La dimensione spazio-temporale abitata da Leo Messi

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Ieri sera l’argentino ha fatto fuori il Chelsea realizzando una doppietta, sono cento i gol in Champions League per il numero 10 del Barcellona

BARCELLONA – “Per quanto possa essere difficile la vita c’è sempre qualcosa che è possibile fare. Guardare le stelle invece dei vostri piedi”. Una frase, o meglio, un testamento universale lasciatoci in eredità da quel genio di Stephen Hawking. Da un genio dell’astrofisica ad un genio del calcio, i cui piedi si confondono con le stelle tanto da sembrare parte della stessa materia. A tratti sconosciuta, inspiegabile come se fosse un disegno divino o un buco nero. Dal cosmo al pianeta Barcellona il cui alieno indossa la maglia numero 10, barba rossiccia e la capacità innata di spostare gli equilibri ogni volta che vuole: Leo Messi.

Un chiaro esempio viene fornito dalla partita di ieri contro il Chelsea, sbloccata dopo centoventotto secondi, il gol più veloce della sua carriera al primo pallone toccato. E’ un costante a cui nessuno riesce ad abituarsi perché capace di sorprendere ogni volta, in una frazione di secondo in cui tutto si sposta verso un livello ancora più alto. E’ la capacità che solo l’argentino ha di entrare e uscire dal match quando ne ha voglia, deciderlo quando vuole lui, quando è arrivato il momento che l’alieno rassicuri il pianeta Barcellona. Gli basta un lampo, un altro, una finta a disorientare tre avversari e la seconda sfera in fondo al sacco da raccogliere per i calciatori del Chelsea. Nel mezzo un assist geniale. E’ un fotogramma la sua esultanza, che si ripete da almeno tredici anni: dal numero 30 al 10 passando per il 18 e il 19.

Cento volte Messi in Champions League: il più giovane a tagliare il traguardo delle tre cifre nella massima competizione europea. Poetico, visionario, genio. Non sono le reti che fanno di Messi il migliore di tutti ma la capacità innata di praticare un altro gioco, una visione che va oltre i muri eretti dagli altri, oltre le tattiche, i raddoppi e le marcature quasi inutili. E’ il talento che supera l’intelletto, l’eclissarsi e il riapparire in un contesto senza che nessuno possa accorgersene in tempo. Le cento reti in Champions (40 dagli ottavi in poi), le 602 in carriera sono la punta di un iceberg alto 170 centimetri, di una montagna cristallina. Che ne sarà delle nostre pupille quando il Genio di Rosario appenderà le scarpe al chiodo? La risposta non l’abbiamo ancora trovata perché per quanto possa essere difficile il momento c’è sempre una possibilità: ammirare Leo Messi distaccandosi da tutto.