Lazio-Udinese 2-1: la chiave tattica

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logo-lazioGiocare come se in campo ci fosse Stefano Mauri. La chiave del primo tempo scintillante della Lazio è tutta qui. Almeno a livello tattico, perché la parte maggiore l’ha recitata la convinzione mentale, la voglia di riscossa. Cosa c’entrano il capitano e la sua assenza? Chiedete ad Antonio Candreva, che dalla fascia destra è stato spostato a ridosso di Miro Klose. L’ha capito, Vlado Petkovic, l’ha testato duramente con mano contro la Juventus: senza Mauri, il centrocampo biancoceleste è tutto palla sulle fasce-cross-nulla di fatto. Allora ecco l’alchimia tattica, il modulo che non ti aspetti: niente 4-1-4-1 della vigilia, spazio a qualcosa di molto più simile a un 4-4-1-1. O meglio, a un 4-4-Candreva-1. Il centrocampista di Tor de’ Cenci ieri sera è stato il tuttofare della Lazio dalla cintola in su. Trequartista, esterno destro ma anche sinistro, seconda punta accanto al tedesco: prestazione superlativa, quella del nazionale azzurro, che alla straordinaria carica atletica esibisce un’intelligenza tattica da grande giocatore. Insieme a lui, funziona la scelta di schierare Alvaro Gonzalez sulla corsia destra, un po’ come il Tata gioca nel suo Uruguay. E funziona eccome la coppia in mediana Biglia-Hernanes: se esistesse uno strumento empirico per misurare la classe e la personalità di quei due lì in mezzo, sarebbe andato in tilt per sovraccarico dopo neanche dieci minuti. Il brasiliano in particolare parte arretrato rispetto alla Juventus e fa tutta la differenza del mondo. Il centrocampo nel suo complesso ha dimostrato che gli inserimenti senza palla sono ancora nel dna biancoceleste.

I RISCHI DELLA RIPRESA E LA CONSAPEVOLEZZA FINALE – Funziona anche la coppia Cana-Novaretti, anche se è più corretto dire che Lorik ha conferito sicurezza al compagno di reparto con la sua grinta e la sua precisione nelle chiusure. Di fronte un’Udinese impalpabile, la stessa che una stagione fa subì all’Olimpico un rotondo 3-0. Maicosuel evanescente, Di Natale non al meglio della condizione e ti chiedi perché Muriel sia partito dalla panchina. Se l’è chiesto anche Francesco Guidolin, è infatti ha inserito il sosia di Ronaldo nella ripresa. E la musica è cambiata. Complice la bravura del colombiano, ma soprattutto il mezzo harakiri compiuto dalla Lazio. Il gol preso ieri sera assomiglia per genesi a quello di Chiellini in Supercoppa: calcio d’angolo biancoceleste, dopo trenta secondi gli avversari festeggiano. Troppa foga agonistica nel cercare il 3-0, troppo sbandata e male assortita la coppia Dias-Novaretti, con il brasiliano subentrato all’acciaccato Cana. Petkovic corre ai ripari, passa al 3-5-1-1. I rischi però non scompaiono affatto, le amnesie di Dias e Novaretti potevano costare carissimo. Se per l’argentino vale il discorso dell’esordio, dal brasiliano ci si attende di rivederlo ai livelli di almeno due anni fa. L’inserimento di Biava a metà ripresa sarebbe stato salutare, ma Petkovic ha optato diversamente. La Lazio è uscita dal campo con i primi tre punti della stagione e una consapevolezza: riprodurre il gioco caratterizzato dai tagli e dai movimenti di Mauri si può, se Candreva continua in questo stato grazia. Alla lunga, anche un funambolo come Felipe Anderson potrà essere utile a questa causa. Sabato a Torino in casa della Juventus vedremo se Petkovic confermerà le felici intuizioni di ieri sera.

[Stefano Fiori – Fonte: www.lalaziosiamonoi.it]