Champion’s League, Milan-Barcellona: focus su centrocampo e attacco

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logo-milanUna premessa, comunque è d’obbligo: non è nostro compito quello di illudere chi leggerà questi articoli; anche se il Milan dovesse giocare al meglio delle proprie possibilità e indovinare tutte le mosse tattiche, è bene rendersi conto che la distanza tra le due squadre sarà comunque altissima e dunque solo unendo una partita perfetta con una abbondante dose di fortuna il Milan potrà riuscire nell’impresa di scavalcare i catalani.

PALLEGGIO E MOVIMENTO SENZA PALLA – Parlare delle doti in fase di palleggio del centrocampo blaugrana cela sempre con sé il rischio di scrivere una serie di ovvietà infinite: Tutti conoscono Xavi, Iniesta e le loro grandi doti di gestione del possesso palla, sulle quali dunque non intendiamo dilungarci oltre. Rispetto agli anni scorsi, il Barcellona attuale tende ad accentuare ancora di più questo aspetto, poiché sempre più spesso Iniesta viene spostato nel tridente offensivo e viene inserito nel ruolo naturale di quest’ultimo Cesc Fabregas, altro grandissimo palleggiatore, molto abile nel fraseggio breve. La linea mediana si completa solitamente con un giocatore meno tecnico ma capace di fare filtro [Sergio Busquets dovrebbe essere il titolare prescelto per questo ruolo], che viene solitamente schierato davanti alla difesa: E’ spesso il calciatore del reparto che rimane più arretrato, partecipa alla fase di costruzione del gioco come del resto tutti i giocatori in campo e si occupa di prevenire un’eventuale ripartenza avversaria. Si tratta quindi di un giocatore fondamentale per cercare di garantire un equilibrio ad una squadra che solitamente è in perenne proiezione offensiva. 

L’altro aspetto fondamentale dei movimenti del centrocampo catalano è il movimento senza palla, sia in fase di possesso che in fase di non possesso. Questi movimenti, eseguiti in fase di possesso, garantiscono imprevedibilità alla manovra blaugrana, e implicano il fatto che contro il Barcellona spesso bisogna prestare più attenzione ai movimenti di chi non è in possesso della sfera: in più di un’occasione i gol della squadra spagnola sono stati generati da un inserimento senza palla di un giocatore di cui la squadra avversaria aveva perso la marcatura.

Ma forse più importante per comprendere come possa avere equilibrio una squadra con così tanti palleggiatori è osservare i loro movimenti in fase di non possesso: per reggere una squadra senza veri interditori [tranne Busquets che comunque non è un mediano puro] è necessario che tutti i giocatori eseguano movimenti di ripiegamento e presidino in modo efficace la zona di campo di loro competenza. Solo abbinando questa disciplina tattica ad una condizione fisica sempre ottimale, il Barcellona riesce a sviluppare il proprio gioco senza risultare sbilanciato. Raramente infatti si osserva, in fase difensiva, un Barcellona disordinato, ed è proprio la grande applicazione tattica l’arma che permette a giocatori che non hanno caratteristiche adatte all’interdizione di riuscire a risultare efficaci anche in fase di recupero della sfera.

COME METTERLI IN DIFFICOLTÁ –La prima cosa in cui il Milan deve confidare è innanzitutto di non incontrare un Barcellona al meglio della propria condizione fisica. Se andiamo a rivedere il doppio confronto dell’anno scorso tra Barcellona e Chelsea, occasione nella quale la squadra allora allenata da Di Matteo riuscì nell’impresa di eliminare i catalani, notiamo che in entrambe le sfide il Barcellona era in evidente calo fisico, probabilmente logorato dall’intensa stagione che stava affrontando. Purtroppo questa è un’eventualità piuttosto remota: infatti la situazione della scorsa stagione era completamente diversa, dal momento che la posizione in campionato della squadra catalana la obbligava a impegnare notevoli forze in un tentativo di rimonta nei confronti del Real Madrid. Quest’anno la situazione nella Liga parla di un Barcellona che ha già acquisito un notevole vantaggio e può dunque concentrarsi sulla coppa. Diventerà quindi fondamentale opporre al loro rigore tattico la superiorità numerica in ogni settore. La linea di centrocampisti del Barcellona è a tre, dunque uno dei due esterni del tridente dovrà a turno sacrificarsi e dare una mano a centrocampo ai propri compagni di squadra. In generale, bisogna dunque evitare situazioni di parità numerica o ancora peggio di inferiorità numerica, preparando minuziosamente i movimenti in appoggio per tutte le zone del campo. Un esempio potrebbe essere ricavato da Milan-Manchester United del 2007, partita che terminò 3 a 0 e che vide probabilmente la miglior versione del Milan targato Ancelotti. In quell’occasione i rossoneri riuscirono ad avere la meglio proprio creando superiorità numerica in tutte le zone del campo: Gattuso scalava nella zona di Oddo quando gli inglesi attaccavano da quella parte, Seedorf arretrava sulla linea del centrocampo per aiutare il mediano calabrese, Kakà copriva la zona lasciata libera da Seedorf , l’unica punta rossonera arretrava qualche metro nel tentativo di primo pressing e così via. Solo con un sistema del genere, che ovviamente è molto dispendioso dal punto di vista fisico, il Milan potrà mettere in difficoltà in Barcellona: se si accettano situazioni di parità numerica sarà molto difficile competere sullo stesso livello dei formidabili palleggiatori avversari.

