Chiamatelo SHOW-pero, altro che sciopero..

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Il biasimo è qualcosa che al momento mettiamo di lato, perché chi fa populismo ha sempre qualcosa da farsi perdonare. È più intrigante invece provare a farsi delle domande, farsi quelle giuste, per instradarsi verso una comprensione, forse non globale ma quantomeno non banale. Evitiamo di parlare di sciopero perché la giornata slitta e non salta, nessuno perde un euro per questa battaglia, né club cui non mancheranno introiti né tesserati che successivamente garantiranno la prestazione. Parliamo piuttosto di “Show-pero”. La tempistica, la teatralità e il contesto intorno dipingono proprio questo.

Che timing per l’entrata. Perché  mai proprio adesso, ad un paio di giorni dall’inizio del campionato? A meno che si temessero scontri e agitazioni popolari, non ha alcun senso a parte quello di alimentare false speranze. Hanno creduto entrambe, Aic e Lega, che la controparte bluffasse, e sono andate fino in fondo aspettando un passo indietro che non c’è mai stato? Solo un cruccio rimane alla curiosità di noi tutti credo: ma di cosa avranno mai parlato nelle riunioni in Lega fino ad ora? Dell’articolo sette del nuovo contratto collettivo di sicuro no, altrimenti sai che belle conversazioni: “Si”, “No” , “Si”, “No”, “Ci aggiorniamo alla prossima riunione”. Ma che vuoi aggiornare?. A metà tra uno sketch di Mara Maionchi e un film di Aldo, Giovanni e Giacomo: “Tommasi, la vostra posizione?”, “Per me è NO!”; “Galliani, per lei?”, “No no, si si”, No no, o si si?”, “No no è un intercalare, si si un’affermazione”.

Che spettacolarizzazione per lo sviluppo. Uno sceneggiato a puntate, solo che appena finiva il riepilogo dell’ultima c’erano già i titoli di coda. Tutti bravi a far buon viso a cattivo gioco e a scaricare la responsabilità (vera o presunta) dello stop! Che poi non è neanche uno stop, è più un pit-stop. Ma se non s’è trovato l’accordo in 12 mesi di trattative (?), basta una giornata di campionato a mettersi d’accordo? Allora che si dica: “Fino a che non si trova l’accordo non parte il campionato”, sarebbe stato se non condivisibile, almeno comprensibile. Questo invece è un dribbling alla logica, il doppio passo della ragione.

La scena del “delitto” invece è così adatta che a considerarla premeditata si farebbe un omaggio alla scaltrezza delle parti. Sciopera la Spagna, come un cugino neanche troppo simpatico che ti ricordi di avere in un momento di bisogno. Diverse ragioni e diametralmente distanti, un solo paravento per la figuraccia, che è una materia per i capifila tra l’altro. Aperta la breccia, indipendentemente dalle ragioni, passano tutti e con fare da uomini integri tra l’altro, come se per difendere un principio (da qualche giorno) non si temesse neanche lo sciopero. Una sorta di effetto a catena simile al vento di rivoluzione del Nord Africa di qualche mese fa. Hai capito certi dirigenti? A vederli forse non gli daresti due lire e invece … la storia insegna! Quattro telecamere e tutto è possibile, anche vedere Ulivieri travestito da Pannella che fa lo sciopero della merenda. Non si è capito se ha mollato lui dopo appena un paio d’ore o sua moglie voleva indietro la catenella del WC con la quale s’era legato al cancello delle FIGC.

Scioperi, articoli, Lega … sembra di sentir parlare di politica e invece discutiamo di un allenamento. Ma non staremo esagerando un attimo? L’allenamento! Non per sminuire l’argomento, ma è una materia per cui non si può trattare a campionato in corso? È pregiudizievole, o c’è adesso l’intesa o si ferma tutto? Neanche stessimo parlando del trasferimento coercitivo, che tra l’altro è un punto fermo di uno dei più grandi show sportivi al mondo, l’NBA. Qualcuno avrà sentito parlare del lock out che rischia di far saltare l’intera stagione, ma non riguarda né i trasferimenti né tanto meno gli allenamenti, ma il “Salary cap” (Tetto salariale). Questo breve accenno solo per informare che in NBA scioperano perché non più del 50% degli introiti circa può essere speso da regolamento per il monte ingaggi, contro il 70% di media in Serie A. Tra un po’ si sentirà dire: “Ma Amaurì che fine farà?”, “Eh, poveretto gli hanno dato il 7bis”;”Eh Marchetti?”, “Lui è uscito adesso, si è fatto un anno a Cagliari, l’hanno messo fuori per buona condotta, è andato alla Lazio di Lotito”; lo stesso Lotito che ha “dato” sei mesi a Pandev e quest’anno li rifila a Zarate forse, quando si dice “andarsela a cercare”. La Serie A ha ridefinito il concetto di spudoratezza.

[Daniele Lodini – Fonte: www.mondocatania.com]