Serie A: il punto sulla tredicesima giornata

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logo-serieaLa 13^ giornata di serie A conferma, qualora ce ne fosse ancora bisogno, che il campionato italiano magari non sarà il più bello del mondo come qualche anno fa, ma sicuramente rimane fra i più incerti e combattuti, perchè i risultati non sono quasi mai scontati come in altre nazioni e le sorprese sono sempre possibili, visto che fra le prime sei della classifica ha vinto solo la Juventus e sono state molte le sorprese in un turno emozionante e scoppiettante.

Si comincia nel tardo pomeriggio del sabato con il “derby del pandoro” fra Verona e Chievo; la stracittadina della città scaligera torna dopo undici anni di assenza e mette di fronte il sorprendente Verona di Mandorlini, sesto in classifica, al Chievo appena tornato sotto la guida di Corini ma ancora ultimo. Risultato scontato? Nemmeno per sogno come in qualunque derby, anzi viene rispettata la tradizione secondo la quale spesso e volentieri vince la squadra sfavorita, perchè il Verona non è spavaldo e spettacolare come al solito quando gioca al Bentegodi e il Chievo non è la squadra remissiva e impaurita delle ultime partite. Corini, che ha spesso osservato i rivali in tempi non sospetti quando era disoccupato, azzecca la tattica e schiera una squadra con un attaccante in meno e un centrocampista in più per bloccare gli inserimenti sulle fasce degli esterni del Verona; gli uomini di Mandorlini sono bloccati da un’insolita “paura da derby”, giocano sotto ritmo e creano pochissimo. L’arbitro sbaglia ma non condiziona la partita (un errore per parte: gol annullato ingiustamente a Cesar e fallo di mano in area dello stesso Cesar non rilevato) e quando tutti pensano ad uno scialbo 0-0 con poche emozioni, arriva in extremis il gol di Lazarevic che consegna il derby al Chievo e il risultato è giusto, perchè i clivensi hanno giocato meglio di un Verona irriconoscibile e che interrompe nel modo peggiore la serie di sei vittorie consecutive in casa e l’imbattibilità al Bentegodi che durava da nove mesi, mentre per Corini è davvero il ritorno perfetto sulla panchina del Chievo.

In serata sono due le partite in programma per esigenze di Champions: a San Siro il Milan ospita il Genoa in una partita delicata che è una sorta di ultima occasione per imprimere una svolta ad un campionato fin qui negativo. Il popolo rossonero è già sul piede di guerra e la Curva Sud espone striscioni polemici e minacciosi, pretendendo il massimo impegno dalla squadra. Il Milan parte forte, segna dopo soli tre minuti con Kakà, capitano per l’occasione, ma un’ingenuità di Emanuelson, che spinge platealmente Vrsaljko in area, consente a Gilardino di segnare dal dischetto il classico gol dell’ex che riporta il punteggio in parità. Il Milan non si perde d’animo, riprende ad attaccare, crea occasioni e ha la possibilità di chiudere la partita quando Manfredini cintura Balotelli davanti alla porta; rigore ed espulsione del difensore, ma SuperMario si fa ipnotizzare da Perin, sbaglia dal dischetto e si rimane sull’1-1. I rossoneri si innervosiscono e perdono lucidità, ma continuano ad attaccare e a creare occasioni, ma molta imprecisione, un po’ di sfortuna e le parate di Perin consentono all’eroico e ordinato Genoa di resistere fino alla fine, mentre i tifosi del Milan perdono definitivamente la pazienza e cominciano a contestare pesantemente una squadra che ci mette impegno, ma non riesce a battere una squadra in dieci per 55 minuti. Finisce in parità e il Milan, che non vince da cinque partite, deve affrontare a fine partita una contestazione che così pesante non si vedeva dal 1998. Abbiati e Kakà parlano con i tifosi, promettono il massimo impegno e ottengono una tregua, ma ora serviranno i fatti, più che le parole a cominciare da Glasgow, ma anche in campionato, perchè il Milan è a cinque punti dall’ultimo posto, altro che zona Champions!

Il Napoli ospita il Parma e cerca il riscatto dopo la netta e bruciante sconfitta dello Juventus Stadium, ma evidentemente la testa è già al decisivo impegno di Dortmund in Champions League, perchè in campo non si vede la solita squadra pimpante, ma una sua versione smarrita e senza grinta, che crea una sola occasione in area avversaria in tutta la partita e perde meritatamente contro un Parma schierato alla perfezione da Donadoni, che sfrutta le armi a sua disposizione per mettere in difficoltà l’avversario e ottiene l’intero bottino nel finale grazie ad un gol del suo uomo più rappresentativo, ovvero Cassano. Un brusco e brutto stop per il Napoli, che non perdeva in casa da quasi un anno (16 dicembre 2012) e che vede allontanarsi la coppia Juventus e Roma in classifica; una vittoria meritata per il Parma e si tratta di una “vendetta sportiva” per Donadoni, ex tecnico del Napoli esonerato senza troppi rimpianti.

