Roma-Lazio 2-0: i giallorossi vincono la stracittadina in versione diesel

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logo-lazio16.53. Il fischio di Rocchi sentenzia la fine del primo derby post Coppa Italia. La Roma vince 2-0 una stracittadina versione diesel. Primo tempo bruttino, spento. La paura di subire gol in una situazione di completo equilibrio frena le due compagini capitoline. Principio di seconda frazione di gioco più aperto, la Roma rompe gli indugi, scappa e non si volta più dietro. Biancocelesti svuotati, senza nerbo. La reazione non c’è e se c’è non si vede. La Storia è stata scritta, quel benedetto 26 maggio, e nulla più cancellerà le stimmate di quel trionfo. Il passato alle spalle, tutto il futuro avanti. Ed il futuro è ancora da scrivere. Vivere nel ricordo di un successo, pur strepitoso, è ragionare da perdenti. La Roma si è meritata la vittoria con un’ultima mezz’ora gagliarda. Più coraggio, più verve. Meno timori reverenziali. La striscia di cinque derby senza sconfitte s’interrompe in un caldo pomeriggio di metà settembre.

PRIMO TEMPO – Petkovic conferma gli undici della vigilia. Un solo cambio rispetto agli uomini che hanno sotterrato il Chievo Verona sette giorni fa. Davanti al Nazionale Marchetti, Ciani è confermato al fianco dell’ormai leader della retroguardia Lorik Cana. A presidio degli out bassi Luis Pedro Cavanda a destra e Konko dalla parte opposta. In cabina di regia, compiti di interdizione e costruzione del gioco, capitan Ledesma. Ai suoi lati El Tata Gonzalez ed Hernanes. A completare la linea a 4 in mediana davanti alla diga di Buenos Aires, Candreva e l’eroe del 26 maggio, Senad Lulic. Miroslav Klose unico terminale offensivo. Rudi Garcia risponde con un 4-3-3 sbarazzino, solido e improntato al possesso palla. Solita linea difensiva dinanzi all’ex napoletano De Sanctis: Maicon, Benatia, Castan e Balzaretti. A protezione del reparto arretrato, più frangiflutti che organizzatore di gioco Daniele De Rossi. Poco più avanti, ai suoi lati Pjanic e Strootman assicurano palleggio ed inserimenti senza palla. Gervinho – novità dell’ultima ora in luogo del serbo Adem Ljajic segnalato in non perfette condizioni fisiche – ed il motorino Florenzi pronti ad essere innescati da Francesco Totti, vero direttore d’orchestra della sinfonia giallorossa. Le squadre partono col freno a mano tirato. Roma più propositiva nel primo quarto d’ora, Petkovic preferisce lasciare l’iniziativa agli uomini del collega dirimpettaio ex Lille. Grosse emozioni non si registrano, De Rossi da fuori per i giallorossi non impensierisce minimamente Federico Marchetti. Il tempo scorre, la Lazio da attendista si fa poco più intraprendente. Vige in ogni caso il diktat petkoviano: prima non prenderle. Biancocelesti maggiormente presenti sulle fasce, specialmente l’asse Cavanda-Candreva prova a creare grattacapi ad un non sempre impeccabile Balzaretti, ma imprecisione e troppa foga non sono buoni alleati del duo laziale. Quarantacinque primi, zero i minuti addizionali concessi dall’arbitro Rocchi, che scivolano via senza particolari sussulti. La paura di andare sotto, da entrambe le parti, regna sovrana.

SECONDO TEMPO – Come spesso accade, la strigliata dei rispettivi trainer nel quarto d’ora di riposo dà i frutti sperati. Venti minuti di occasioni da una parte e dall’altra: parapiglia nell’area romanista, la traversa trema in virtù dell’auto zuccata di Castan ostacolato da Ciani. L’inserimento di Ljajic al posto di uno spento Florenzi conferisce maggior vivacità e spigliatezza alla manovra offensiva dei Lupi. L’ala serba duetta con Totti e semina scompiglio all’interno degli ultimi 20 metri di competenza biancoceleste. 90 metri più in là il panzer delle Aquile si divora un gol già fatto. La palla scodellata al centro da Senad Lulic recita solo la scritta push it, Klose non se ne avvede e la sfera termina al lato. È il preludio al vantaggio romanista. Minuto 64, Totti, palla in area, sinistro volante di Balzaretti e la rete si gonfia alle spalle di un incolpevole Marchetti. Il laterale ex Palermo, sopraffatto dall’emozione, porta in vantaggio gli uomini di Garcia da Nemours. Lazio costretta a fare la partita, le maglie biancocelesti si allargano, la Roma in contropiede è velenosa e maggiormente pericolosa. La reazione da parte dei ragazzi del tecnico di Sarajevo non si segnala, anzi è la Roma ad essere più ficcante. La Lazio perde quota, forse in virtù dell’impegno europeo di giovedì, sente mancare il terreno da sotto i piedi. L’espulsione – affrettata ed esagerata – del neo entrato Dias frena ogni velleità di rimonta dei biancocelesti, peraltro rimaste solo sul piano della teoria. Ederson fallisce l’unica occasione prodotta dallo sforzo laziale, Ljajic no. Il serbo ex viola prima si procura il calcio di rigore poi, glaciale, lo trasforma spiazzando Federico Marchetti, ultimo dei suoi a mollare la presa. Sipario, rigorosamente rosso pompeiano.

[Matteo Botti – Fonte: www.lalaziosiamonoi.it]