Lazio: alla scoperta di Vladimir Petkovic

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Nell’era dei calciatori nababbi e degli allenatori divi di Hollywood, la beneficenza viene rilegata a sponsorizzazioni individuali (non sempre verosimili) con organizzazioni umanitarie, comportamenti passivi che spesso vanno a purificare il curriculum di “sperpera soldoni”dei Paperoni del calcio. Succede tuttavia che qualcuno partecipi attivamente nel far del bene, dividendo la propria giornata lavorativa tra campo e beneficenza.

Vladimir Petkovic, allenatore bosniaco promesso sposo alla Lazio, si è impegnato dal maggio 2003 all’agosto 2008 come operatore sociale. A rivelarlo è un articolo dell’edizione odierna della Gazzetta dello Sport, a firma Davide Stoppini, nel quale è stata raccolta la testimonianza di Stefano Frisoli, responsabile della Caritas di Giubiasco: “Fissava apposta gli allenamenti al pomeriggio – racconta Frisoli – , e quando non poteva, li faceva dirigere la mattina al suo vice”. L’attività alternativa di Petkovic si svolgeva in un negozio della Caritas, adibito alla vendita di mobili, vestiti e libri, con l’intero incasso donato in beneficenza: “Petko si occupava del reparto esterno – continua il responsabile di Giubiasco – : con una squadra di 10-15 ragazzi disoccupati recuperava l’oggetto, lo valutava, lo portava in sede e poi lo consegnava al futuro acquirente”.

Dalla squadra di colleghi a quella di calcio, Lugano prima e Bellinzona poi, con il “cambio abito” verso le 17 e la corsa verso il campo d’allenamento. Una doppia vita faticosa, ma assolutamente lodevole, che non gli impedì di raggiungere una clamorosa finale di Coppa Svizzera ed una meritata promozione nella massima serie, entrambe sulla panchina del Bellinzona. Nel 2008 arriva l’importante chiamata dello Young Boys e la dolorosa quanto inevitabile rinuncia alla seconda attività. “Non ci ha mai fatto pesare il doppio lavoro – conclude Frisoli – Anzi, nei ritagli di tempo studiava pure per prendere il patentino da tecnico”. Il primo passo, aggiungiamo noi, per sedersi su una panchina prestigiosa come quella della Lazio…

[Davide Capogrossi – Fonte: www.lalaziosiamonoi.it]