Abbiamo usato il termine manovra offensiva non a caso: quando si parla del Barcellona e si vuole analizzare l’attacco infatti, più che del reparto offensivo in particolare è bene parlare della fase offensiva nel suo complesso, posto che il Barcellona attacca tipicamente portando tantissimi uomini nella metà campo avversaria. Infatti, nella maggioranza dei casi, sono almeno sei gli uomini con compiti difensivi: a turno uno dei due terzini [a volte anche entrambi insieme], i tre uomini del tridente e i due centrocampisti abili nel palleggio sui tre tipicamente schierati dalla formazione catalana.

INDIVIDUALITA’ E MANOVRA CORALE – É questo il potentissimo mix che rende quasi irresistibile la fase offensiva del Barcellona, la base dei tantissimi successi conseguiti dalla squadra catalana. Il Barcellona può contare su plurime armi offensive, e può pervenire al gol sia sfruttando la manovra, sia sfruttando una delle tante individualità presenti in rosa.

I due aspetti non sono peraltro scollegati: il gioco è concepito per esaltare le individualità dei singoli. Più precisamente, e in questo sta il principale merito di Josep Guardiola, è stato scelto di puntare su un giocatore giovane e dalle grandissima potenzialità come era Messi, e gli si è costruita intorno una squadra su misura, fatta apposta per esaltare le caratteristiche in cui eccelle il campione Argentino, ovverosia il gioco rapido, palla a terra, fatto con lunghissimi fraseggi spesso di prima. Non pensiamo di fare un torto alle grandi qualità di Messi se diciamo che parte del suo successo deriva appunto dal giocare in una squadra costruita apposta per esaltarlo, ma anzi di fare un complimento ad una squadra che ha scelto una linea sicuramente vincente ed efficace, che le altre grandi squadre dovrebbero ricalcare: ogni top team dovrebbe trovare un calciatore in grado su tutti di fare la differenza e metterlo nelle condizioni migliori per esprimere il suo talento.

Ne deriva una formazione che raramente si affida alle giocate del singolo per arrivare al gol, ma molto più spesso è attraverso una manovra di logoramento che si riesce a far scoprire il fianco all’avversario: controllare il pallone e prolungare all’infinito la lunga serie di passaggi a cui ci ha ormai abituato il Barcellona comporta che l’avversario debba sempre tenere il livello della concentrazione altissimo e preoccuparsi costantemente del posizionamento in campo. Marcare il portatore di palla, ma nel frattempo non dimenticare il resto della squadra avversaria che spesso fa un grandissimo movimento senza palla allo scopo di cercare il varco che prima o poi nell’arco dei 90 minuti inevitabilmente gli verrà concesso: è un esercizio dispendioso dal punto di vista sia fisico che mentale, e implica un grande affiatamento di squadra, dal momento che ad una manovra così corale ci si può opporre solamente avendo fiducia nel posizionamento corretto dei propri compagni e studiando attentamente tutti i movimenti da eseguire in ogni singola situazione di gioco. L’attacco del Barcellona è così formidabile proprio perché non da nessun punto di riferimento all’avversario, e qui sale in cattedra Messi, vero e proprio maestro nel cercarsi la posizione adatta sul terreno di gioco e a cui l’allenatore concede una libertà tattica praticamente illimitata: il campione Argentino infatti è libero di decidere se arretrare per prendere palla, se mantenersi alto, se spostarsi in una zona laterale; non viene imbrigliato da consegne tattiche precise, proprio perché il suo allenatore conosce la grande capacità di leggere la partita e di trovare sempre la posizione ideale per rendersi letale.

