Inter: Che rumore fa la mentalità?

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“E’ solo questione di tempo”. Questo ha ripetuto più volte Rafa Benitez in conferenza stampa dopo lo 0-0 tra Bologna ed Inter, questa è la grande certezza dello spagnolo. Come dargli torto? La squadra è ancora scarica, deve abituarsi ai nuovi ritmi di allenamento fatti di tanta palestra, i reduci dal Mondiale sono spompati e l’idea tattica dev’essere ben assimilata. Ma, consentitemi di dirlo, non è soltanto questione di tempo. L’impostazione di gioco, la filosofia di un allenatore la si vede immediatamente, anche quando la condizione fisica è precaria.

Benitez ha presentato la sua Inter in queste prime uscite con mosse tattiche ma anche tecniche errate o eccessive, che stanno condizionando terribilmente la mentalità di una squadra che sotto la guida di José Mourinho era uscita dalla mediocrità ed era diventata l’armata invincibile che ci ha fatto sognare. Non è mia intenzione sparare su Rafa e incensare José, ma c’è da tenere conto di una cosa: a prescindere dalla condizione fisica che nelle prime partite fa sempre la differenza, diversi accorgimenti operati da Benitez sulla squadra campione d’Europa lasciano troppo a desiderare. Esempi? Ce ne sono tanti, di natura tattica e tecnica.

Partiamo dalla difesa, soggetta al cambiamento più palese: i quattro arretrati sono stati letteralmente sradicati e portati quasi sulla linea di centrocampo, per una difesa così altissima che snatura il gioco di Mourinho, che tanto abile fu nel creare una squadra bassa che ripartiva con cattiveria, spirito di sacrificio e con Milito che era libero di svariare, cosa che purtroppo con questa squadra sbilanciata non riesce a fare (anche la condizione influisce, ovviamente). Il risultato è un Bologna che questa sera ha sbagliato un gol a porta vuota con Gimenez, e più volte è ripartito pericolosamente. Per non parlare delle falle palesi mostrate contro l’Atlètico e nel primo tempo contro la Roma. E già, manca a mio avviso anche quella cattiveria agonistica della quale parlavo prima, che ho individuato solo negli occhi dei soliti Zanetti, Sneijder, Samuel, del grintoso Eto’o e dell’immenso Mariga. Mancava quella verve che ha una squadra con mentalità vincente, quella mentalità che José da Setubàl aveva dato ai suoi giocatori. Mourinho però non l’aveva inflitta a parole, ma con i fatti.

Gli altri errori palesati da Benitez, che portano alla scarsa mentalità vincente e alla poca cattiveria, sono quelli sulle sostituzioni. Contro la Roma, sul 2-0, togliere Pandev e Sneijder per far entrare Mariga e Materazzi nell’ultimo quarto d’ora è un segnale di difensivismo sbagliato verso la squadra. Idem contro l’Atlètico, quando Rafa ha cambiato Sneijder, uno che almeno sui tiri da fermo sa essere letale anche quando non è in serata, per far entrare il povero Coutinho, spaesato in quella situazione ma comunque positivo. Lì Mourinho, sotto 1-0, avrebbe tolto Chivu, ma Rafa ha avuto paura. “Chi non rischia non vince”, predicava José, che a Bologna non avrebbe mai tolto Milito sullo 0-0, anche se spompato, per far entrare Biabiany che a sinistra non ha mai trovato spazio. Stesso discorso per Coutinho, che è stato inserito ancora una volta in una situazione difficile, per di più sulla destra dove non è abituato a giocare, visto che ama accentrarsi dalla sinistra o giocare da trequartista puro. Troppi i segnali sbagliati inflitti alla squadra, rischia di venire meno la mentalità e quindi la cattiveria agonistica, noi l’Inter di Villareal e di Valencia ormai vogliamo rimuoverla per sempre.

Invece, purtroppo, ha regnato sovrana la confusione, e così si rischia anche di bruciare il talentino Coutinho, che meriterebbe di essere inserito gradualmente e non di essere buttato dentro in queste partite ostiche, quando comunque ha fatto bene (c’è già chi lo critica, roba da matti!). In ogni caso, la fiducia in Benitez resta intatta: la condizione fisica giustifica eccome, ma c’è bisogno di capire che con una difesa così alta in Italia non si può giocare, e che con questi cambi si intacca la formazione mentale di una squadra che è la prima d’Europa. Resto ottimista su questa Inter, sperando che ci sia una ciliegina sulla torta dal mercato, punto ancora su Benitez perché è tecnico rispettabilissimo, auspicando in un cambio di rotta rapido. Il tempo degli esperimenti è finito, adesso non facciamo danni e riprendiamo la nostra corsa trionfale che dura da cinque anni: la scaramanzia ci premia, ma all’orizzonte ci sono troppe nuvole. Sta a Rafa ed ai ragazzi ora rimboccarsi le maniche e far uscire un raggio di sole dopo un inizio traballante.

[Fabrizio Romano – Fonte: www.fcinternews.it]