Catania: tre indizi fanno una prova. Ed il quarto?

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Giudicare? No, a quello pensa e penserà sempre il campo. Attaccare? Affatto, centravanti ne abbiamo anche troppi. Difendere? Neanche questo è il compito che meglio ci si confà. Allora mediare? Troppo complicata come “fase”. Suggerire? Sono altri e ben più esperti i consiglieri di Montella. Ed allora cosa?

Il termine giusto è osservare.

Osservare ciò che accade, analizzare quanto accaduto, formulare domande a chi è in grado, per ruolo e conoscenze, di colmare le lacune che inevitabilmente si aprono tra ciò che par più logico ad un osservatore e ciò che par più giusto ad un tecnico.

Prerogative, compiti e competenze complementari alla base di uno scambio di vedute che solo se benaccetto, e da solo, ha il potere di condurre alla piena comprensione di quanto accaduto, del come, e del perché. Una risorsa, volta al miglioramento, non certo un ostacolo.

Prospettive che si incontrano e si completano.

Indispensabile, per far ciò, il rispetto reciproco di ruoli e professionalità distinte, che non si traduce in riverenza ma in fiducia, quella che impone ad un tecnico di portar avanti le proprie idee, se ne è convinto, ed ad un osservatore di perpetuare insistentemente una domanda, fosse anche sempre la stessa, ricorrente, quando la risposta data non ha la forza di raddrizzare in affermativo il punto interrogativo posto.

Senza la presunzione di voler esser nel giusto, né tanto meno di esserlo.

Se la visuale non è distorta, né distratta, se l’occhio è acuto e non pigro, trovare il punto comune, dal quale la visione dell’accaduto è completa, se non veritiera almeno verosimile, è il primo dei compiti da svolgere per farsi trovar pronti al prossimo esame.

E’ questo punto, è il baricentro logico a sfuggire, adesso, alla luce delle tre sconfitte consecutive in casa ed alle risposte che il tecnico dà ai microfoni e sul campo. Ragioni insufficienti, se confrontate con quanto osservato nelle ultime gare, a convincere che la soluzione ritenuta più logica, quindi adottata, sia anche la migliore.

L’analisi non sarà così elementare come appare dall’esterno, e non saremo noi (pletora di osservatori accreditati e non) tanto flemmatici dall’asserire “elementare, caro Vincenzo”, però non si può non osservare che tre indizi (Lanzafame, Potenza ed Alvarez) appaiono una prova concreta di come questo 3-5-2 non sia riproponibile privo di Izco; di come, per scardinare le difese catenaccio, il grimaldello Lopez sia più efficace del passepartout Bergessio.

Già, sembra un un controsenso vista la considerazione di cui questi giocatori godevano (da parte del pubblico, ma non solo) fino a poche settimane fa, ma è nell’estemporaneità della soluzione tattica, approntata su di una squadra pronta al 3-5-2 ma preparata sul 4-3-3, che la presunta infrazione viene condonata.

Non c’è un’alternativa al cursore di destra, e se il Catania senza Izco ne perde quattro su quattro non è certo questione di scaramanzia. Altro dato: La coppia ex San Lorenzo, Gomez – Bergessio, è in calo, principalmente per l’involuzione del “Papu” (che Montella ha riconosciuto “mi risulta esser successo anche gli scorsi anni”, ndr); utile da tener in campo quanto controproducente lasciar fuori l’altra, Lopez – Barrientos, dimostratasi in ascesa e più adatta a partite dove spesso è il singolo (vedi Ibarbo nel bene, od i pasticci difensivi contro il Chievo) a determinare il risultato.

Osservazioni comprensive di un Cagliari annunciato per sfacciato e presentatosi arroccato, degli spazi di manovra angusti lasciati da due cambi obbligati. Osservazioni ignare magari di tutto ciò che accade dietro le porte chiuse di allenamenti e spogliatoio; ma lì non possiamo né vogliamo arrivare. Osservazioni, una cosa è certa, che male non faranno, né pertanto vi è ragione di tacerle se le componenti riconosciute sono davvero cinque. Osservazioni disinteressate, volte ad interrogare per interrogarsi su cosa sia “meglio” per il Catania.

Sarà “meglio” ignorarle?! Bene, il nostro orgoglio non ne uscirà ferito, anzi: da scolari duri di comprendonio ma terribilmente diligenti chiederemo a chi è deputato a farlo, la pazienza di rispiegare una volta, ed una volta ancora, il nesso tra il meglio ed il logico, le parole e le prove. Se e fino a quando questo nesso ci sfuggirà, attenderemo con pazienza parole o fatti convincenti.

[Marco Di Mauro – Fonte: www.mondocatania.com]