Lazio, il punto: rosa ridotta e attacco sterile i principali motivi della crisi

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logo-lazioNel girone di ritorno, 12 punti raccolti in 13 partite. Nono attacco della Serie A, 40 reti in 32 gare, in calo rispetto a quanto prodotto nelle ultime due stagioni. Nucleo base ridotto a 20 giocatori, dopo le cessioni di gennaio e le esclusioni extra-campo di Diakité, Cavanda e Zarate. Prima di continuare, meglio prendere una boccata d’ossigeno: la Lazio è in finale di Coppa Italia ed è arrivata ai quarti di Europa League, eliminata per larghi tratti immeritatamente. Ma i numeri biancocelesti della seconda parte di stagione sono ansiogeni nella loro brutale magrezza. Questa mattina, praticamente ogni quotidiano vicino alle vicende laziali si tuffa nella marea nera della crisi attraversata dalla formazione di Petkovic. Prendendo spunto proprio dalle parole dello stesso tecnico di Sarajevo, che nel post-partita con la Juventus non si è risparmiato una frecciatina alla società: “Per affrontare tre competizioni, serve una rosa più ampia“.

NUCLEO BASE RIDOTTO – Come evidenziato dal Corriere dello Sport, il mister laziale ha impiegato in questa stagione 31 giocatori (gli ultimi, Stankevicius e Crecco). A inizio stagione, però, il nucleo base era costituito da 24 uomini: oggi questo nocciolo si è ridotto a 20 pedine. A gennaio è stato ceduto Tommaso Rocchi, mentre a febbraio l’entrataccia di Matuzalem ha messo ko Cristian Brocchi. E sono due. Gli altri sono i fuori rosa, Luis Pedro Cavanda e Mauro Zarate: soprattutto il terzino belga è stato un ricambio molto utile per Petkovic, fino all’esclusione per le note vicende contrattuali. A loro va aggiunto Modibo Diakité, ai margini della rosa sin dall’inizio. La rosa ridotta, poi, è tale soprattutto per quanto riguarda la qualità dei ricambi. Non è un caso, allora, che i titolarissimi abbiano collezionato una quantità esorbitante di presenze. Finora, la Lazio ha disputato ben 50 partite, più di tutte le altre squadre di Serie A: per rendere l’idea, Hernanes ha preso parte a 47 gare – rimanendo fermo solo in tre match a causa del trauma cranico di fine gennaio -, Ledesma e Lulic sono arrivati a quota 45, Gonzalez a 43 e Candreva a 42. Naturale che, soprattutto nella zona nevralgica del centrocampo, la condizione espressa da questi Highlander non sia comparabile con quella di inizio stagione. Ecco allora che i mancati innesti nel mercato di gennaio – Pereirinha e Saha non potevano certo rivoluzionare il quadro – si fanno sentire in tutta la loro profonda necessità

ATTACCO BAGNATO – Se una squadra non segna, poi, non può certo scalare la classifica. come detto, sono 40 le reti in 32 partite, la miseria di 12 reti nelle 13 gare del girone di ritorno. In questi numeri c’entra l’assenza di Miroslav Klose? Certamente, così come l’appannamento in zona-gol di Hernanes. Nel girone d’andata, infatti, i due avevano segnato in tandem 17 reti: ora il dato è salito a 19, ossia solo due reti dopo il giro di boa. Diciannove gol, che sono praticamente la metà esatta di quelli segnati da tutta la squadra. In questo, una delle cause può essere legata anche all’esaurimento dell’imprevedibilità conferita dal 4-1-4-1. Il modulo a una punta sola aveva convinto tutti per l’efficacia con cui mandava in porta i centrocampisti. Le avversarie, però, hanno preso le contromisure. Senza Klose, poi, i meccanismi non girano come dovrebbero. Ecco allora che Petkovic potrebbe metterci una pezza aumentando il peso specifico dell’attacco: dentro le due punte, come avvenuto nel secondo tempo contro la Juventus. Per blindare un posto in Europa, serve prima di tutto segnare.

[Stefano Fiori – Fonte: www.lalaziosiamonoi.it]