Zamparini predica male e razzola male, Ibra preso in mezzo

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L’Italia che non riempie gli stadi e non ne costruisce di nuovi, l’Italia che non ha cultura sportiva e non attrae investitori stranieri, l’Italia che in Europa arranca ha tuttavia un dirigente che prova ad inventarsi qualcosa per tirarla fuori dalla secca in cui si trova. Senza stregonerie, ma con istanze aderenti alla realtà calcistica di tutti i giorni.
Si tratta di Adriano Galliani, la cui proposta di isitituire ranking separati fra Champions League ed Europa League già fa discutere. Contrario, naturalmente, il presidente del Palermo, Maurizio Zamparini. Il simpatico numero uno rosanero, che è poi il primo a pentirsi un minuto dopo per lo scatto di nervi del minuto prima, se ne è brillantemente uscito con la tesi che se si perde non bisogna barare, che bisogna saper tornare sul campo al terzo posto nel ranking europeo e altre amenità assortite.

Dimentica, Zamparini, che il vero grande problema accusato negli ultimi anni dall’Italia è proprio legato ad un piccolo particolare: Champions League ed Europa League, soprattutto per le italiane, sono due pianeti distanti fra loro. Staccare i due ranking, con il relativo cordone ombelicale, significa fotografare l’esistente. Né più, né meno. Altro che barare. Nella ex Coppa Uefa, in cui negli anni Novanta le italiane arrivavano quasi sempre in finale o alla vittoria, siamo quasi allo zero assoluto. Solo il Napoli ha passato il primo turno, con un gol negli ultimi minuti della sesta e ultima giornata, mentre Palermo (!), Juventus e Sampdoria non hanno superato la fase a gironi.

In fondo le italiane di Champions agli Ottavi ci sono comunque arrivate tutte e tre. Quelle dell’Europa League, invece, considerano l’impegno in questa competizione un fastidio, una seccatura dalla quale liberarsi il prima possibile per inseguire la chimera della Champions League, vero presidente Zamparini? La domanda nasce dal fatto che il bellissimo Palermo dei primi mesi della stagione era sulla carta e non solo sulla carta meglio di Sparta Praga e Losanna e più o meno sulla stessa linea del Cska Mosca. Eppure sappiamo come è andata a finire. Incassi dunque, il buon Zamparini, la proposta di Galliani e non la complichi come ha fatto, in un altro contesto, con la cacciata di Delio Rossi che ha aggravato la situazione tecnica della sua squadra. E’ liberissimo, mancherebbe altro, di non condividere la proposta, ma in sé l’idea segnala quanto meno un problema: le squadre italiane la devono smettere di inseguire l’Europa League durante la stagione in corso, per poi snobbarla nella stagione successiva, generando peraltro un segnale che arriva direttamente al pubblico che infatti (esclusa quella splendida isola felice di entusiasmo calcistico che è Napoli) diserta gli stadi durante le partite dell’importante manifestazione europea.

Se il rendimento delle nostre squadre, in questa competizione, fosse stato più competitivo negli ultimi anni, avremmo limitato i danni nel ranking Uefa. E a chi è pronto ad obiettare, rispetto a questa tesi, che anche il Milan nella Coppa Uefa 2008-2009 venne eliminato ai Sedicesimi di finale, ricordiamo che: in quella edizione il Milan superò il primo turno andata e ritorno con lo Zurigo e anche la fase a gironi, poi nella gara d’andata a Brema (il Milan venne sorteggiato contro il Werder di Ozil reduce dalla Champions League) dominò a lungo, sacrificò Ronaldinho che si infortunò proprio in quella gara e venne raggiunto nel finale, infine dopo l’eliminazione subita nei minuti finali della gara di ritorno a San Siro si scatenò un commento durissimo del presidente Berlusconi nei confronti dell’allora Mister Ancelotti. Le italiane, quest’anno, invece, vero presidente Zamparini?, sono uscite alla chetichella dall’Europa League…

