Catania: presentato il cda

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MASCALUCIA (CT) – Non è la solita conferenza stampa. Ed in ragione di quanto visto e sentito, è facile dedurre fosse nelle intenzioni di chi l’ha indetta e condotta: sorprendere. Un colpo di scena dopo l’altro, di quelli che possono lasciare esterrefatti solo chi assiste allo spettacolo dalla platea, non certo chi l’ha ideato, progettato e ne ha seguito la costruzione in ogni minimo dettaglio, e non da mesi, da anni. É questo che si è voluto dimostrare e sottolineare più volte: mentre l’attenzione di tutto il mondo catanese era rapita dall’immagine esteriore di una “squadra di calcio” che collezionava record su record, il Catania si trasformava dall’interno in quel che era progettato divenisse da sempre: un’azienda “multinazionale impegnata nel mondo del calcio”.

É questa l’immagine che il Catania dà di sé, per la prima volta, dall’inizio alla fine della conferenza stampa in cui viene presentato il cda. Ben altra immagine rispetto a quelle registrate in passato, che hanno partecipato alla sorpresa della platea. Non sembra più di assistere alla conferenza di una società di calcio che semplicemente modifica il proprio assetto dirigenziale, no. Tanto che la definizione dirigente, ben inflazionata in passato, è strategicamente accantonata (salvo un.. lapsus?), insieme alla figura del direttore generale. Non è un caso. Si parla di consiglio di amministrazione: di consigliere, amministratore e vice presidente. É la prima volta che accade, al Catania. É la prima volta che il Catania si presenta come si presenterebbe una grande multinazionale impegnata in qualsivoglia settore.

Non è la prima volta per il presidente Pulvirenti, per lui no. Ed in ragione di quanto fatto, nella sua lunga carriera di imprenditore, è facile dedurre come ciò che per molti resta una sorprendente rivoluzione, altro non sia che una preordinata e progressiva evoluzione aziendale, scandita da traguardi intermedi in cui attori diversi hanno collaborato, più o meno consapevolmente, allo sviluppo parziale del progetto di cui solo l’ideatore ha sempre saputo e mantenuto lo stato dell’opera e la visione globale. Quella che molti hanno frainteso, distorta dal velo sotto cui si nascondeva, quella che altri hanno travisato con la propria immagine, quella che invece per anni ha atteso, paziente, dietro le quinte, come spesso ha fatto il presidente, dietro un direttore.

Ha atteso dapprima il momento del suo completamento, quindi il momento più adatto per svelarsi agli occhi, naturalmente sorpresi, del nostro mondo. É così che prendono senso i sette anni di sofferta costruzione, con Pietro Lo Monaco, l’uomo giusto al momento giusto: Serie A, miglioramento del parco giocatori, radicamento nella categoria e nel territorio, edificazione del centro sportivo. Tutto quanto detto nella conferenza d’insediamento, anno 2006. Dal momento in cui quello stato intermedio dell’opera è raggiunto, l’uomo giusto non è più Pietro Lo Monaco ma Sergio Gasparin, ancora un direttore, sotto la cui gestione attendere il momento più adatto, l’occasione giusta materializzatasi con la disponibilità di un leader di mercato, quale Pablo Cosentino (non un semplice addetto od esperto) a collaborare non come esterno, ma “sorprendentemente” come interno.

Non c’era più un momento da perdere in formalità od attese. Bisognava cogliere l’uomo (inteso) giusto al momento giusto, ma non più solo “per il momento”, come gli altri, ma per qualcosa di più. Per questo a Cosentino, va qualcosa di più di quanto mai concesso ad altro “uomo del presidente”: il ruolo di vice. Ed insieme a questo, le deleghe sulla progettazione e sul mercato che rendono Sergio Gasparin l’uomo giusto nel momento sbagliato. Il congedo dell’ultimo direttore è l’ultimo atto della fase cantiere. Non a caso, la prima conferenza stampa che la segue, svela al di là dell’apparenza che non v’era motivo di reggere più, la struttura definitiva, le vere ambizioni, la visione d’insieme dell’azienda costruita da tanti, progettata da pochi, ideata da un sol uomo, quello che ne ha sempre tenuto il comando, al di là delle apparenze, quello che finora, momentaneamente ne aveva sempre delegato il comando, l’uomo giusto in ogni momento, lo stesso che al momento giusto si è svelato insieme alla sua creatura presentandosi, come mai prima, agli occhi sorpresi del mondo presente.

[Marco Di Mauro – Fonte: www.mondocatania.com]