L’unico Catania possibile è un Catania vincente

255

Riordinando le idee, due giorni dopo, la grande impresa del Catania contro la Juventus non viene né può venire ridimensionata in alcun modo, semmai rivista in ottica futura, incastonata nel cammino che porterà i rossazzurri, nelle prossime quattro giornate, a giocarsi tutto contro Cagliari e Roma in casa, Brescia ed Inter fuori.

Prima di cinque grandi imprese necessarie, indispensabili per conquistare la salvezza, il grande obiettivo, unico e solo.

Non è un punto, nemmeno quello conquistato a Torino, a poter metter al sicuro la classifica quando in palio ne restano ancora quattordici ed il margine dalle terzultime da quattro si è accorciato a tre. Ma è un punto pesante, che fa morale dentro e fuori dal campo: compatta la squadra come collettivo, restituendole convinzione nei propri mezzi, nelle proprie potenzialità, e ricarica le batterie non solo dello spogliatoio ma anche dell’ambiente tutto, proprio al momento della volata finale, quando di energie c’è più di bisogno, quando la carica agonistica può far la differenza.

Tatticamente, Simeone si conferma un allenatore in buona fede, capace di rilegger criticamente le proprie sceltecosì da porre tempestivamente rimedio agli errori. La partita, prima che i giocatori in campo, a raddrizzarla è proprio è dalla panchina, almeno quanto a complicarsela è Del Neri dalla propria.

Izco delude le attese, ma non va oltre le reali potenzialità di un giocatore “normale” che, come Capuano, stecca il suo ritorno da titolare se messo alla frusta contro giocatori più forti, inseriti in un collettivo più competitivo. Lo stesso esterno sinistro, dopo la prestazione orribile contro la Lazio, si riscatta coprendo in 3 contro 1 la palla del possibile 3-1 bianconero, esultando a ragione come un attaccante andato in goal.

Quattro goal, da riscattare, altri due sul groppone nei primi 45′ contro al Juventus. Non era facile scrollarsi di dosso il peso delle responsabilità, per di più dopo che nel pomeriggio tutte le dirette concorrenti erano riuscite ad andar a punti, complicando maledettamente la corsa salvezza. Eppure, nella disperazione, il Catania è riuscito a trovar la giusta dimensione, a tirar fuori anche in trasferta, anche dinanzi ad una “grande”, il carattere, la cattiveria, lo spirito di chi vuole salvarsi, lo spirito delle imprese viste al Massimino.

Una condizione psicologica frutto di un atteggiamento inedito, spensierato. “Abbiamo giocato 4-2-2-2” dice Simeone, bene.. continuiamo a giocare così. Non possiamo prescindere da un Gomez in questa condizione, ed un Bergessio come quello di Sabato sera può davvero risultare determinante, come Lodi, che val la pena tenere in campo a patto però d’esser maliziosi al limite dell’area, e prendersi qualche punizione da poter sfruttare. Correttivi ed atteggiamento che Simeone dovrà saper ricreare in campo, in forma di modulo e tattiche, rischiando certo, ma più di vincere che di perdere a quanto appare evidente dall’analisi dei fatti: Lecce, Genoa ed adesso Juventus.

Tre indizi che fanno una prova: Quando pensa solo a vincere (non avendo più niente da perdere), il Catania prende fiducia, la fa perder agli avversari e riesce a far girar palla come mai. Quando inizia a far calcoli sulla convenienza di non perdere, il Catania perde fiducia, sbaglia passaggi anche elementari, fa prender fiducia agli avversari ed inevitabilmente capitola.

Gli effetti sono evidenti, ed in altra maniera non si giustificherebbero le due reti, in rimonta, infilate all’Olimpico. Il Catania, in questa stagione, aveva segnato più d’una rete in trasferta solo a Roma e c’è da scommetter che ciò non sia in alcun modo legato alla cabala che vuole (e conferma) gli etnei imbattibili in casa della Juventus.

La sensazione dopo questo ennesimo pareggio, inedito nelle sue dinamiche, è che il Catania potrà festeggiare la salvezza solo se, nelle prossime due occasioni, riuscirà a schiodare il numero zero dalla casella successi esterni. Lavare quel che è una vergogna e dare un segno evidente di crescita, indispensabile per dimostrarsi degno, più delle altre concorrenti, di mantenere e meritare la categoria.

[Marco Di Mauro – Fonte: www.mondocatania.com]