Tattica, Chievo Verona-Milan 0-0: rossoneri troppo abbottonati

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logo-milanChi si attendeva un Milan che tornasse alla vittoria, al cospetto del Chievo ultimo in classifica, è stato amaramente deluso. Il pareggio di oggi equivale ad una sconfitta, se non in termini di mero risultato, quantomeno dal punto di vista del significato e di come è arrivato.

Allegri, che nonostante le rassicurazioni sapeva che perdere a Verona poteva costargli la panchina (anche se non lo stipendio, fortuna sua), ha impostato la gara secondo il principio del “primo non prenderle“. Scelta legittima se allenasse una qualsiasi squadra che non avesse il blasone di quella che gli garantisce lauti introiti e palcoscenico internazionale: Mister, se lo ricordi, non allena più il Cagliari, con rispetto parlando della squadra sarda che si trova a pari punti proprio col Milan!

Non si spiegherebbe altrimenti la scelta di giocare inizialmente con due mediani esterni contro il peggior attacco della Serie A ed una punta sola di ruolo con un 4-4-1-1, quel Matri fortemente richiesto da Allegri, pagato ben 12 milioni di euro ed oggi, come in altre partite precedenti, incapace di indirizzare un solo tiro nello specchio della porta avversaria. D’accordo, non ci sono molte scelte davanti, Balotelli out per l’ennesima squalifica e non certo al top sia mentalmente che nei rapporti con l’allenatore; le alternative Robinho e Niang, non certo attaccanti con il killer instinct in area (memorabile oggi il palo colpito dal brasiliano, entrato comunque troppo tardi per come si erano messe le cose, non a causa del destino rio ed ostile).

Cosa imputiamo al Mister? Se non tutto, molto: scelta delle formazione iniziale pressoché costantemente errata, con l’aggravante della pervicace inerzia a porre rimedio a gara in corso; gestione dei cambi indecifrabile, tant’è vero che se ne è visto il risultato al 90′. Può darsi che Allegri attenda il rientro dalla sosta, quando ci sarà una rosa più ampia a disposizione per il rientro degli infortunati; intanto la stagione è compromessa così come il polso dello spogliatoio che il tecnico livornese sembra non aver più. Un cambio in panchina non è sinonimo di cambiamento dei risultati, ma più si va avanti e più si rischia di consolidare il trend negativo. Sono considerazioni che spetterebbero alla Società, se solo non si fosse avvitata intorno a polemiche e questioni di cui non si sarebbe voluto e dovuto leggere.

[Enrico Soffientini – Fonte: www.ilveromilanista.it]