Sampdoria-Catania 2-0: Eder-Gabbiadini tutto nella ripresa

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logo-cataniaCATANIA  Tanti indisponibili portano a cambiare la formazione: un obbligo. Obbligo che porta a cambiare atteggimento e schieramento: una scelta. De Canio mette fuori Andujar e Lopez. Cambia i due estremi, il centravanti ed il portiere. Avvicendamento in attacco, bocciatura per Andujar viste le gerarchie stabilite e confermate. Effetti della sconfitta contro il Milan. Terza gara da titolare per Leto, seconda per Frison. De Canio schiera il suo Catania corto ed accorto. In fase di non possesso cinque difensori dietro una linea di quattro centrocampisti.

Squadra preparata ad attendere per ripartire. Leto resta alto oltre la metà del campo, Monzon largo sulla mediana, Plasil si stacca spesso per pressare il portatore, Castro accompagna le offensive palla al piede chiamando le sovrapposizioni a sinistra di Biraghi. Sampdoria molto fisica nei contrasti. Tre volte nei primi 30′ medici in campo per soccorrere i giocatori del Catania. L’unico giallo arriva per simulazione, ad Eder.  Velocità e stazza rendono Leto adatto al gioco architettato da De Canio, che prevede pallone addosso all’undici. Positivo l’impatto dell’argentino sulla gara in un ruolo, a Catania, interpretato per la prima volta. I pericoli più grandi il Catania li corre invece lungo la corsia sinistra dove Gyomber e Peruzzi soffrono gli sguscianti affondi d Eder che più volte fa saltare i piani difensivi lungo quella corsia. Contiene bene il Catania nelle restanti zone del campo, non riuscendo tuttavia ad abbinare ripartenze pericolose, creare superiorità numerica, trovare lo specchio della porta.

É la Sampdoria a movimentare di più il pallone ma senza miglior profitto: un tiro in porta. L’unico del primo tempo, in assoluto. Andare all’intervallo senza gol subiti, in trasferta, è una novità per il Catania. Formazioni confermate alla ripresa. Non il risultato. Una distrazione in area costa il gol di Eder. Il brasiliano stacca in mezzo all’area rossazzurra, a difesa schierata, battendo Frison di nuca. Errore simile ad altri visti già al centro della difesa. Spacca la partita. De Canio è costretto a cambiare. Dentro Keko e Lopez per Monzon e Biraghi. Dopo aver passato più d’un tempo a difendere: in campo tutte le forze offensive. É la partita che non ci si aspettava più. Non dopo aver difeso senza soffrire per 45′.

Sotto di un gol, il Catania si smaglia. La Sampdoria spazza venti freddi e gelidi nei vuoti lasciati dai rossazzurri, riorganizzatisi in assetto ultra offensivo. A 20′ dalla fine, dopo Lopez e Keko spazio anche per Boateng. Più disperazione che organizzazione nelle azioni rossazzurre. Il pallone non arriva mai alle prime punte in area. Viene meno la spinta sugli esterni. Al centrocampo tanta densità ma pochi meccanismi, poche idee, bassa velocità ed alta prevedibilità. L’audacia, improvvisa ed improvvisata, non inganna la fortuna, probabilmente memore del primo tempo in trincea. Nessun aiuto arriva dall’alto. E senza, il Catania, là davanti, dimostra di saper combinare ben poco. Zero tiri in porta per tutti e 90′.

Di contro, è la Sampdoria a colpire in ripartenza. Un passaggio di 60 metri di Palombo e Gabbiadini cerca e trova la porta. Il raddoppio mette a terra il Catania. Si attende solo il fischio finale. E fino al termine della gara sarà la Sampdoria ad attaccare. Mesta conclusione per i rossazzurri. Le intenzioni di ribellione naufragano col fallimento della strategia conservativa. Difendere, in casa di una squadra poco incline a segnare e vulnerabile in difesa non ha portato frutto, come suggeriva la matematica. Matematica che può esser anche un’opinione, se il risultato in campo è diverso. Non lo è stato a Genova, ed i numeri condannano il Catania. Zero tiri in porta, otto sconfitte consecutive, quattro punti in sette partite. Ne servono altri per tornare in lotta salvezza.

[Redazione Mondo Catania – Fonte: www.mondocatania.com]