Lazio: Klose si racconta

222

logo-lazioMiroslav Klose, una leggenda del calcio nella storia della Lazio. Idolo incontrastato dei tifosi, simbolo della mentalità vincente. Dal suo arrivo nella Capitale, il tedesco ha indossato i panni del leader, con i suoi gol sta trascinando da una stagione e mezza la Lazio ai livelli più alti del calcio italiano e non solo. Il panzer si è aperto in un’intervista (lanciata oggi in esclusiva dalla nostra redazione) rilasciata ai microfoni di Lazio Style Channel, dove ripercorre i momenti salienti della sua carriera e confida l’amore per la città di Roma e i suoi “nuovi” tifosi. Si parte dalle emozioni della stracittadina, tornata a tinte biancocelesti dal suo arrivo nel campionato italiano: “Il derby non si può paragonare a quelli tedeschi, ho imparato solo qui in Italia qual è il significato di questo tipo di partite. E’ qualcosa di fantastico, le emozioni che ci sono le senti le settimane prima e anche quelle dopo. Vedere le facce sorridenti della gente arrivando a Formello è qualcosa di speciale. E’ anche per questo che si gioca a calcio…per rendere felici le persone”.

Campione dentro e fuori dal campo, il panzer ha in tasca un consiglio per ogni occasione, per ogni compagno: “Tento di aiutare qualunque persona, vecchia o giovane che sia, se ne ha voglia. Se vedo qualcosa che si può migliorare glielo faccio presente”.

DAI PRIMI CALCI FINO AL BAYERN – “Quando si è giovani non si sa mai dove va a finire il proprio percorso calcistico, uno si deve porre piccoli obiettivi. Bisogna fare tutto passo dopo passo, bisogna salire gli scalini uno per volta per arrivare in alto. Io ero pronto a fare questo, ho fatto tanti sacrifici, era molto importante per me rinunciare a tante cose quando ero giovane e ovviamente sto raccogliendo i frutti in questo momento della mia carriera”. Da grande professionista, il tedesco ha sempre dato tutto per ogni maglia indossata: “In tutte le squadre in cui ho giocato sono stato molto bene, ho giocato sempre con il cuore, uno è calciatore anche per questo. I tempi del Kaiserslautern? Era un periodo molto interessante, nei primi sei mesi giocavo nella seconda squadra nelle serie inferiori. Sette giocatori della squadra principale erano stati spediti al Saarbrucken, nel girone di ritorno sono stato promosso nel gruppo principale e ho potuto fare diciotto partite nella Regionalliga”.

Tanti i tecnici che hanno avuto la fortuna di allenarlo, uno su tutti però è stato fondamentale per Klose: “Tutti gli allenatori sono importanti, da tutti puoi imparare qualcosa ma quello decisivo è sempre il primo che incontri. Nel mio caso è stato Otto Rehhagel, che mi ha aperto le porte del calcio professionistico. Ero a Kaiserslautern, nella seconda o terza partita di Europa League contro i Glasgow Rangers in casa ho segnato ed è stato un momento veramente emozionante. Durante i primi cinque anni a Kaiserslautern ho imparato molto, poi ho fatto il passo successivo al Werder Brema dove sono rimasto per altri tre anni e poi il passaggio più importante al Bayern Monaco, cosa che mi rende orgoglioso”. Nelle file del Werder, l’esplosione come caponnoniere della Bundesliga: “Avevo un allenatore meraviglioso con il quale avevo un ottimo rapporto (Thomas Schaaf, ndr). Il titolo di capocannoniere è stato sempre un mio obiettivo e sono stato molto contento di esserci riuscito con il Werder. Il mio passaggio al Bayern? Beh, si va al Bayern per vincere qualcosa, quei quattro anni sono stati meravigliosi. Ho appreso molto, ho avuto allenatori interessanti, molto validi, è stato un periodo veramente bello. Per un calciatore è importante vincere titoli, questo con il Bayern era possibile e, come detto prima, sono orgoglioso di aver potuto giocare lì”.

L’ARRIVO ALLA LAZIO – “E’ stato un periodo emozionante, per la prima volta andavo a giocare all’estero. Trasferirsi con la famiglia, era assolutamente il passo giusto da fare, sto benissimo con i miei cari. La squadra mi ha accolto bene e quando alla fine riesci a dare il tuo contributo con i gol è ancora più bello. Olympia? E’ la nostra mascotte vivente, la vediamo tutti i giorni ed è qualcosa di molto raro in tutti i club”. Klose e Roma, il rapporto del tedesco con la Città eterna è fuori discussione: “E’ meravigliosa, ho avuto qualche occasione di andare in centro, di vedere alcune cose ed è semplicemente una città bellissima. Incontro con il Papa? E’ stato molto emozionante, per un cattolico avere la possibilità di incontrare il Papa è davvero magnifico, non lo dimenticherò per tutta la vita”. Tra i vantaggi di essere arrivato in Italia, uno in particolare: “Tutto ha un buon sapore in Italia, qui si cucina molto bene. Non c’è un piatto in particolare che mi piace, apprezzo la pasta e credo di essere nel posto giusto”.

NATO PER SEGNARE – Killer sottoporta, l’unico scopo di Miro è quello di buttarla dentro…in qualsiasi modo: “Non ho fatto tanti bei gol, come ha detto sempre Gerd Muller: ‘il gol è gol, non importa se è bello’”. Glaciale davanti al portiere avversario, freddo come il ghiaccio nella vasca in cui si immerge dopo gli allenamenti: “La faccio dal 2006, l’ha introdotta Jurgen Klinsmann. Gli americani la utilizzano per riabilitarsi, ho visto che al mio corpo fa molto bene quindi ho mantenuto questa abitudine sino ad oggi”. Altra maglia, altre soddisfazioni uniche. Con la sua Germania, tra Mondiali ed Europei, Klose è l’unico calciatore della storia ad essere arrivato per cinque volte a disputare le semifinali: “Penso che questa sia tutta un’altra cosa. La Germania gioca un calcio meraviglioso, è molto importante giocare un bel calcio e andare il più avanti possibile, soprattutto nel Mondiale giocato in casa. E’ stato fastidioso uscire in quel modo in semifinale. Ovviamente è una cosa molto grande essere capocannoniere del Mondiale, qualcosa di unico”. Record su record, Klose è ad un passo da Muller per reti segnate con la maglia della Nazionale tedesca: “Penso che arriverà il giorno in cui supererò Gerd, o lo riprenderò, ma già gliel’ho detto: ‘è fuori discussione che i suoi record rimarranno sempre al primo posto’…è stato un giocatore fantastico”.

HOBBIES –  “La pesca è un hobby che pratico da vent’anni, insieme agli amici o da solo. Per me è una possibilità di rilassarmi e di rimettere i piedi per terra. Questo è molto importante per me”. Tra le mura domestiche, invece, con i figli gemelli Luan e Noah, non regna di certo la stessa calma: “Non c’è un gioco particolare, ma c’è sempre un casino a casa!”.

[Carlo Roscito – Fonte: www.lalaziosiamonoi.it]