Affare Kakà: vantaggi e svantaggi

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In questi giorni la più grossa suggestione di mercato che aleggia attorno ai rossoneri vede un possibile ritorno a Milanello dell’ex [concedetecelo, per raggiunti limiti di età] bambino d’oro del calcio brasiliano. L’investimento stuzzica tifosi e società, e non c’è dubbio che avrebbe una grande motivazione sentimentale, e contemporaneamente enorme peso mediatico: d’altra parte il calcio è anche, se non sopratutto ormai, business, e i rossoneri devono riscattare la propria immagine agli occhi dei tifosi e dei vari sponsor.

Ma se indubbiamente la mossa avrebbe il pregio di rilanciare l’immagine del club, le esigenze del bilancio inducono a pensare che una siffatta operazione debba essere anche economicamente sostenibile [ricordiamo che il Milan ha appena venduto Thiago Silva e Ibrahimovic per motivazioni prettamente economiche] e deve garantire un rendimento dal punto di vista tecnico-pratico, avendo il Milan la necessità di acquisire un costruttore di gioco efficace. Insomma, un po’ come dire: ben venga Kakà, ma dobbiamo essere sicuri che il brasiliano riesca a ritrovarsi con la vecchia 22 addosso, poichè l’acquisto a centrocampo, come detto a più riprese nella nostra rubrica tattica, è di importanza chiave per il destino dei rossoneri nella prossima stagione.

Non soffermandoci quindi sugli ovvi vantaggi di immagine che il club trarrebbe da un ritorno del brasiliano, e senza dilungarci troppo sui benefici che spingerebbero lo stesso brasiliano al ritorno, desideroso di giocarsi le proprie chanches per un posto nella selezione che affronterà il mondiale in casa tra due anni, vogliamo soffermarci sull’aspetto prettamente tecnico, indicando quindi aspetti positivi e controindicazioni di una simile mossa. Andiamo ad analizzarli insieme:

CAMBIO DEL METODO DI GIOCO DI ALLEGRI – Kakà è un trequartista; altre posizioni non ne può ricoprire. Allegri ha costruito le proprie fortune al Milan basandosi su un giocatore in quel ruolo dalle caratteristiche opposte rispetto al brasiliano, ossia Boateng. Il 4 3 1 2 del tecnico toscano infatti somiglia solo alla lontana a quello di Ancelottiana memoria, e concentrandoci appunto sui compiti del trequartista, possiamo notare come Allegri veda l’uomo sulla trequarti in chiave più difensiva rispetto ad Ancelotti. A Boateng infatti viene chiesto un lavoro di primo pressing che il tedesco-ghanese riesce ad assolvere grazie alla dirompente forza fisica di cui dispone. Kakà è per caratteristiche, ed è sempre stato impiegato da Ancelotti, molto più finalizzatore e meno interditore. Da questa constatazione un’ovvia conseguenza: o Allegri cambia il proprio modo di giocare, spostando Boateng nel ruolo di mezz’ala e chiedendo a Kakà di interpretare il ruolo in maniera consona alle proprie caratteristiche, oppure Ricardo non avrà successo con questo modo di giocare, potendo essere al massimo una riserva da utilizzare in situazioni particolari nel corso della stagione.

CARATTERISTICHE DI GIOCO IN RAPPORTO ALL’ETÀ – Ricky ha costruito la propria fama sopratutto grazie alle sue repentine accelerazioni e il grande controllo di palla in velocità. E’ un giocatore che ovviamente ha piedi molto educati, ma le doti che gli hanno permesso di conquistare il pallone d’oro sono prettamente fisiche. E sono doti che con l’età inevitabilmente subiscono una regressione; per capirci, un giocatore come Ronaldinho riusciva ad essere efficace anche fuori forma, in quanto basava il proprio calcio su doti tecniche prima che su quelle fisiche, Kakà invece non riuscirebbe ad avere la stessa efficacia a parità di condizioni. Oltre all’età gioca negativamente in questo senso anche il ruolo di riserva che il brasiliano ricopre da ormai due anni al Real Madrid di Josè Mourinho: insomma, questo è un aspetto tutto da verificare sul campo, solo lì si potrebbe capire come sarà il Kakà-bis. Di sicuro non ci si può aspettare lo stesso giocatore che ha lasciato Milano qualche anno fa.

