio. Ma i tempi non sembrano mai essere maturi. Per adesso ci accontentiamo di un centro sportivo all’avanguardia, che fa ben sperare per un futuro roseo. Ben più ricco il catalogo delle imprese memorabili. La gara simbolo di questi anni è stato al 4 a 0 alla Favorita, condita dall’eurogol di Peppe Mascara.

Ma come non ricordare i 4 gol rifilati sempre al Palermo (ma al Massimino), la vittoria a Torino con gol di Izco, la vittoria contro la Lazio con doppietta di Maxi Lopez, la vittoria nella partita del ritorno in serie A contro il Cagliari (gol di Corona), l’affermazione con la gloriosa Inter di Jose Mourinho, e tante altre emozioni. Emozioni, spesso, trascinate dal calore del pubblico rossoazzurro. Eccezion fatta per questa stagione, dove si è dovuto fare i conti anche col decreto Maroni, lo stadio Massimino è stato quasi sempre pieno di magliette rossoazzure. Un pubblico che ha criticato ed elogiato la squadra a fasi alterne, ma che ha sempre e comunque sostenuto. Unica pecca quel 2 febbraio 2006. Ma un pugno di facinorosi non potrà mai rovinare una bellissima fede.

Uno sguardo alla prossima gara – All’orizzonte c’è un match contro la Roma che, seppur di poco conto ai fini della classifica, sarà importante per la “catanesità”. Perché non si scordano i 7 gol rifilatici dalla Roma qualche anno fa. Perchè i romanisti hanno sempre accampato scuse ogni qualche volta hanno fatto figuracce al Massimino. Perché il campionato bisogna onorarlo fino alla fine. Ma non sarà facile: i romanisti sono a caccia del pass per la prossima champions, anche se mercoledì dovranno impegnarsi e sudare non poco contro l’Inter. La Roma non potrà disporre degli squalificati De Rossi e Perrotta. Anche Brighi e Mexes sono out. Centrocampo rivoluzionato con gli inserimenti di Rosi e Simplicio. Attenzione al buon stato di forma di capitan Totti.

[Diego Vitale – Fonte: www.mondocatania.com]