Catania, parole sagge: “Benvenuti nuovi, addio Peppe”

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CATANIA “Un mercato nel quale non avremmo voluto far niente”. Pietro Lo Monaco con le unghie consumate dalla rabbia e la voce ammorbidita dalla delusione, è quello che va in onda a “Sala Stampa”; immagine per nulla pertinente a quella mandata in sovrimpressione, domenica, dalla regia dell’emittente catanese.

Eppure, con due giocatori come Lodi e Bergessio già in pugno, qualunque altro dirigente calcistico si sarebbe presentato alle telecamere baldanzoso per aver condotto in porto una campagna di rafforzamento importante, per caratura dei rinforzi e dispendio economico. Sintomo tangibile d’una società determinata al raggiungimento del proprio obiettivo; consapevole delle proprie lacune; inoppugnabile agli occhi dei tifosi.

Ed invece non può esser così a Catania. Tanto che l’annuncio quasi ufficiale dei due arrivi, viene scandito con un tono tra il dimesso e l’accessorio dalla bocca del factotum etneo. Già, e la ragione di ciò è insita nella filosofia portata avanti dalla società che Lo Monaco non solo rappresenta, ma guida, nei suoi umori e nelle sue azioni. “Siamo in un momento veramente disgraziato – afferma il dg etneo – affrontiamo il Cesena senza alcun recupero e con tre uomini in meno (Sciacca, Carboni e Mascara)”.

Chi non lo sa, lo sappia: Nel mercato di Gennaio, la società rossazzurra si è sempre e solo mossa per acquisire giocatori funzionali alle proprie esigenze, contingenti e/o future. E per un mercato che, vedi incipit, non avrebbe dovuto enumerare alcun movimento in entrata, gli arrivi di Lodi, Schelotto e Bergessio sono anzitutto sintomatici della delusione e del disagio aleggianti nell’ambiente etneo, che pone quindi importanti corretti ad importanti lacune, impreviste. Nulla di più di quanto non necessario.

“Dover affrontare una situazione difficile, con tante lacune in organico, non fa piacere. Ad organico pieno siamo una signora squadra”. Verissimo, ma la sola consapevolezza di ciò non basterà quest’anno, e le parole dell’a.d. (condivisibili nell’intento di ridar morale alla piazza), cozzano proprio con le operazioni di mercato ormai quasi concluse. Esborso pingue e non preventivato che pertanto, per una società piccola, seppur importante come il Catania, rappresentano un piccolo scivolone gestionale.

Inciampo causato tuttavia dal concatenarsi di eventi nefasti imprevedibili a priori, probabilmente mal gestiti in itinere, ma ai quali adesso va dato merito alla società d’aver prestato tutte le opere necessarie e che, a prescindere dai risultati che da esse deriveranno, restituiscono l’immagine di una società più “umana” (nell’agire, nello sbagliare) com’era umano il sentire dei tifosi, che a gran voce chiedevano rinforzi.

Le prerogative d’una grande stagione: L’arrivo d’un tecnico affermato. La sola partenza di Martinez e l’arrivo di giovani promettenti come Antenucci e Gomez. Ed invece, sin da subito: Pochi tifosi sugli spalti, la tessera che allontana il 12° uomo fino a Gennaio; le voci di mercato che da inizio stagione destabilizzano lo spogliatoio coinvolgendo le pedine che sono alla base degli equilibri tecnici (Maxi Lopez, Ricchiuti, Biagianti) e caratteriali (Mascara) della squadra. I mugugni d’uno spogliatoio che non ha mai accolto di buon grado il calcio proposto dal nuovo tecnico. Gli sproloqui dei propri tesserati alla stampa, i provvedimenti duri adottati, quindi il tentativo di conciliazione col tecnico, infine la separazione.

Non senza aver prima ceduto Barrientos. Perciò ritrovarsi con una squadra spremuta all’osso sotto il punto di vista atletico: 60’ sulle gambe ed una sequela imprevista di infortuni, allungatasi ulteriormente dopo la sfida contro il Milan, che costringerà Simeone a sfoltire la Primavera per rimpolpare le fila della prima squadra proprio in prospettiva di due gare fondamentali, da giocare in soli sette giorni. Cesena, Bologna. Perché a 22 punti, l’unica prospettiva futura sulla quale concentrarsi è la salvezza; come se nei passati 5 anni non si fosse costruito nulla per ambire a qualcosa di più.

Sì può esser soddisfatti? No di sicuro; non per chi vede avvizzirsi in un ramo secco i sacrifici che avrebbero meritato altri, e tanti frutti. Se mai n’avesse alcuno ancor dubbio: Il malumore sugli spalti è pienamente condiviso, con le maschere che impone il ruolo, anche nelle stanze dei bottoni. Ed a pancia vuota fa più male lo stomaco del padre che non quello dei figli.

I momenti, come le persone, vanno prima capiti, e poi interpretati avendo chiaro il proprio ruolo nel contesto, gli effetti delle proprie mosse sullo stesso. “Dobbiamo stringere i denti, esser lucidi, non permettere al momento di prendere il sopravvento”: Le parole più semplici e più sagge, in questo momento, insieme a “Benvenuti Schelotto, Lodi e Bergessio. Grazie Mascara, Addio”.

[Marco Di MauroFonte: www.mondocatania.com]