Il programma del pomeriggio domenicale è impreziosito dalla presenza della Juventus, impegnata al Picchi contro il Livorno. Squadra rimaneggiatissima quella bianconera, con una difesa in cui c’è Vidal a fare il centrale, ma i bianconeri hanno ritrovato la fame e la voglia di vincere dei giorni migliori, oltre all’umiltà di saper giocare da provinciale più dello stesso Livorno e poi là davanti hanno una coppia di attaccanti sempre più affiatata e spietata, ovvero Llorente e Tevez, che decidono la partita con i loro gol. Lo spagnolo sblocca il risultato e offre all’argentino l’assist per il raddoppio, ma tutto ciò accade nella ripresa, dopo un primo tempo in cui il Livorno riesce a imbrigliare i bianconeri permettendo loro solo un paio di conclusioni. Poi i padroni di casa calano d’intensità e la Juventus ne approfitta per conquistare la quinta vittoria consecutiva (oltretutto senza subire gol) e volare a quota 34, ovvero due punti in più dello scorso campionato e tornare in vetta alla classifica. Ora i bianconeri fanno davvero di nuovo paura a tutti e le quattro sberle di Firenze sono state salutari per svegliare un gruppo che sembrava meno convinto e “affamato”; il Livorno dovrà conquistare in altre partite più abbordabili i punti salvezza e rimane poco sopra la zona B, ma ora il pensiero di tutti va a un’altra battaglia, quella che il capitano Luci sta combattendo contro la rara malattia che ha colpito il figlio, perchè questi sono i veri drammi della vita, non certo una sconfitta o una retrocessione.

La sconfitta del Napoli contro il Parma risveglia le ambizioni di terzo posto delle squadre che inseguono il terzetto di testa e fra queste c’è la Fiorentina di Montella, impegnata a Udine. I viola giocano un buon primo tempo, ma a tanto possesso palla non corrispondono altrettante occasioni da gol, quindi il dominio è sterile e inutile. L’Udinese lascia fare chiudendosi con ordine, non soffre in difesa, riparte in velocità, segna il gol vittoria già nel primo tempo e poi legittima il successo con tante altre occasioni create nella ripresa, mentre la Fiorentina non riesce a cambiare ritmo e a rendersi più pericolosa e va incontro senza reagire a una sconfitta che fa male perchè c’era la possibilità di avvicinarsi sensibilmente al terzo posto, mentre l’Udinese conquista un successo preziosissimo dopo quattro sconfitte in cinque partite e migliora la sua classifica alla vigilia di sfide proibitive contro Juventus e Napoli, portandosi a metà graduatoria davanti al Milan.

A Marassi c’era curiosità per la prima Sampdoria targata Mihajlovic e per una sorta di “derby dei Balcani” fra il serbo neoallenatore dei blucerchiati e il bosniaco Petkovic, traballante tecnico di una Lazio con molti problemi. La cura Mihajlovic ha già trasformato in soli tre giorni la Samp, che mostra la proverbiale grinta di Sinisa e lotta con il coltello fra i denti anche quando resta in dieci in avvio di ripresa; addirittura riesce a portarsi in vantaggio e resiste fino all’ultima azione, quando l’ingenuità di Petagna, che perde un pallone tentando di tenerlo in campo e innescando il contropiede laziale, porta al gol di Cana che gela l’entusiasmo del popolo blucerchiato e permette alla Lazio di prendere un brodino, un pareggio che serve a poco a una squadra che non vince da quasi un mese. Le due squadre si spartiscono la posta al termine di una partita noiosa nel primo tempo e più elettrizzante nella ripresa, ma alla fine il pareggio scontenta tutti, anche se per la Lazio è un dono caduto dal cielo quando la sconfitta sembrava ormai certa. La Sampdoria rimane in zona B, ma ora ha un’anima e giocando così si toglierà presto dalle zone pericolose della classifica, mentre i problemi della Lazio restano pressochè irrisolti.

Il Torino di Ventura sfrutta l’impegno casalingo contro il Catania per conquistare una larga vittoria: nonostante il cambio di allenatore e la vittoria contro l’Udinese alla vigilia della sosta, il Catania è ancora una squadra smarrita e con poca personalità e si fa del male da sola con un clamoroso svarione di Legrottaglie e un involontario assist di Guarente che consentono al Torino di portarsi facilmente sul 2-0. Il gol di Leto in avvio di ripresa riapre solo ipoteticamente la partita, perchè il Torino non si scompone, continua a giocare con serenità e tranquillità, segna i gol che completano il poker e sfiora la goleada. I granata riprendono fiato in classifica, il Catania viene raggiunto dal Chievo all’ultimo posto e l’impressione è che il lavoro di De Canio per dare gioco e anima a questa squadra sia davvero duro e difficile.

