Kozak risolve ancora il caso! Ormai è ufficiale: non ci sono più titolari e riserve

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ROMA – Dopo “non esistono più le mezze stagioni” e “non ci sono più gli uomini di una volta”, entra in classifica anche “non ci sono più titolari e riserve”. Nel mondo Lazio passerà certamente al primo posto. Soprattutto dopo che una Lazio falcidiata da infortuni e squalifiche, è costretta a giocare con quelle famose “seconde linee” che in una battaglia poi altro non sono che le “prime” quando gli vengono a mancare gli scudi umani.

LE FORMAZIONI – Reja è costretto a scelte obbligate sia all’inizio che durante la partita. Squalifiche ed infortuni condizionano necessariamente Preferisce non rischiare Matuzalem neanche in panchina e richiama Cavanda. Mihajlovic sceglie di rinunciare a D’Agostino e cambia modulo, passando al 4-2-3-1.

LA CHIAVE – Reja stavolta non può scegliere: Zarate e Dias sono squalificati. Rocchi è infortunato, Sculli non è al meglio. Anche se il tecnico preferisce mandare in campo Diakité, la sorte decide di affidare a Stendardo una maglia da titolare, ed è proprio il difensore napoletano a generare l’azione che si trasforma in rigore. Reja manda in campo Floccari, non può rischiare Sculli: invece alla fine del primo tempo esce anche Sergio per infortunio, lasciando spazio a Beppe. Il cross che genera il gol del raddoppio è opera sua.

LA LAZIO – Floccari e Mauri si scambiano spesso, senza dare punti di riferimento. Kozak, il mattatore della gara di andata (e pure di quella di ritorno), si occupa di spaccare difesa e partita, come al suo solito. La Lazio vive di fiammate, dando raramente l’impressione di imporre del tutto il proprio ritmo. La sensazione è sempre quella: la squadra si scoraggia facilmente se non riesce da subito ad imprimere un marchio alla gara. Così succede che Mauri al 5’ taglia per Floccari con Boruc che si distende in angolo. Ledesma, memore del gol e del battito d’ali dell’andata, prova la gran botta da fuori all’8’. The end. La Lazio si spegne, salvo una gran conclusione del Tata Gonzalez che al 35’ prova a sorprendere Boruc dopo una grande conclusione. Continua la maledizione dei difensori centrali tra squalifiche ed infortuni: dopo aver spazzato un pallone nell’anticipo su Donadel, Diakité è costretto a lasciare il terreno di gioco al 10’, lasciando il posto a Stendardo. Stessa sorte tocca a Floccari che dopo l’uscita dal campo al 35’ raccoglie l’Oscar della sfortuna e lo consegna al reparto offensivo. Entra uno Sculli incerottato, ma voglioso di far bene: l’ex genoano va a piazzarsi dietro Kozak nel 4-4-1-1 (anche questo obbligato). Due mosse obbligate che alla fine si riveleranno decisive. Nella ripresa al 62’ Sculli ha l’occasione di portare in vantaggio la Lazio quando tenta di correggere in rete un campanile. Sette minuti più tardi ecco il giocatore con la grinta che non ti aspetti. Willy Stendardo si stacca dalla difesa e con la sua progressione genera l’azione del rigore: Kroldrup entra alla disperata su Kozak che sfonda a capo chino verso la porta viola. È lo stesso ceco a battere il rigore e spiazzare Boruc, prima di correre ad esultare sotto la Nord. Pochi minuti dopo ripete la scena grazie ad un break di Mauri dietro la metà campo, la ripartenza e lo scarico di Brocchi e il cross di Beppe Sculli sul secondo palo. Il “Crouch de’ noantri” non può che spingere in rete con la testa.

LA FIORENTINA – Poco e niente nel primo tempo, con un paio di squilli di Ljajic dalla distanza: una punizione insidiosa (21’) e un cross sbagliato. Cerci cerca il numero, ma trova sulla sua strada un grande Muslera. Boruc e Gulan sono gli altri protagonisti, per motivi pressoché simili: il polacco si oppone ad un gran tiro di Floccari in apertura e ad una progressione di Gonzalez in chiusura (entrambe le conclusioni sono indirizzate sul primo palo), mentre il secondo scambia l’Olimpico per il PalaTiziano toccando due volte il pallone con le mani (si aiuta in scivolata su Lichtsteiner e in un duello aereo sotto porta con Kozak). Nell’intervallo Mihajlovic sostituisce Ljajic con D’Agostino e la Fiorentina passa al 4-5-1. All’inizio sembra poter avere la meglio con un centrocampo denso, poi alla lunga la squadra viola sembra accontentarsi di contenere e sfiancare la manovra della Lazio. Una strategia che alla distanza non produce frutti. Quando entra Behrami ogni tocco di pallone è una valanga di fischi e cori offensivi: previste multe.

[Federico Farcomeni – Fonte: www.lalaziosiamonoi.it]