Bari, da corazzata a bagnarola

233

Dall’altare alla polvere, in poco più di un anno. E’ il pericoloso “excursus” involutivo che ha intrapreso il Bari di Giampiero Ventura e che sembra non raggiungere mai il punto più basso. Da squadra rivelazione prima e squadra spettacolare poi, la compagine pugliese, attraverso una clamorosa metamorfosi, è diventata la delusione della massima serie targata 2010-2011, lasciandosi travolgere dal il corso degli eventi e inabissandosi come una vecchia bagnarola sui fondali profondi della classifica di Serie A.

Sembrano lontani un secolo i tempi in cui, l’undici biancorosso, girava l’Italia “insegnando calcio” anche su prestigiosi palcoscenici quali il Giuseppe Meazza e l’Olimpico di Roma. Una squadra propositiva, sfrontata, veloce e pericolosa in ogni frangente. Incredibile a dirsi, oggi ci si trova di fronte ad una squadra timorosa nell’approccio dell’azione offensiva, lenta nelle ripartenze ed a corto di validi sbocchi offensivi. A questo, si aggiunge l’elevata perforabilità del pacchetto arretrato, al quale non sembra aver giovato più di tanto nemmeno l’innesto del polacco Kamil Glick, prelevato il prestito dal Palermo (i biancorossi, con Glick in campo, tra campionato e Coppa Italia hanno subìto 9 reti in cinque gare, alla media di quasi due gol a partita).

L’atteggiamento della squadra sembra tuttavia essere lo specchio dello stato d’animo e dei timori che attanagliano il suo condottiero, alias l’allenatore Giampiero Ventura. Il tecnico ligure ha dapprima “abolito” la battuta diretta in area dei calci d’angolo, optando per uno stucchevole ma più sicuro giro palla, per tornare poi sui suoi passi e, ironia della sorte, subire il gol del vantaggio partenopeo proprio a seguito degli sviluppi di un corner battuto verso il centro dell’area avversaria dai suoi uomini (la punizione che ha portato al gol di Lavezzi, è scaturita da un fallo sullo stesso “Pocho” ad opera di Pulzetti, che aveva interrotto la pericolosa ripartenza biancazzurra). Contro il Napoli però ha lasciato molto perplessi la scelta del mister di schierare il terzino Andrea Masiello nel ruolo di ala destra, mossa che ha costretto ancora una volta a dirottare il “destro” Alvarez sulla corsia opposta. La risultante di tale scelta, è stata l’incapacità da parte del Bari di sfondare da entrambi i fronti esterni. Quando una macchina costruita per offendere principalmente dalle corsie esterne, perde la sua caratteristica principale, è quasi inevitabile che questa risulti poi del tutto disinnescata. Ecco spiegato perché, nonostante il Napoli fosse in inferiorità numerica sulle fasce laterali, i biancorossi non sono riusciti a portare un solo pericolo attraverso i traversoni, nell’arco di tutti i novanta minuti.

Forse sarebbe il caso, nella condizione di classifica attuale, di smettere di preoccuparsi troppo del gioco degli avversari e di provare a sferrare per primo l’uppercut vincente, per poi magari assumere un atteggiamento più guardingo, a protezione (allora si) del prezioso vantaggio. Nel caso di domenica scorsa, per esempio, sarebbe stato forse il caso di rischiare l’argentino Rivas a sinistra, almeno fino a quando la condizione fisica l’avrebbe sorretto, riportando Alvarez nella sua posizione naturale, qualla in cui ha dimostrato di poter fare più male agli avversari. Continuare ad essere la squadra che gioca di più la palla e, contestualmente, quella che tira di meno in porta, non è strategia che possa portare benefici alla deficitaria classifica barese. Ventura deve provare ad affrontare le rimanenti diciassette partite come se fossero altrettante finali, nelle quali il pareggio potrebbe equivalere ad una sconfitta.

Già dal prossimo impegno, a Cagliari, ci aspettiamo un Bari formato-kamikaze, che attacchi dal primo minuto e pressi per tutti i novanta in tutte le zone del campo. E che soprattutto riprenda a tirare in porta. Con tutto il rispetto per Matri, Cossu ed Acquafresca, già dal Sant’Elia vogliamo vedere un Bari che rispetti il suo avversario, senza temerlo. Solo così la bagnarola biancorossa può sperare, da qui alla fine della stagione, di rinforzare gli ormeggi e provare a riprendere la marcia interrotta un anno fa, quando viaggiava spedita e fiera come una corazzata.

[Mauro Solazzo – Fonte: www.tuttobari.com]