Inchiesta, bilanci Inter: ecco perché Platini ha torto

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Ha sorpreso un po’ tutti il Presidente dell’Uefa, Michel Platini, che ha bacchettato tutta la serie A per un passivo evidente nei conti, elogiando solo il lavoro dell’Inter, per fama il club italiano più “spendaccione” degli ultimi 10 anni. Come fare i complimenti per la buona condotta a chi deve scontare il 41 bis. Il Presidente Platini, in vista del fair play finanziario, ha dato uno sguardo agli ultimi bilanci, tralasciando due particolari. I club più prestigiosi sul lastrico sono in Inghilterra e non in Italia. Esortare la Juventus a non spendere, dopo che questa ha patito le pene dell’inferno retrocedendo in serie B, è come vietare ad una società di rimettersi in carreggiata dopo essere sbattuta contro il guardrail. Berlusconi ha rimesso mano al portafogli, ma con oculatezza ed intelligenza imprenditoriale.

Il Napoli bada più al bilancio che alla crescita calcistica ed allora si capisce che l’intervento di Platini, sulla Gazzetta dello Sport, non voleva essere altro che un elogio ai Campioni d’Europa. Chapeau al Presidente Moratti per le ultime due sessioni estive di calciomercato, ma Platini, per complimentarsi con l’Inter, dovrebbe conoscere tutte le operazioni del decennio “morattiano”. Il Presidente dell’Uefa è a conoscenza del fatto che l’Inter solo in quattro occasioni ha chiuso con il segno + le operazioni di mercato, confrontando le entrate e le uscite? Nell’estate del 2003 l’Inter chiuse con un attivo di 6,3 milioni di euro, con una spesa di 96,7 milioni inferiore all’incasso stimato sui 99 milioni e 50 mila euro. Fu l’estate dei 36 milioni per Crespo, dei 23 al Parma per Fabio Cannavaro e dei 22 milioni per Almeya.

In quell’occasione fu un mercato intelligente perché arrivarono i 45 milioni di euro dal Real Madrid per Ronaldo e i 20, cash, dal Milan per Clarence Seedorf. Quindi 1-0 per Platini! Strategie oculate ma con uscite superiori alle entrate nell’estate successiva; stagione 2003-2004: Moratti è costretto ad aprire la cassa di famiglia per risanare il club di 4 milioni e 500 mila euro. Spesa complessiva pari a 52,8 milioni per portare a Milano Stankovic (4 mln), Adriano (15), Zicu (2,5), Pinilla (2,8), Fadiga (300.000), Guly (1,2), Cruz (9,5), Brèchet (3), Gonzalez (2,5) e Van der Meyde (12 milioni). Con Platini siamo 1-1. L’Inter, però, dimostra “fair play finanziario” soprattutto nell’estate del 2005 quando si limita ad operazioni apparentemente di secondo piano. Il grave errore dei nerazzurri di cedere Pandev alla Lazio per soli 4 milioni di euro ma la bravura di portare a Milano un brasiliano ed un argentino, all’epoca sconosciuti. Dal Flamengo arriva un portiere, di nome Julio Cesar, per 2,6 milioni di euro mentre dal Boca si presenta Nicolas Burdisso, per 3,5 milioni, venduto poi ad 8 con una plusvalenza di 4,5 mln. In quell’anno Moratti non compra molto, scottato dalla stagione precedente, inizia a stufarsi del dominio juventino.

Chiude il bilancio con un + 9,7 milioni, con una spesa “minima” di 6 milioni e 100 mila euro. 2-1 per Platini. Torna il passivo nel 2005-2006 (-5,6 mln), per comprare dal Real Madrid Walter Samuel (18 mln) e Solari (2), mentre da Udine arriva il cileno Pizarro per 12 milioni. Incasso di 26 milioni e 400 mila euro, meno di quanto preventivato; ad esempio dal Livorno, per Francesco Coco, entrano in cassa solo 300 mila euro. Con Platini siamo sul 2-2. Il bilancio dell’esercizio 2006-2007 è in passivo ma è l’anno della vera svolta per il Presidente Massimo Moratti che inizia a fiutare l’odore del successo. Scoppia calciopoli, la Juve finisce in B e l’Inter va con il carrello della spesa a Torino. Altro che passivo (17,5 mln), l’importante è portare a casa Ibrahimovic per 24,8 milioni di euro e Vieira per 9,5 mln. Un totale di spesa pari a 49 milioni, ma giustificata dai risultati sul campo, anche perché se la Juve non fosse stata presa con l’acqua alla gola non avrebbe mai ceduto Ibra per quella modica cifra. Platini perde per 3-2 e subisce anche il 4-2 quando, nel 2007-2008, l’Inter è ancora sotto nel rapporto entrate/uscite.

Arriva Chivu dalla Roma per 15 milioni e Suazo dal Cagliari per 13, soffiato al Milan una notte d’estate dove per Milano giravano contratti firmati da Suazo. Il passivo è di 18 milioni ma Moratti, che prima vince sul tavolo e poi in campo, non si ferma più. Il futuro recente, 2008-2009, quello di cui il Presidente della Uefa Platini è all’oscuro, fa segnalare all’Inter un passivo (sul mercato) di 56 milioni. Arrivano Muntari (15), Quaresma (27,6), Mancini (13), Jimenez (5,5) e Meggiorini (2,5) ma soprattutto arriva il maxi contratto per Mourinho che incide con lo stipendio ancora da pagare all’esonerato Roberto Mancini. Per Moratti è un salasso. In uscita? Pelè al Porto per 6 milioni. Qui finisce l’era dello spendere e dello spandere di Massimo Moratti perché nelle ultime due stagioni si mette in riga.

Meno soldi e più trofei. In Italia l’Inter non ha concorrenza, in Europa piazza il colpo di Madrid. Esemplare il mercato nerazzurro nell’esercizio 2009-2010 quando chiude in attivo di 10,4 milioni, nonostante gli arrivi dal Genoa di Milito (25 mln) e Motta (10), Mariga (10) dal Parma, Viviano (7) dal Brescia, Sneijder (15) dal Real Madrid e Eto’o (20) dal Barcellona. Per finire in attivo basta, si fa per dire, cedere Ibra al Barça per 65 milioni ed Acquafresca al Genoa per 15, nell’operazione che comprendeva anche Motta e Milito. Quest’anno Moratti ha badato al fair play finanziario incassando 53,2 milioni di euro. Balotelli (29,5) e Burdisso (8) le operazioni più vantaggiose con City e Roma. In entrata poca roba: Coutinho è costato 3,8 mln, mentre l’operazione Biabiany è venuta poco meno di 4,5 milioni. Dopo una serie di numeri il Presidente Platini, sicuramente, sarà aggiornato sui bilanci dell’Inter. Morale: ha fatto bene a complimentarsi con la gestione economica del Presidente Moratti, ma ha omesso un particolare rilevante.

Avrebbe dovuto specificare “in questi ultimi due anni”.

A presto, Presidente.

[Michele Criscitiello – Fonte: www.tuttomercatoweb.com]