Caro mercato ti scrivo: ci hai sorpreso, appassionato, divertito, quanto ci mancherai…

E’ finito da un giorno e già mi manca. Ci manca. Il mercato è una malattia, un tatuaggio, un amore che non finisce mai. Gennaio mio non ti riconosco: un mese così ricco di notizie e colpi di scena non lo ricordo da tempo, forse non c’è mai stato. Si sono mosse tutte, chi meglio chi peggio, senza i budget inglesi ma con tante idee, alcune nate in una notte come quella di Nagatomo per l’Inter. Un samurai che corre veloce come il suo contratto, depositato via…moto: il tempo stringeva, mancava poco alle diciannove, tutte le speranze affidate alla guida spericolata di Alessio, il giovane autista nerazzurro.

Missione compiuta, ci ricorderemo anche questa dopo il famoso lancio di Federico Pastorello e quella firma di Milito spedita all’ultimo respiro. Mi ha sorpreso l’Inter, non pensavo spendesse così tanto e bene, ha lavorato per il presente e per il futuro, Ranocchia e Pazzini sono due assegni circolari. Non mi ha stupito il Milan: Galliani è un maestro, lavora sotto traccia e cerca sempre le occasioni giuste, ha bruciato tutti per Cassano e, nell’emergenza, speso zero per Van Bommel e Legrottaglie, trovate voi a Gennaio giocatori migliori senza tirar fuori un euro per i cartellini. Non condanno la Juve, sarebbe troppo facile: Andrea Agnelli è stato chiaro, gli investimenti sono rinviati alla prossima estate, allora sì che potremo puntare i fucili.

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Il Napoli può essere l’anti Milan?

Tutti gli addetti ai lavori del mondo dl calcio si stanno chiedendo se il Napoli ppssa essere considerato l’anti Milan. Prima dell’ultima giornata di campionato, la squadra più accreditata per insidiare il ruolo di leadership al club rossonero era l’Inter in virtù dalla considerazione che gli uomini di Leonardo devono recuperare ancora una gara.

L’inopinata sconfitta, subita ad Udine dalla squadra neroazzurra, ha riaperto il toto scommesse riguardante la più accreditata antagonista del Milan. La battuta d’arresto subita della Lazio a Bologna ed il pari conseguito dalla Juventus a Marassi contro la Sampdoria, hanno bisogno di ulteriori riscontri per verificare se gli uomini di Edy Reja e la Vecchia Signora potranno ancora essere considerate due squadre in lotta per contrastare il percorso della squadra rossonera. Vince e convince la Roma di Ranieri abituata a recuperi importanti dopo inizi di campionato alquanto anonimi e non in linea con le ambizioni societarie.
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Moratti: “Volevo Leo da giugno, gli sconsigliai il Milan. Rafa e Milito…”

Quest’oggi, La Gazzetta dello Sport pubblica un’intervista al presidente nerazzurro Massimo Moratti. Un Moratti che ha rilasciato dichiarazioni molto interessanti: “Volevo Leonardo sin da giugno”, è una delle affermazioni rilasciate dal numero uno dell’Inter. “Lui ha cambiato subito marcia rispetto a Benitez: lo spagnolo sentiva il passato, e quindi Mourinho, come un peso. Leonardo invece l’ha cancellato quel peso, ed è ripartito”, ha detto il presidente. C’è un retroscena anche sulla storia di Leonardo con il Milan: “Gli sconsigliai di fare l’allenatore per i rossoneri”, ha riferito Moratti.

E chiosa sul 2010: “La vittoria della Champions è ovviamente individuabile come il momento più bello, l’infortunio di Walter Samuel è il peggiore. Per il 2011 scommetto sul ritorno di Diego Milito ad alti livelli”. Il presidente fa poi i propositi per il nuovo anno: “Ora dobbiamo fare bene in campionato e in Champions League. Il Mondiale per club riempie il cuore dei nostri tifosi, ora bisogna continuare su questa strada, con l’entusiasmo che questa coppa ci ha dato. Restiamo comunque con i piedi per terra, ci siamo fatti prendere dall’entusiasmo di una persona nuova. Ma ora tutto ciò deve essere trasportato nel campo. Non è cinismo, è il mondo del calcio”.
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Bari: riflessioni sul 2010 …

10 vittorie, 10 pareggi e 20 sconfitte: è questo lo score realizzato dal Bari nell’anno solare 2010. Un anno, quello che se ne va, che resterà nella storia come l’anno della mancata consacrazione e, per certi versi, dei rimpianti. Un anno da dimenticare, insomma.

E’ stato anche l’anno dell’undicesimo posto e dei cinquanta punti, va detto. Tuttavia, l’impresa dei biancorossi centrata nella scorsa stagione è stata offuscata da alcuni accadimenti che hanno finito per prendere il sopravvento nella testa dei supporters baresi.

