Catania: scuola di equilibrio ed incertezza

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CATANIA – Quattro giornate. Troppo presto per il formarsi di giudizi pieni e definitivi. Ma abbastanza per esprimere un primo parere su come il gruppo sta lavorando e su come tatticamente il Catania di Montella sta plasmando il suo gioco. Quella di Novara sara’ una partita importante soprattutto dal punto di vista psicologico. Dopo il ko infrasettimanale di Genova, auspicarsi un Catania piu’ logico e meno impaurito e’ piu’ di una speranza. Il loop di risultati e prestazioni negative in trasferta deve essere cancellato anche perche’ e’ impensabile che, con gli stessi 11 (o quasi) in campo, la squadra offra prestazioni cosi’ positive in casa e di opposte fortune in trasferta. Proviamo a farne una questione di certezze e abbozziamo una analisi tecnico-tattica basata su alcuni spunti di riflessione. Almeno sul piano dell’equilibrio e della capacita’ di fare gioco.

Certezze

Ripartiamo da questo. Tralasciando la partita contro il Genoa, il primo Catania di Montella gioca sempre con un 4-3-3 votato al possesso palla. Poche le sostituzioni degli interpreti in difesa, piu’ rotazione a centrocampo e in attacco. In mezzo al campo il turnover e’ dovuto forse piu’ agli infortuni che alla voglia di cambiare, in attacco la varieta’ di soluzioni permette all’allenatore di sbizzarrirsi.

Attualmente, gli insostituibili sono pochi. La coppia centrale Spolli-Bellusci ha finora fatto abbastanza bene. Gomez nel tridente e’ l’unico a cui Montella raramente fara’ tirare il fiato. Per il resto non ci sono titolari. Almeno cosi’ sembra.

E forse, finalmente, per la mentalita’ della squadra tutto cio’ e’ un bene. Guadagnarsi la fiducia dell’allenatore sulla base del lavoro svolto in settimana e’ fonte di motivazione per tutti. Anche per quelli che, più nell’immaginario collettivo che non nella realtà, il posto parrebbero averlo garantito. IIn virtù di cosa, poi? Discorso attinente le situazioni Maxi Lopez e Andujar. Anche loro, se non giocano bene si accomodano in panchina. Ed e’ proprio questa certezza dell’incertezza che fa di questo Catania una squadra con una rosa piu’ lunga, piu’ compatta e votata all’apprendimento. Strategia che in passato non e’ mai stata digerita. Se Montella riuscira’ in questo, sul piano della mentalita’, ha gia’ vinto la più ardita delle sue scommesse.

Proprio per questo, a prima vista questo Catania e’ una squadra che, indipendentemente dagli interpreti, gioca molto piu’ la palla. Frutto della propensione dei centrocampisti a giocare senza preoccupazione e palla a terra, frutto di un assetto tattico diverso? O frutto di un approccio diverso di mentalita’? Le prossime partite, soprattutto quelle in trasferta, forniranno una risposta a questo quesito che lasciamo aperto anche a voi lettori.

Equilibri

Se da un lato abbiamo parlato di (in)certezze, quello che stupisce di questo Catania e’ pero’ l’approccio tattico. Questione di un lavoro basato sull’equilibrio tra i reparti. Con la Juventus e con il Cesena, si e’ potuta apprezzare una certa compattezza tra il reparto difensivo e il centrocampo. La costruzione del gioco parte da dietro. La riduzione del numero di lanci lunghi e la scelta di giocare con un regista davanti alla difesa, “alla Pirlo”, puo’ sembrare stonata ma e’ una innovazione dal punto di vista della mentalita’ di gioco. Negli anni passati, era un Catania votato all’interdizione dei vari Carboni e Biagianti; oggi non solo gestisce e costruisce rischiando di piu’ (i palloni persi da Lodi ed Almiron nelle prime giornate hanno fatto saltare le coronarie a mezzo Massimino) ma tenta di imbottirsi di qualita’ nella propria meta’ campo. Il regista ad esempio e’ spesso affiancato da un altro interprete con i piedi buoni, capace di sbilanciarsi e proporsi nella fase offensiva. L’interditore invece gioca piu’ avanti; con compiti di pressing piu’ alto. Il Catania sembra, cosi’ voler rompere sul nascere le azioni avversarie e provare a ripartire piu’ vicino all’area avversaria. Non e’ un caso che un giocatore votato all’anticipo come Delvecchio abbia  giocato i suoi migliori minuti in maglia rossazzurra in una posizione meno “rischiosa”. Non gli si chiede di portare troppo palla ma di aggredire il portatore di palla avversario nella sua meta’ campo e inserirsi. Risultato: tanti palloni recuperati e il moltiplicarsi delle occasioni da gol, come quella che ha portato all’1-0 contro la Juventus.

Punto non meno importante, l’equilibrio: e’ garantito anche dal sacrificio dei due esterni che offrono la loro corsa sia nella fase offensiva che in quella difensiva. Non e’ un caso aver visto stremati Gomez e Catellani nei minuti finali dell’ultima sfida interna.

Nodi da sciogliere

Se di equilibrio si e’ parlato, un nodo cruciale sembra la ricerca dell’affinita’ offensiva tra gli esterni e la punta. Con Maxi Lopez, non sono sbocciate né rose né fiori d’altro genere. Nell’unica partita (probabilmente anche quella piu’ difficile) in cui, invece, ha giocato Bergessio, ci e’ onestamente sembrato che il gioco fosse piu’ fluido e il dialogo meno intermittente.

Difficile capire chi tra Bergessio, Maxi e Suazo sara’ il prescelto titolare. Probabilmente la competizione fara’ bene a tutti. Per adesso sembra che il “Lavandina” si sia guadagnato fiducia e pagnotta. Per un Catania che gioca tutto palla a terra, un incursore veloce e tenace come lui sembra piu’ in sintonia con le giocate veloci di Gomez & Co.

Catania di equilibrio e di incertezze, Catania chiamato adesso a confermare che le prime quattro giornate non sono state solo l’applicazione priva di originalità di un modo di giocare nuovo. Le sensazioni sono ancora ambigue, soprattutto a seguito della debacle contro il Grifone. La partita con la Juventus le ha solo allontanate. Crederci, in fondo non costa nulla.

[Federico Caliri – Fonte: www.mondocatania.com]