Catania, il punto: fuori casa ancora all’asciutto

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Mal di trasferta? Salto di qualità? Sorpresa? Cosa c’e’ che non va? In questi giorni se ne sentono davvero di tutti i colori. “E’ chiaramente la difesa che non va, e poi anche l’attacco”. “Ma no, io penso che a centrocampo siamo lenti, e poi non tiriamo mai”. Il dibattito e’ acceso, quanto mai contorto ed e’ difficile districarsi in giudizi corretti, uniformi.

Tre trasferte, tre sconfitte e zero gol all’attivo. A guardar solo questo vien da se’ costruirsi un’idea, affermarla e trarre conclusioni. Ma e’ troppo facile guardare i numeri e giudicare il bicchiere vuoto. Troppo facile nascondere quanto buono fatto ed il potenziale qualitativo di questo Catania dietro i dieci gol subiti contro i soli due fatti. Troppo facile sparare con il bersaglio a breve distanza. Lo fanno in molti, lo facciamo tutti noi quando ci fermiamo all’apparenza.

Capita che, pero’, a dir la verità, questa squadra non puo’ essere messa alla forca per una questione di puro relativismo, in primis e per cio’ che, dall’altro lato, mostra in campo. Proviamo a riempire il bicchiere. Le avversarie affrontate non sono le ultime della classe. Fiorentina e Roma quest’anno, hanno ambizioni di rilancio importanti, squadre costruite su un’idea nuova di gioco e i loro stadi si trasformano in bolge che spingono gli undici in campo, un po’ come succede al Catania al Massimino.

La scala di San Siro e’ l’ennesimo tabù per l’elefante e il progetto Stramaccioni sembra aver conferito ai nerazzurri fiducia e solidità, oltre che una dose di fortuna mica da ridere. Se una vittoria poteva arrivare, era contro i felsinei. E se alla cabala e ai tabù a volte fa bene aggrapparsi, il Dall’Ara e’ un campo dove le sorti del Catania sono state sempre avverse (contro il Bologna si intende). Cabala-Catania sette a zero.

Dimentichiamo adesso gli avversari e affondiamo i nostri ragionamenti sul gioco. Eccezion fatta per la prestazione contro i viola, i rossazzurri di Maran sono andati a giocarsela apertamente a Roma, Bologna e a Milano in questo inizio di campionato. E lo hanno fatto con la sicurezza delle grandi squadre: possesso palla, pazienza, fraseggi nello stretto, compattezza e un pizzico di spavalderia.

La prestazione di San Siro ha confermato la capacita’ degli etnei di scendere in campo con una propria idea di gioco indipendentemente dal campo amico od avverso, a conferma di quanto predetto dal presidente ai microfoni di SkySport24 alla vigilia: “stiamo bene, andiamo a giocarcela”. A Firenze si era partiti allo stesso modo, forse meno convinti, forse condizionati da reminiscenze storiche di affetti congelati ma ancora dolorosi. A Bologna e a Roma l’impronta iniziale e’ stata come a Milano. Pronti via, le occasioni fioccano: sui piedi di Gomez all’Olimpico, su quelli di Castro al Dall’Ara, su quelli di Almiron a San Siro.

Seppur di episodi trattasi, non e’ possibile pensare che possa andare sempre cosi, o almeno è meglio sperarlo. Il problema concretezza è oggi un dato di fatto, sottolineato nel dopo partita di San Siro dalla sempre lucida e attenta analisi dell’allenatore Maran. E il rapporto tra le occasioni finalizzate e quelle create e’ assai deficitario. Ma attenzione anche qui a trarre conclusioni. potrebbe sembrare colpa di Bergessio, da attaccante naturale capro espiatorio, ma le note dolenti si estendono soprattutto a due categorie: i centrocampisti e i fantasisti. Lodi, Izco e Almiron hanno divorato l’impossibile per appurata precipitazione. Gomez e Barrientos hanno infilato prestazioni del tutto incolori e dal loro genio e dalla loro sregolatezza derivano i beni e i mali di questo Catania.

Ultimo neo, evidenziato ancor una volta a Milano, e’ la capacita’ di prender gol alla prima azione pericolosa. Guarente, Cassano e Jovetic hanno colpito nei primi tempi, tra il 20’ e il 43’, sulla prima vera distrazione difensiva. Errori, tutti grossomodo individuali, che fanno pensare più alla mancanza di concentrazione.

Alla fine di questa analisi, il bicchiere e’ sicuramente più’ pieno che vuoto. Perché se di tattica non e’ sempre facile risolvere i dubbi e i problemi, e’ di testa che l’allenatore può lavorare. Di certo e’ meglio interrompere questo filotto di sconfitte in trasferta perché si sa, nel calcio, il gol e la vittoria cancellano tutto. Lo spetto del mal di trasferta e’ solo nella nostra mente.

[Federico Caliri – Fonte: www.mondocatania.com]