Bologna, Di Vaio: “Varcare i cancelli di Casteldebole è stata un’emozione”

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É un tuffo nel passato l’immagine di Marco Di Vaio che entra piano, sorridendo, nella sala stampa del centro tecnico di Casteldebole e saluta i numerosi giornalisti presenti. E’ un tuffo nel passato che ricorda i quattro anni passati insieme, sotto le Due Torri, quando le certezze di salvarsi a fine stagione non erano sicure ma sicuro era l’uomo che avrebbe trascinato i compagni a raggiungere l’obiettivo prefissato: c’era lui, con i suoi gol e il suo carattere, c’era Marco Di Vaio.

Lo guardi sorridere emozionato e ti viene da chiedergli: “Capitano, quand’è che usciamo da questa brutta situazione?” e invece no, la domanda non può che essere: “Marco, come procede la tua avventura con i Montreal Impact?”. Sono passati sei mesi da quando l’ex bomber rossoblu ha deciso di rimettersi in discussione, di lasciare Bologna – quella che considera la sua casa e la sua vita – insieme alla moglie e alle figlie e partire per il Canada: dopo un’annata in Italia per lui non all’altezza, nella Major League Soccer ritrova la serenità segnando cinque reti in tredici presenze. Ora è a Bologna, ma solo di passaggio: domani il Montreal Impact affronterà il Bologna per un’amichevole allo stadio Dall’Ara alle 18.30, una gara nella quale l’ex numero 9 rossoblu verrà accolto da tutti i suoi tifosi. Fa strano vedere Marco Di Vaio con indosso un’altra maglia, azzurra con lo stemma del Montreal, quando nei cuori di chi l’ha conosciuto sarà sempre e solo rossoblu.

Fa strano ma la cosa bella è che lui è sempre lo stesso, uno dei simboli della storia del Bologna: “Non avrei mai pensato di tornare a giocare qui” – confida Di Vaio – “Varcare i cancelli di Casteldebole è stata un’emozione. E’ dura ma sono contento, sto molto bene”. In un periodo dove per il Bologna gira tutto storto e la squadra segna poco, sono molti a chiedere il suo ritorno qui: “Questa squadra ha un nuovo grande giocatore, Alberto Gilardino. Non c’è bisogno di me in questo momento dal punto di vista tattico/tecnico: per quanto riguarda il supporto, il mio c’è sempre stato e continua ad esserci” – afferma in conferenza stampa – “Parlo spesso con i compagni e con il mister. Non sarebbe giusto né nei confronti del Montreal nè in quelli del Bologna tornare con l’ipotesi del contratto a gettone, sono coerente con quella che è stata la mia scelta”. Di Vaio è stato capitano del Bologna per tre lunghi anni, dopo il primo vissuto da protagonista, e quindi dispensa un consiglio importantissimo per tutto l’ambiente rossoblu: “In questi quattro anni qui ho vissuto diverse volte l’esperienza che sta vivendo ora il Bologna, di difficoltà” – sottolinea – “Posso però dire che la squadra di quest’anno ha qualità e la possibilità di fare bene. La fortuna non li sta aiutando tanto ma lavorano per migliorare. Fidatevi di Pioli: sa leggere le partite, l’anno scorso ha dimostrato tanto e bisogna aggrapparsi a lui perché è un vero trascinatore”.

Dopo il suo “arrivederci”, la fascia di capitano è passata nelle mani dell’ex compagno e amico Alessandro Diamanti: “Guardo tutte le partite e Alino lo vedo sempre dannarsi per aiutare gli altri: oltre a lui c’è Portanova, leader indiscusso. Insieme possono aiutare gli altri a tirare fuori il carattere”. E’ sereno Di Vaio, riferisce il cambiamento che ha subito la sua vita con il trasferimento dall’altra parte del mondo: “Il calcio italiano non mi manca, mi manca solo Bologna. Sono contento di questa avventura perché mi ha aperto la mente: nessuno mi ha costretto ad andare via da qua ma è un’esperienza che consiglio a tutti” – dichiara l’ex bomber rossoblu – “Nel campionato americano la partita viene vista come uno spettacolo, ognuno di noi è imprenditore di se stesso e c’è fiducia nel confronto del singolo. Zero polemiche, zero stress: lo sport è ovunque ma per farvi un esempio, trasmissioni sul calcio non ne esistono”. Convinto che in futuro l’America porterà via tanti giocatori europei, Di Vaio si racconta dal punto di vista più personale: “La mattina mi sveglio alle sette, porto a scuola le bambine e poi vado ad allenarmi al campo. Il pomeriggio è dedicato alla famiglia e prendo ripetizioni di inglese perché sono negato: Montreal è una città bellissima, abitiamo vicino al centro”. L’highlander Di Vaio, si sa, nessuno lo può dimenticare e c’è addirittura chi a carriera finita lo vorrebbe come allenatore. Lui ride: “Allenare è l’ultimo dei miei pensieri, allenerei con piacere solo i bambini. Non è una mia aspirazione ma chissà, un giorno potrei cambiare idea. Ora penso al Canada fino a dicembre 2013 e se devo immaginarmi un futuro, lo vedo più da dirigente”. A questo punto tornano in mente le parole del presidente Guaraldi durante la conferenza stampa d’addio di Marco Di Vaio a maggio, quando disse che per lui un ruolo di questo tipo a fine carriera ci sarebbe sempre stato. Marco conferma: “A Bologna c’è la possibilità di tornare da dirigente, mi è stata fatta una promessa e mi farebbe davvero piacere dare una mano alla società”. Nel cuore di tutti come l’eterno capitano, le ultime parole sono dedicate proprio a chi non ha mai smesso di seguirlo e a chi ama il rosso e il blu: “Ho lasciato una squadra da record e un progetto: lo so, è partito un pezzo di storia del Bologna quest’anno ma dovete avere fiducia”. La stessa fiducia nel pensare di vederti tornare definitivamente, prima o poi.

 [Greta De Cupertinis – Fonte: www.zerocinquantuno.it]