COME FERMARLI – Rebus quasi inestricabile quello a cui devo fornire risposta: in tantissimi ci hanno provato mettendo in campo le soluzioni più disparate, in pochissimi ci sono riusciti. Anche in questi giorni in molti si sono sentiti di proporre le loro personalissime idee, come il presidente Silvio Berlusconi, il quale ha dichiarato che secondo lui bisogna prevedere una marcatura a uomo su Messi. Il problema è che Messi non è l’unico pericolo in campo, e concentrarsi troppo su di lui potrebbe voler dire concedere qualcosa ai suoi compagni di squadra, anch’essi abilissimi negli inserimenti e nelle conclusioni a rete. Per quanto riguarda Messi, il movimento di gran lunga più pericoloso che effettua è quando si abbassa sulla trequarti per trovare maggiore libertà: NON BISOGNA CONCEDERGLI DI ACCELERARE. Questo implica che, sia che Allegri opti per una marcatura a uomo oppure per una marcatura mista, a seconda della posizione dell’Argentino in campo, quando Messi si abbassa un uomo deve incollarsi al 10 del Barcellona e deve limitare fortemente la propria possibilità di controllo palla: l’ideale sarebbe quello di impedirgli di girarsi e puntare la porta. Allegri dovrebbe quindi provare e riprovare questa situazione di gioco, e unitamente ad essa, studiare un complesso sistema di movimenti in modo da far scalare in modo corretto i propri centrocampisti a supporto della difesa, con lo scopo di avere la superiorità numerica in ogni zona del campo ed in qualsiasi situazione tattica si presenti.

Ovviamente tutto questo prevede un lavoro assai complesso ma anche fortemente stimolante per un allenatore, ma il problema è che inevitabilmente non sarà possibile, conoscendo le doti dei calciatori avversari, ottenere tutto questo per ogni azione offensiva della squadra avversaria. Ed allora in queste situazioni ecco che verrà utile il principale difetto della squadra catalana: la leziosità sottoporta. Molto spesso infatti il Barcellona è vittima della sua stessa trama offensiva, talmente esasperata che a volte porta i giocatori a sviluppare in modo eccessivo la lunga serie di passaggi e a giocare così a favore degli avversari: i rossoneri quindi non dovranno mai avere fretta di togliere il pallone agli avversari, e dovranno preoccuparsi di chiudere tutte le linee di passaggio piuttosto che rischiare l’intervento diretto: è facile infatti che nell’uno contro uno vengano esaltate le grandi doti nel dribbling dei blaugrana ottenendo così di perdere il confronto e rischiando una situazione di superiorità numerica a favore del Barcellona.

Ultimo consiglio che mi sento di dare è quello di non scendere in campo con una mentalità solo difensiva: va bene non aver fretta di recuperare il pallone, ma essere eccessivamente passivi potrebbe essere un errore incredibile contro una squadra costruita apposta per scardinare una difesa schierata [anche se in Spagna, è bene dirlo, nessuna difesa ha il rigore tattico delle squadre Italiane e negli ultimi anni di quelle Inglesi, ragion per cui il Barcellona quando affronta squadre del nostro paese trova sempre difficoltà]. Difesa ordinata dunque, ma anche grande aggressività sull’uomo per non permettergli di ragionare liberamente e per cercare di recuperare il pallone e lanciare un contropiede. In questo senso le frecce all’arco di Massimiliano Allegri potrebbero essere El Sharaawy e Niang: non bisogna aver paura di puntare sui giovani, il Milan è di sicuro atteso da una partita molto dispendiosa dal punto di vista fisico, e la grande freschezza atletica dei due potrebbe rivelarsi un’arma a favore dei rossoneri. Oltretutto, entrambi sono abituati già nel nostro campionato ad eseguire i movimenti di ripiegamento che potrebbero rivelarsi fondamentali nella tattica rossonera.

[Alessandro Alampi – Fonte: www.ilveromilanista.it]