Lazio, il punto: si fatica in campionato ma quanto pesa l’assenza di Klose

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logo-lazioQuinta sconfitta nel girone di ritorno, otto punti conquistati nelle ultime nove gare. La Lazio è in crisi e il tracollo interno, al cospetto di una Fiorentina bella e cinica, ha certificato quanto era già evidente da qualche settimana. Petkovic parla di stanchezza, l’Europa pesa, ma i numeri sono impietosi e meritano di non essere sottovalutati. La Lazio fatica, da gennaio sta tenendo un ritmo da bassa classifica, ha sperperato tutto il vantaggio accumulato in un girone d’andata d’applausi. Rewind. E’ il 13 gennaio, la Lazio batte l’Atalanta e inaugura con un successo il girone di ritorno: la banda Petkovic è seconda con 42 punti, la Juve è in testa a 45, mentre il Milan arranca a quota 31. Due mesi dopo lo scenario è cambiato, la Lazio ha perso terreno, è quinta,  ha ben quattro in meno rispetto al Milan che ora si gode la zona Champions. Meriti rossoneri, certo, ma anche demeriti biancocelesti. Ledesma e compagni hanno sperperato un patrimonio inestimabile, dopo la vittoria con l’Atalanta potevano vantare un sostanzioso vantaggio anche su Inter (4 punti), Fiorentina (7 punti) e Roma (10 punti). Sedici risultati utili consecutivi, poi la sconfitta con il Chievo ha aperto crepe profonde. La Lazio è in crisi, ha un punto in meno rispetto allo scorso anno, ecco i motivi.

SENZA KLOSE NON SA STARE – Non è un caso che, nel girone di ritorno, il tedesco abbia giocato solo 131’, collezionando due presenze contro Atalanta e Genoa. Senza Klose, la Lazio fatica. E’ un dato oggettivo, incontrovertibile. 10 gol in campionato e una media di una rete ogni due partite. Miro è il leader tecnico, il bomber, il giocatore in grado di risolvere le partite con una giocata, soprattutto in Italia dove gli avversari chiudono gli spazi e bloccano le fonti di gioco. Cavani non segna e il Napoli frena, Milito out e l’Inter precipita. E’ la legge del campione, non ha risparmiato la Lazio. In Europa, squadre come Borussia e Stoccarda, giocano e lasciano giocare, ma in Italia uno come Klose diventa vitale, lo dicono i numeri. Senza il suo numero 11, la Lazio non si ritrova: ha giocato otto volte vincendo in una sola occasione (contro il Pescara) e segnando cinque gol. Insomma i numeri sono inequivocabili. Floccari ha vissuto un periodo d’oro a cavallo tra gennaio e febbraio, ha segnato quattro volte in campionato, ma non trova il bersaglio da un mese. Kozak è ancora a secco, mentre Saha rimane un oggetto misterioso. Petkovic ha sempre cercato di allontanare lo spettro della “Klose-dipendenza”, ma l’assenza di Miro pesa e come nella scorsa stagione sta coincidendo con il periodo di flessione. L’anno passato, Reja dovette rinunciare a Klose per due mesi, disse addio alla Champions proprio in quei sessanta giorni. Petkovic conta le ore che mancano al rientro del suo campione, spera che la storia non si ripeta.

(NON) MERCATO – Lazio seconda, vetta lontana tre punti, Champions a portata di mano e mercato aperto. Era gennaio, occasione ghiotta per inserire un paio di elementi in grado di dare fiato ai titolari e offrire a Petkovic una rosa in grado di giocarsela al meglio su tutti i fronti. A Lotito si chiedeva uno sforzo: “La società è a disposizione, ma non si devono alterare gli equilibri dello spogliatoio”. Questo, in estrema sintesi, il messaggio che amava ripetere il patron biancoceleste. Ragionamento che, però, venne sconfessato da Petkovic alla vigilia di Palermo-Lazio: “Il gruppo è positivo che nessun giocatore troverebbe problemi arrivando qui”. Insomma, anche nella testa del tecnico c’era la sensazione che qualche puntello servisse. Alle 19 del 31 gennaio, invece, a Formello l’unico volto nuovo era quello di Pereirinha, arrivato al posto dell’epurato Cavanda, mentre Saha giungerà a Roma una settimana dopo per sopperire al vuoto aperto dall’infortunio di Klose. Il portoghese ha caratteristiche da esterno di centrocampo (era quello che serviva?), si sta adattando da terzino, mentre il francese ha collezionato 35’ in un mese e neanche contro la Fiorentina è riuscito a ritagliarsi spazio. Sarebbe stato utile altro, magari un centrocampista capace di dare il cambio di passo a una mediana lenta e compassata. Si è inseguito Felipe Anderson, non è arrivato, così come Yilmaz che scelse il denaro del Galatasaray, dopo un estenuante tira e molla tra Lotito e il Trabzonspor. Ora la Lazio recrimina, paga la stanchezza dei suoi giocatori chiave, lo ha confermato anche Cana: “C’è fatica sia fisica che mentale”. Gennaio era occasione da cogliere, per il terzo anno consecutivo si è scelto di non intervenire in maniera decisa. La crisi, ora, si fa sentire ancora più decisa.

EUROPA A DOPPIO TAGLIO – L’Europa League dà, l’Europa League toglie. La Lazio è in gioco su tre fronti, la Coppa Italia è archiviata fino a maggio, mentre la competizione continentale vive il suo momento clou. I biancocelesti sono con un piede nei quarti, il trionfo di Stoccarda li pone in posizione ottimale, all’Olimpico basterà gestire il vantaggio e domare la voglia di riscatto della squadra di Labbadia. La Lazio, però, sta pagando l’impegno europeo in campionato, non ha una rosa ampia, la stanchezza comprende diversi aspetti, non solo quello fisico. La partita, i viaggi, gli spostamenti sono elementi che, sommati, possono diventare un mix micidiale. Dopo la trasferta di Moenchengladbach è arrivato il tracollo di Siena, dopo Stoccarda ecco il ko contro la Fiorentina. Un caso? Difficile lo sia, lo evidenzia anche il rendimento in campionato dopo le trasferte della fase a gironi. La sconfitta contro il Genoa era arrivata a tre giorni dalla visita a White Hart Lane, lo scivolone di Firenze in seguito alla trasferta ad Atene e il pareggio scialbo di Bologna dopo il viaggio biancoceleste a Maribor.

Cinque trasferte europee e un solo punto conquistato in campionato. L’Europa si fa sentire, inutile negarlo, la Lazio sta pagando il doppio fronte aperto, non riesce a battagliare al massimo delle sue possibilità, sta perdendo punti per strada. La Fiorentina, per esempio, ha giocato in questa stagione –considerando anche la Coppa Italia, competizione nella quale i viola sono stati eliminati ai quarti- ben 13 partite in meno della Lazio. Un dato da non sottovalutare, un dettaglio non trascurabile. Petkovic deve fare i conti con un dispendio di energie psico-fisiche imponente, sta cercando di motivare il gruppo, di attingere al massimo dalla rosa, ma non le gambe non rispondono come accadeva fino a qualche mese fa. Hernanes è il simbolo di questa flessione. Il Profeta è appannato, è uno dei giocatori con il minutaggio maggiore, sta scontando gli impegni ravvicinati. L’Europa League sta regalando soddisfazioni, ma la rosa paga gli sforzi profusi per onorarla. Sicuri che a gennaio non servisse nulla?

[Marco Valerio Bava – Fonte: www.lalaziosiamonoi.it]