Innanzi tutto resta la sensazione diffusa di quello che sarebbe potuto essere e non è stato. Il riferimento è alla rincorsa ad un piazzamento in Europa Leaguedella passata stagione, bruscamente interrotto a seguito di risultati sciagurati colti soprattutto in trasferta su campi di squadre pericolanti (la sconfitta di Bologna) o che addirittura sarebbero poi retrocesse (le battute d’arresto patite a Bergamo e Siena ed il pareggino di Livorno, contro una squadra in caduta libera).
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Cesena, mercato di gennaio: cosa serve

Non sarà facile convincere giocatori di una certa qualità ad approdare in una squadra, come il Cesena, considerata tra le principali candidate alla retrocessione. Lo ha ammesso lo stesso presidente Campedelli, spiegando alcuni rifiuti ricevuti già questa estate. Avventurarsi in altre scommesse non è però il caso, visti i risultati; come pure sarebbe opportuno puntare su giocatori italiani o che giocano già nel nostro paese, perché ormai alla fine del girone d’andata il tempo dell’ambientamento è finito.

Preso atto – lo ha assicurato la società – che al mercato di gennaio (dal 3 al 31) non partiranno i pezzi pregiati della squadra (i vari Nagatomo, Parolo, Giaccherini), si tratta allora di riempire quelle caselle (non poche) in cui la squadra ha evidenziato le maggiori lacune. In ordine di priorità:

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Stavolta è inutile accusare Benitez: oggi mancano fortuna e campioni

Il giorno dopo è il momento delle riflessioni in casa Inter. Ci si ritrova nuovamente a dover fronteggiare una batosta, figlia degli ormai tristemente soliti problemi. La Lazio ha fatto bene, ha dimostrato di non essere ai vertici della classifica per caso e ha saputo approfittare della versione B dei Campioni d’Europa, incapaci di giocare alla pari dei biancocelesti e decisamente in credito con la fortuna, che all’Olimpico ha arriso all’aquila. Certo, il commento finale di Lotito lascia il tempo che trova: parlando di dominio laziale e di un potenziale 4-0, il presidente pecca di presunzione e dimostra di non aver valutato la partita sotto tutti i punti di vista. Nella ripresa, infatti, l’Inter ha attaccato e solo un colpo di fortuna di Muslera ha impedito a Cordoba di centrare un pareggio che nessuno, a fine gara, avrebbe definito illegittimo. Giusto rendere merito a una bella Lazio, dunque, ma la prestazione nerazzurra non va censurata a prescindere, in base al solo risultato finale.

NON SPARIAMO SU BENITEZ – Facile puntare il dito ancora una volta contro l’allenatore. È vero che Benitez ha commesso degli errori da quando siede sulla panchina nerazzurra. La preparazione, le scelte tecniche, interpretazioni tattiche discutibili eccetera. Ma la partita di ieri è la conseguenza di quanto accaduto nelle settimane, nei mesi precedenti. Una volta appurate le responsabilità, non ha senso accanirsi continuamente contro un tecnico che cerca di compiere magie senza avere la bacchetta magica. Nessun allenatore, con i giocatori ieri disponibili, avrebbe potuto fare meglio. Se il materiale umano a disposizione non è di primo livello, è difficile opporsi a chi sta decisamente meglio e non soffre alcuna assenza nell’organico. Benitez ha fatto il possibile, ha rischiato con Natalino e Alibec, ha dato fiducia a giocatori non ancora al meglio maga alla lunga gli è andata male. Insomma, si faccia avanti qualunque allenatore convinto che ieri avrebbe vinto e, soprattutto, spieghi come.

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E’ tornata l’Inter di Moratti: 5 capi di imputazione per il Presidente. Milan, Galliani prepara la strategia invernale. Juve, progetto biennale

Nessuno chiedeva al Presidente dell’Inter, Massimo Moratti, di ripetere l’impresa dello scorso anno. Nessuno, però, gli perdonerà una stagione come questa, se a gennaio non dovesse intervenire in maniera drastica sul mercato. Gli errori fanno parte del gioco, ammetterli è da signori e Moratti lo è. Il Presidente sa bene che il primo responsabile di questa disfatta è lui, non Benitez.

Non ha investito quando avrebbe dovuto farlo per aprire un ciclo, non ha saputo convincere un leader a restare e non ha capito, al momento giusto, che nulla è per sempre: ci fidiamo troppo dell’intelligenza di Moratti per credere che non avesse fatto i conti con Berlusconi ed Agnelli. Non potevano lasciargli la leadership nazionale in eterno, dopo che Milan e Juventus erano state “costrette” a rivoluzionare progetti esistenti da tempo. Moratti ha commesso cinque errori, uno più grave dell’altro:

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