Roma: dammi tre punti, non chiedermi un giudizio

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Archiviata la vittoria, ritinteggiata la classifica, sgombrato almeno parzialmente l’orizzonte, la questione diventa filosofica: cosa salvare della trasferta di Cesena, oltre ai fatidici (mai così voluti dal fato) tre punti?

A mio avviso, le facce: quella di Vucinic, stravolta dal disappunto al momento della sostituzione (sempre buon segno, fidatevi) e poi dalla gioia al goal di Simplicio (segno ancora più buono, se possibile); quella di Borriello, “ingrifata” dalla voglia di subentrare e terminare un riscaldamento quasi eterno; quella di Adriano, pacioccona e soddisfatta per essere entrata, pur in maniera sfortunata, nel fotogramma del goal (ce ne voleva per centrare Antonioli a botta sicura); quella di Ranieri, conscio del fatto che dalla linea di fondo Simplicio ha calciato via anche l’ennesimo processo; quella di Totti, soddisfatta innanzitutto per aver ritrovato il proprio habitat naturale, cioè i novanta minuti.

Su tutte, la faccia, moltiplicata per più di quattromila, dei tifosi giallorossi che hanno colorato il “Manuzzi”, sostenendo la Roma ben oltre i meriti evidenziati dalla squadra giallorossa, il che come merito vale doppio. Proprio quell’entusiasmo dagli spalti si è tradotto in campo al momento del fischio finale di Giannoccaro, regalendoci un’istantanea più rasserenante di quella del goal: coralità, abbraccio omnicomprensivo, l’obiettivo comune che per una volta sopravanza gli steccati interni maliziosamente evidenziati da più di un quotidiano.

Però, essendo stato il  finale fortunato oggetto di dibattiti e quasi di sensi di colpa, per una volta che ci capita, vorrei precisare che la vittoria di  Cesena ha di eccezionale solo una cosa: le botte di…Fortuna così nella nostra storia sono rarissime, i tifosi di lungo corso lo sanno bene; quindi se per una volta ci capita, non mortifichiamoci sentendoci quasi in dovere i chiedere scusa; godiamocele invocando altro, cioè anche uno straccio di gioco e maggiore sfrontatezza visto il materiale umano a disposizione, ma non sentiamoci in dovere di chiedere scusa.

Quando queste cose, cioè vittorie rocambolesche che arrivano dopo prestazioni non esaltanti, capitano al Milan o all’Inter, i loro tifosi la considerano cosa normale, al massimo limitandosi e sottolineare che anche quello è un segno di forza e che le grandi si contraddistinguono per queste attitudini. Insomma, non cadiamo nel tranello di autocolpevolizzarci se per una volta un po’ di culo fa la selezione in classifica a nostro beneficio.

E’ chiaro poi che se si continua a vivacchiare, anche tatticamente, in trasferta giocando così ne vinci poche e i sogni di gloria sono solo artifici dialettici buoni dal lunedì al venerdì; però per adesso e fino a mercoledì facciamo come gli altri: prendiamoci i tre punti convincendoci che sia giusto così, perché siamo la Roma e perché la vera ingiustizia si sarebbe verificata se fossimo stati puniti da un goal di Budan, che c’è  andato pure vicino. Autostima, please.

[Paolo Marcacci – Fonte: www.forzaroma.info]