I PRECEDENTI – La storia milanista è piena di eccellenti ritorni alla base, il più risalente dei quali è quello di Shevchenko, ma potremmo ricordarne altri come quello di Donadoni. Ebbene, nessuno di questi ritorni ha mai funzionato. Sembra quasi che irrazionalmente, una volta che la magia tra giocatore e Milan si interrompa per una qualche ragione, la stessa magia è destinata a non tornare più: in realtà c’è una precisa spiegazione, perfettamente razionale, a tutto questo, e il caso di Shevchenko è altamente esplicativo. I maggiori campionati europei differiscono molto tra di loro per stili di gioco, metodi di allenamento, condizioni climatiche eccetera: questo porta con sé l’ovvia conseguenza che non è detto che un giocatore riesca a ripetersi agli stessi livelli in un altro campionato. Sheva è stato vittima di questa cosa: era ormai troppo abituato al metodo e ai ritmi del campionato italiano per cambiare le proprie abitudini e pensare di mantenersi agli stessi livelli anche oltremanica: tornò in Italia con 5 chili in meno di massa muscolare, che perse per colpa dei diversi modi in cui si allenava il Chelsea, e perciò non riuscì ad essere efficace come nei suoi anni d’oro passati al Milan. Il ritorno di Kakà va dunque valutato tenendo conto anche di questo aspetto.

L’ESPERIENZA E LA CONOSCENZA DELL’AMBIENTE – Dopo aver esaminato tre aspetti che sconsiglierebbero l’operazione di ritorno, ne analizziamo uno che invece gioca a favore del Brasiliano. I rossoneri in questa stagione sono stati completamente rivoluzionati, e in questo ricambio hanno perso quasi tutti i punti di riferimento dello spogliatoio. I giocatori con maggiore esperienza e personalità hanno lasciato Milanello, e in questo momento i rossoneri sono alla ricerca di nuovi leader: Abbiati e Ambrosini in primis, ma si spera che anche Boateng, Nocerino e Pato possano aiutare in questo senso. Indubbiamente, considerandolo da questa prospettiva, il ritorno di Kakà rappresenta un affare vantaggioso per il club, che sicuramente ritroverebbe un leader che conosce già perfettamente l’ambiente [e non avrebbe quindi alcuna difficoltà di inserimento] con un bagaglio di esperienza internazionale notevole, dote che improvvisamente e dopo molti anni scarseggerà dalle parti di Via Turati.

Insomma, mettendo insieme i vari fattori, ci sentiamo di concludere che l’affare-Kakà andrà valutato in relazione alle [eventuali] cifre alle quali verrà concluso: Adriano Galliani ha già detto che lo stipendio del brasiliano, per essere sostenibile dalle casse di Milanello, andrà come minimo dimezzato, e in più ci sarà da affrontare il discorso del prezzo del cartellino con il Real Madrid. In questo momento la società allenata da Mourinho sembra intenzionata a chiedere 10 milioni: ci permettiamo di dire che, valutando complessivamente le caratteristiche sopra elencate, sono ancora troppi. Ad un prezzo inferiore ai 10 milioni, e con la volontà del giocatore di ridursi l’ingaggio, le ragioni del cuore potrebbero sposarsi a quelle del portafogli e del campo, rendendo l’affare conveniente per i rossoneri e magari dando la possibilità agli stessi di guardarsi intorno nell’eventualità di un affare low cost per la mediana: un po’ come dire che il ritorno del brasiliano rappresenterebbe una buona aggiunta alla campagna acquisti rossonera, ma gli elementi prioritari devono essere altri.

[Alessandro Alampi – Fonte: www.ilveromilanista.it]