Fa un bel balzo in classifica anche il Sassuolo, che batte l’Atalanta: gli emiliani vincono la partita grazie alle parate di Pegolo e ai gol degli attaccanti (Zaza e Berardi), perchè il calcio è strano e bizzarro, ma a volte segue regole ben precise e se i giocatori fanno al meglio i compiti previsti dal loro ruolo tutto diventa più facile. L’Atalanta conferma il suo pessimo rendimento in trasferta (sesta sconfitta e una sola vittoria), perde ben tre giocatori per infortunio e non riesce nemmeno a sfruttare la superiorità numerica nel quarto d’ora finale per riaprire la partita. Il Sassuolo, che a inizio stagione sembrava condannato a una prematura retrocessione, ora è addirittura fuori dalla zona B ad un solo punto dal Milan, mentre l’Atalanta rimane in posizione tutto sommato tranquilla ma deve assolutamente migliorare il suo rendimento esterno se vuole fare un campionato senza patemi d’animo.

Il posticipo della domenica è la sfida del Dall’Ara fra Bologna e Inter; i nerazzurri possono agganciare il Napoli al terzo posto, i rossoblu padroni di casa hanno bisogno di punti per migliorare una classifica che li vede in zona molto pericolosa. Il Bologna gioca il miglior primo tempo della stagione e mette sotto l’Inter, con pressing alto e ripartenze fulminee, ovvero utilizzando le stesse armi di Mazzarri; il gol del vantaggio realizzato da Kone è l’ovvia conseguenza di tutto ciò, ma nella ripresa l’Inter reagisce da grande squadra, trova il gol del pareggio, costruisce altre occasioni e viene frenata solo dalle traverse (una nel finale del primo tempo e una nel finale della ripresa) e dalle parate di Curci. Pareggio tutto sommato giusto, ma l’Inter della ripresa ha meritato la vittoria più del Bologna del primo tempo, quindi è la squadra di Mazzarri ad aver più recriminazioni da fare, soprattutto nei confronti della sfortuna e questo pareggio brucia, perchè l’aggancio in zona Champions sfuma ed è rinviato ad altre occasioni, mentre il Bologna conquista un punto prezioso che gli permette di essere appena sopra alla “zona rossa”, quella che porta in B; in attesa di tempi migliori può andar bene anche così.

Chiude la lunga giornata spezzatino l’impegno della capolista Roma contro il Cagliari, posticipato al lunedì perchè l’Olimpico ha ospitato la sfida di rugby fra Italia e Argentina e Garcia si è stupito e scandalizzato di questo fatto, temendo un terreno di gioco rovinato che non permette di giocare bene palla a terra. Il Cagliari vuole dedicare una grande prestazione e, possibilmente, un risultato positivo alle vittime dell’alluvione e ci riesce giocando con determinazione e grinta e strappando un prezioso pareggio. La Roma, ancora priva di Totti ma con il rientrante Gervinho, gioca una partita ad alta intensità e tutta in attacco, ma non riesce a scardinare il bunker del Cagliari per sfortuna (palo di Gervinho) e per “colpa” di Avramov, autore di almeno quattro parate decisive. In verità, però, anche De Sanctis effettua due parate miracolose, una per tempo, perchè il Cagliari pensa più che altro a difendersi e lo fa con ordine, ma non disdegna qualche sortita offensiva che mette in difficoltà la difesa giallorossa. La Roma ci prova con grande generosità fino alla fine, ma non riesce a segnare e deve accontentarsi del terzo pareggio consecutivo che la costringe a lasciare il primo posto alla Juventus. Il momento magico sembra già finito dopo questa frenata prolungata, ma la squadra di Garcia (espulso per proteste insieme a Pulga) è ancora imbattuta e rimane ad un solo punto dai bianconeri, allungando leggermente sul terzo posto occupato dal Napoli, mentre il Cagliari conquista un punto d’oro e alimenta una classifica che ancora non permette di stare tranquilli, nonstante i sardi siano appaiati al Milan (ma, ovviamente, per demerito dei rossoneri).

Il terzetto di testa è diventato una coppia e c’è stato sorpasso in vetta; questi sono i verdetti principali di una giornata che certifica il ritorno della Juventus davanti a tutti e il rientro del Napoli nel gruppone che lotta per il prezioso terzo posto, anche se la contemporanea frenata di tutte le squadre alle sue spalle ha ammortizzato gli effetti negativi della sconfitta interna contro il Parma. Prosegue la crisi del Milan, molto più vicino alla zona retrocessione che a quella europea e continuano anche gli stenti della Lazio, mentre la lotta nelle zone basse della classifica si fa intensa e serrata, visto che anche il Chievo è tornato in gruppo con la vittoria nel derby. Ora spazio alle coppe, ma fra pochi giorni il campionato tornerà ad appassionarci, perchè si gioca senza soluzione di continuità.

[Davide Bin – Fonte: www.ilveromilanista.it]