Il Cagliari molla gli ormeggi, tra incognite, certezze e speranze

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Messe alle spalle vacanze e più o meno probanti test estivi, il campionato di serie A molla gli ormeggi per ripartire. A salpare, 20 equipaggi, con destinazioni differenti: c’è chi arriverà, chi si dovrà accontentare di un porto intermedio, chi naufragherà. Il traguardo finale per il nuovo Cagliari di Pierpaolo Bisoli si chiama salvezza, se non altro per le mille incognite con le quali la formazione rossoblù si presenta al via.

Anzitutto, l’impatto con un nuovo tecnico. Bisoli, preparatissimo, non è Allegri: nonostante il modulo base (rimarrà il 4-3-1-2), l’impostazione tattica del mister di Porretta Terme è completamente diversa da quella che del predecessore sulla panchina rossoblù. Maggior attenzione alla difesa, centrocampo più bloccato, tutti a difendere dietro la linea della palla ma, al contempo, libertà totale di manovra per uno-due elementi, capaci di ribaltare proficuamente l’azione nello spazio di un passaggio.

Cossu, c’è da giurarlo, sarà il fulcro del gioco del Cagliari; ma attenzione al ruolo dei difensori: Astori, chiamato a caricarsi sulle spalle l’eredità di Diego Lopez come regista difensivo, è l’uomo giusto per dettare i tempi dalle retrovie: se saprà calarsi con responsabilità nel ruolo, abbandonando incertezze e amnesie palesate nell’ultimo campionato, avrà la strada spianata per la Nazionale.

Il mercato è ancora aperto. Il giudizio di una sessione appena sufficiente potrebbe tramutarsi in un voto discreto, qualora dovessero arrivare un centrocampista centrale d’esperienza e un difensore capace di giostrare centralmente e sulle fasce. L’infortunio di Alessandro Agostini ha portato sinistre ombre sulla disponibilità numerica del pacchetto arretrato: partito Marzoratti è arrivato Perico, che pur potendo tendenzialmente rivelarsi un buon acquisto, rimane un “deb” di categoria. Inoltre, c’è da fare i conti con i continui acciacchi di Pisano, che anche quest’estate è partito col freno a mano tirato a causa di malanni più o meno gravi. Tant’è che Bisoli, recepita l’antifona, ha subito dirottato sulla corsia mancina un centrale, Lorenzo Ariaudo. Ma la coperta, in ogni caso, è visibilmente corta.

Persino più fosche le tinte a centrocampo. Partiti Barone, Parola e Dessena, sono approdati in rossoblù Pinardi, Sivakov e Laner. Dei tre che hanno salutato, Parola e Dessena costituivano qualcosa in più che semplici rincalzi: il pisano, uomo spogliatoio e umilissimo nel mettersi a disposizione di Allegri, sapeva tappare sufficientemente bene le falle aperte dalle sistematiche assenze per squalifica di Daniele Conti; Dessena, che si è fatto valere in zona gol, si è messo in gioco accettando di scalare (con risultati invero piuttosto modesti) in difesa. Dei nuovi arrivati, Sivakov appare ancora acerbo: a Piacenza, dopo averlo provato davanti la difesa, lo hanno spedito venti metri più avanti; Laner, che pure potrebbe adattarsi, è un incursore. Pinardi è un trequartista che all’occorrenza può giocare largo, ma non chiedetegli di dettare i tempi davanti la difesa. Anche qui, insomma, manca un elemento.

L’attacco è da applausi. Cossu a sostenere attaccanti come Acquafresca, Matri, Nenè, Ragatzu e Jeda è un lusso che poche squadre di A possono concedersi. Il dubbio è: resteranno tutti?

Chiusura dedicata al caso dell’estate, ovvero la telenovela Marchetti. La vicenda è stata gestita in maniera imbarazzante dalla dirigenza rossoblù, capace di prendere posizione non dopo l’intervista incriminata (che poi, cosa avrà detto di male Marchetti, che in quello stesso servizio ringraziava apertamente la società isolana?), ma soltanto al termine della prima amichevole stagionale, quando una frangia di tifosi non aveva trovato di meglio da fare che insultare il portiere della Nazionale. A colpi di comunicati si è consumato un teatrino indegno di una società di serie A, con il rischio concreto di far decrescere il valore del cartellino dell’estremo difensore. Possibile che non si potesse arrivare a un faccia a faccia chiarificatore lontano da taccuini e telecamere?

Intanto, sarà Pelizzoli a fare da chioccia a Michael Agazzi.

A Palermo il primo banco di prova, nella speranza di invertire un trend negativo che ha visto negli ultimi anni il Cagliari partire sempre con il freno a mano tirato: mollati gli ormeggi e lasciati alle spalle i venti di tempesta, è ora che il nuovo Cagliari di Bisoli prenda il largo.

[Christian Seu – Fonte: www.tuttocagliari.net]