Serie C, Ghirelli: “Sblocchiamo i 36 milioni delle fideiussioni”

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Le parole del presidente della Serie C Francesco Ghirelli nel corso di una lunga intervista rilasciata a Tuttomercatoweb

ROMA – Il presidente della Serie C Francesco Ghirelli ha rilasciato una lunga intervista ai microfoni di Tuttomercatoweb. Queste le sue parole a cominciare dalla difficile situazione attuale: “Fino alle lacrime. Abbiamo ascoltato i racconti di Fogliazza, Bonacini, Pasini, di tutti quelli che vivono nelle zone in cui questo maledetto virus ha colpito più duramente. È stato toccante, è stato emozionante sentire il dramma dei club che stanno dove domina il suono delle sirene, delle campane a morto. Veramente terribile”.

Sul mandato ricevuto dai club ha aggiunto: “Di parlare con la FIGC, con il presidente Gravina. Di trovare una sintesi tra le tante preoccupazioni: sanitaria, economica, giuridica. E direi soprattutto sociale: quando parliamo di club e società non ci pensiamo quasi mai. Ma le squadre di calcio hanno un valore sociale immenso: pensate a tutti i ragazzi e le ragazze che tolgono dalla strada. Senza i nostri club pagheremmo un prezzo enorme. Non mi permetto di fare un paragone con quello che stiamo pagando per aver soppresso alcuni presidi ospedalieri, ma il prezzo sarebbe comunque davvero alto”. Le richieste alla FIGC“Che si dia la possibilità di sfruttare un ammortizzatore sociale come la cassa integrazione, di liberare risorse. Rischiamo una desertificazione di una realtà sociale tra le più importanti del Paese, un’esperienza unica. Da tutto questo possiamo uscire con le ossa rotte. C’è sordità, c’è chi non capisce fino in fondo: se le società crollano non c’è spazio per i calciatori”.

Sull’eventuale sospensione definitiva del campionato: “Sì e no. La questione è far capire la specificità della C, la preoccupazione che c’è in quelle zone di poter tornare in sicurezza. Vorrei che fosse chiara una cosa: io il 21 febbraio sono stato il primo a sospendere il campionato. In quell’occasione ho ricevuto telefonante anche bizzarre di chi mi chiedeva cosa stessi facendo. Magari sono gli stessi che ora mi dicono di bloccare tutto. Io ho fermato il campionato mettendo la salute al primo posto. Avendo fatto quella scelta iniziale, è evidente che se c’è un pericolo per un calciatore, per un medico, per un massaggiatore, mi devono mandare via dal campo con la forza prima di farli giocare”.

Nel dettaglio: “Il punto è, in ogni caso, che non dipende soltanto da noi. C’è una catena di comando ben precisa: autorità scientifiche, governo, CONI, FIGC, Leghe. In tempi di guerra, chi è al termine della catena deve dire: obbedisco. Vede, il mio compito è tenere tutto e tutti insieme. Ci sono due punti cardinali: la salute e la voglia di tornare a fare gol. Io metto la salute al primo posto: ieri, oggi e domani. Però su questa linea salute-gol, che poi si può tradurre in paura-speranza, bisogna ragionare. E bisogna ragionare d’insieme. Quindi mantengo aperta la possibilità di dire arriviamo fino in fondo e quando lo”faccio, fermo restando che ci saranno da valutare i danni e i costi, è perché ci sono tante questioni da tenere in considerazione. Penso ai ricorsi, per esempio: sarebbe un dramma, dopo tanta sofferenza, che qualcuno per un punto in più si allontani dal sentire comune del Paese. E con questo non voglio sminuire che quel punto in più, quel piazzamento possa essere vitale per lui. Per questo, tra l’altro, c’è il pericolo che di ricorsi ve ne siano tanti da mettere in discussione comunque l’avvio del prossimo campionato”.

Infine, spazio al capitolo fideiussioni: “Ancora una volta, partiamo da un fatto: le regole devono essere rispettate. Dobbiamo impedire che i banditi rientrino. Però non possiamo tenere bloccati 36 milioni di euro in una situazione di questo genere. Queste sono le cifre di cui si parla, se guardiamo alle fideiussioni di Serie B e C. Forse anche a 45 milioni con le integrative. In un periodo in cui siamo scassati, in cui le garanzie che le banche chiederanno saranno aumentate, non possiamo lasciare questi fondi bloccati. Dobbiamo fare un’azione di controlli e regole che alzino la barriera sulla base dell’esperienza compiuta, soprattutto in questa stagione. Però dobbiamo liberare questi soldi. E costruire soluzioni alternative: per esempio costituendo un fondo di garanzia che vada a coprire i rischi che potremmo avere, facendo una media delle cifre che normalmente servivano. Abbiamo deciso di farlo, così le garanzie ci sono. E poi alzeremo i controlli. Per esempio, si può prevedere che se non paghi non hai contributi. Bisogna mettere insieme un apparato che faccia una doppia operazione: mantenga il livello di sicurezza e liberi da pesi finanziari che se bloccati rischierebbero di ammazzare le società”.