Milan, il punto: prova di carattere in Champions

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logo-milanTra le note liete della serata contro l’Ajax l’atteggiamento della squadra dopo l’espulsione di Montolivo anche grazie alla carica trasmessa da mister Allegri

MILANO – Per i veri Milanisti, Milan-Ajax è stata una sofferenza nel vero senso del termine per tutti e 98 i minuti giocati. Nella sfida di Champions League contro i Lancieri, decisiva per l’assegnazione dell’ultimo pass per accedere agli Ottavi di Finale del torneo, ai rossoneri sarebbe bastato anche un pareggio, mentre gli olandesi erano obbligati a espugnare San Siro per rimanere nell’Europa che conta. L’espulsione di Riccardo Montolivo, arrivata al 22′, ha complicato e non poco i piani di Massimiliano Allegri, costretto a gettare nel cestino tutto il lavoro tattico preparato per la gara: da quel momento, il Milan ha deciso di giocare una partita totalmente difensiva, aspettando l’avversario dietro la linea della palla e cercando di colpire soltanto in contropiede. Citando una metafora tanto cara a Carlo Pellegatti, ieri i rossoneri hanno dovuto usare più lo scalpello di Michelangelo che il bulino di Canova, masticando filo spinato per tutta la durata della gara.

Molti milanisti hanno giocato gettando il cuore oltre l’ostacolo, offrendo una prestazione generosa e balda (Bonera, Poli e Balotelli ne sono straordinari esempi), ma il più scatenato tra i rossoneri non era in campo a battagliare contro gli eredi di Johan Cruijff: stiamo parlando, l’avrete capito, di mister Massimiliano Allegri. Il tecnico livornese è stato per tutta la gara l’undicesimo uomo in campo del Milan, caricando la squadra a suon di grida (il suo “Dai dai dai” è ormai un classico delle partite del Diavolo), ha spesso protestato nei confronti della sestina arbitrale e ha vissuto tutta la gara con un tasso elevatissimo di emotività. Ancora una volta, il Milan di Allegri ha dimostrato di essere una squadra che si esalta nelle sofferenze e nelle difficoltà, ma soprattutto di essere un gruppo dotato di grande carattere. Le sfide contro Celtic e Barcellona lo hanno dimostrato: se supportati da un alto livello di attenzione, gli allegriani offrono prestazioni toste e gagliarde, senza brillare dal punto di vista del gioco ma portando a casa risultati importanti.

A Massimiliano Allegri, tecnico al quarto anno di Milan, tifosi e addetti ai lavori imputano molte cose. Il Conte Max è accusato di non aver mai dato un gioco alla squadra, di non gradire calciatori con personalità troppo carismatiche e ingombranti, di preferire i muscoli alla qualità, di non riuscire a cambiare il volto alle partite a gara in corso (e spesso anche di sbagliare la formazione iniziale), oltre che di utilizzare i calciatori fuori dal loro ruolo naturale. Buona parte delle critiche possono anche essere condivisibili e suffragate dalla realtà dei fatti, anche se, in termini di risultati, Max ha centrato gli obiettivi prefissati dalla società in due dei tre anni in cui è stato seduto sulla panchina rossonera. Lo Scudetto al primo anno di Milan e il terzo posto in campionato nel 2013, arrivato dopo la tabula rasa dell’estate prima, sono due successi targati Massimiliano Allegri, il “bel ragazzo con la faccia da attore“, come definito da Silvio Berlusconi nel primo giorno del raduno estivo del 2010. Solo la storia potrà dare un giudizio sereno e obiettivo sull’operato di Allegri nei suoi quattro anni milanisti, ma una cosa è certa: la squadra ha dimostrato di avere carattere, il carattere del suo allenatore.

[Nicolò Esposito – Fonte: www.ilveromilanista.it]