Inter-Chievo Verona 3-1: importanti segnali di risveglio dei neroazzurri

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logo-interMissione compiuta. E finalmente, viene da dire: dopo troppe occasioni gettate al vento anche in malo modo, finalmente l’Inter ha fatto il suo dovere, approfittando dei passi falsi delle avversarie, Milan in primis fermato dal Cagliari, e riavvicinandosi un po’ di più a quel fatidico terzo posto che vale la Champions obiettivo primario del presente e del futuro. Il tutto, battendo in maniera agevole un Chievo che solo a tratti ha creato timori alla squadra nerazzurra, che è apparsa decisamente trasformata rispetto a quella da film dell’orrore vista solo sette giorni fa a Siena. E come avvenuto all’andata, nuovamente contro il Chievo l’Inter dà segnali importanti di scossa dopo un periodo tormentato, vestendosi con l’abito da sera più bello e gettando via, almeno per una notte, la maschera dei momenti peggiori.

UNO DI NOI– Nell’analisi della partita, se permettete, partiamo dal fondo, per la precisione dal minuto 75. Che è per la precisione il minuto che segna un momento importante, quello del rientro in campo, dopo otto mesi di assenza, di Dejan Stankovic. Un rientro che in realtà sembra un debutto, tra le ovazioni dei tifosi e l’emozione del diretto interessato, che più che un 35enne navigato sembra un ragazzino al debutto. Stankovic protagonista della serata anche fuori dal campo, perché Deki è stato celebrato da tutti, sugli spalti e in campo: per lui i primi abbracci dopo i gol, con il serbo che salta dalla panchina come un grillo per abbarbicarsi stile koala su Ranocchia. Testimonianza del valore della presenza del serbo, un vero collante per il gruppo che anche a servizio ridotto sa far valere il suo carisma.

PRINCIPE AL BACIO Discutete finché volete del suo valore, della sua età, di tutto ciò che volete. Ma dire che quest’Inter possa fare a meno di Diego Milito è un’eresia. Che questo possa essere un fatto positivo o negativo sono punti di vista, ma è un fatto: quando il Principe è lì in mezzo all’attacco, all’Inter cambia musica. E quando segna, è vittoria già in ghiaccio. Questa volta, al bomber argentino è toccato suggellare definitivamente il risultato con una giocata da vero campione qual è, su assist pennellato da Cambiasso: giro e tiro e tanti saluti a Puggioni senza nemmeno degnarlo di uno sguardo. Duole forse sapere che Milito dovrà farsi ancora le spalle larghe a 34 anni perché forse un vero sostituto per lui in questa rosa forse non c’è e quindi bisogna sempre pregare ché sia al 100%, ma quando lo è sa essere una delizia come pochi. Si dice che la gente sogni un bacio del Principe, a quest’Inter basti che Il Principe sforni gol al bacio…

TERRE-MOTA – Ma in generale è stata l’Inter tutta a giocare una bella partita. A parte forse nei momenti successivi al gol fortunoso di Cassano, quando i nerazzurri giocano un po’ al gatto col topo e lasciano troppi spazi al Chievo, che prima squilla con Acerbi poi trafigge con Rigoni completamente dimenticato dalla difesa. Ma a quel punto l’Inter tira fuori gli artigli, sospinta da un Andrea Stramaccioni che divora chilometri all’interno dell’area tecnica, e riesce a domare i clivensi. In tutto questo, spicca la grande serata di Walter Gargano. Il Mota, tanto criticato recentemente, gioca per l’improvviso forfait di Kovacic e si inventa la partita migliore della sua esperienza all’Inter. Si dimentica Rigoni sul gol, ok, però supplisce alla grande giocando alla grande e a tutto campo. Lottando, ricamando, correndo, sfiorando anche il gol: un Mota mai visto sin qui, chissà che non possa essere un primo segnale di riscossa proprio nel giorno che doveva essere quello del lancio del giovane Kovacic.

STANNO TUTTI BENE Come detto, comunque, tutti si fanno notare in positivo: da un Yuto Nagatomo che sembra indemoniato, corre come un ossesso per 95 minuti inventando trame offensive e andando anche ad un passo dalla gioia personale; passando per un Antonio Cassano che dopo il gol si diverte a smazzare palloni come una mitraglietta ed un Esteban Cambiasso i cui inserimenti rischiano per il Chievo di diventare letali come il morso di un serpente. Dopo un primo tempo di amnesie, ok anche la difesa, con Ranocchia che forse, a prescindere dal gol, si fa preferire per sicurezza al dirimpettaio Juan Jesus. Aria frizzantina che coinvolge anche Ricky Alvarez, che appena entra cerca di dire la sua anche con numeri d’autore. Da farsi rivedere, infine, Zdravko Kuzmanovic: il serbo-elvetico viene schierato in un ruolo non suo e prova ad adattarsi, e nelle sue mosse ricorda, nel bene e qualche volta anche nel male (vedasi palloni sanguinolenti persi nei pressi dell’area) le movenze e le idee di Thiago Motta. Quel giocatore, insomma, che fa difetto all’Inter dalla seconda parte della scorsa stagione: vuoi vedere che con un po’ di inserimento…

MICCIA BALOInsomma, tante note positive dalla serata di ieri, in vista degli esami in Europa League col Cluj e in campionato domenica a Firenze, coi tifosi sicuramente avranno ben accolto. A proposito di tifosi, parentesi sulla Curva Nord: che con uno striscione ha chiesto a società e squadra di “non mancare di rispetto” nei loro confronti (e guarda caso, da quel momento l’Inter pare aver messo la freccia) e che ha cominciato a riscaldare il clima in vista del derby con una serie di cori molto pesanti contro il personaggio indubbiamente più atteso, ovvero Mario Balotelli. La stracittadina è nell’aria, e il clima non si preannuncia certo sereno…

[Christian Liotta – Fonte: www.fcinternews.it]