Con Zlatan Ibrahimovic non ci sono vie di mezzo. O il Milan è Ibradipendente, oppure Ibra è stanco e in crisi. Le alternative stanno a zero. Da fine Settembre a fine Gennaio, e nessun big del calcio mondiale è al top della forma per tutti i nove mesi della stagione, lo Svedese ha fatto 18 gol in partite ufficiali e prodotto una dozzina abbondante di assist decisivi. Erano i tempi in cui si diceva che senza Ibra il Milan sarebbe stato al quinto posto in classifica e in cui era un difetto per la squadra rossonera ricevere così tanta manna dal campione su cui aveva investito in estate. A Febbraio e Marzo, tra un doppio palo con la Lazio e altri assist assortiti, Ibra ha continuato a lavorare per la squadra pur segnando un solo gol su rigore contro il Napoli. Il Milan, anche senza i suoi gol, ha infilato quattro vittorie consecutive in Campionato e ha continuato a tenere la testa della Classifica. Vuoi vedere allora che non era vero che, senza Ibra, il Milan era da quinto posto? Sarebbe troppo semplice e troppo onesto, gli autori della sentenza non si smentiscono. Meglio continuare a compiacere via Durini sparando sull’Ibra di Champions. Così facendo, non si sbaglia mai.

Come sono lontani, per Marco Borriello, i tempi dell’annamo a vince via sms di Daniele De Rossi. Per non parlare del giorno del giro di campo al fianco di Rosella Sensi. Spiace per quell’ottimo giocatore che è Marco Borriello. L’attaccante campano è rimasto vittima delle proprie ambizioni e delle proprie sensazioni più autentiche. Voleva una tifoseria calda e appassionata, una città che smaniasse per lui. L’ha avuta. Con tutti i rovesci della medaglia che una situazione così passionale può comportare. Lui in Estate ha sentito troppo distante e fredda, troppo poco complice e convinta la proposta della Juventus. Con ogni probabilità era proprio così. Ma la Torino bianconera, molto realistica, probabilmente non lo avrebbe sacrificato sull’altare di Del Piero, così come invece ha fatto Roma giallorossa per la quale Totti è come il Rivera milanista degli Anni Settanta. Totti non è un giocatore, è un Destino per i romanisti. Ed è poco produttivo che Marco si agiti, che Marco dichiari. Non c’è inerzia che possa ribellarsi alla forza del legame fra Totti e la sua città. Peccato per Borriello, con il senno di poi…

Il mondo della comunicazione sportiva italiana è in festa. L’Inter è in corsa su tutti i fronti. Certo, se nello stesso turno di Champions League, Ottavi di finale il Milan e Ottavi di finale l’Inter, il Milan gioca una settimana prima e l’Inter quella dopo, l’Inter è ancora in corsa. Cosa credevate? Sono i miracoli del calendario che moltiplicano i pani, i pesci, le corse e i fronti. Da certe bocche, esce davvero di tutto. Come nel 2004 quando il Milan era primo in classifica e uscito ai Quarti di finale di Champions League con il Deportivo La Coruna, ma l’Inter era negli Ottavi di Coppa Uefa con il Marsiglia e fior di gazzette raccontavano al mondo che l’Inter era l’unica squadra rimasta in Europa a difendere l’onore del nostro calcio…Fatto, scordiamoci il passato ma basterebbe che, oggi, qualcuno spiegasse a tutti i fronti e su tutti i fronti che la pur fortissima Inter, in questo preciso momento, anche all’indomani della grande notte di Brescia, è al secondo posto in Campionato, sotto di un gol con il Bayern e parte dallo 0-0 con la Roma nella prossima Semifinale andata e ritorno di Coppa Italia. Di primi posti, per il momento, quasi a metà marzo, non se ne vedono. Ma prima o poi tutti i fronti si piegheranno e la festa potrà continuare.

[Mauro Suma – Fonte: www.tuttomercatoweb.com]