Samp, dai preliminari di Champions alla serie B: il pagellone 2010 – 2011

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Curci 5: una buona metà stagione mette le pezze sugli errori commessi in Europa. Nel ritorno naufraga con il resto della squadra, palesando alcune gravi incertezze che contribuiscono al fallire le ultime occasioni per togliersi dalle sabbie mobili.

Non dà sicurezza al reparto, impreciso, tardivo, o addirittura assente sulle uscite, spesso e volentieri evidenzia un inadeguato posizionamento soprattutto sui calci piazzati. Andrà probabilmente altrove per non essere più una giovane promessa.

Ziegler 5: rifiuta tutte le offerte di rinnovo della società, resta alla Sampdoria e non parte nemmeno a gennaio, il suo futuro sarà altrove accasandosi a parametro zero. Non è sicuramente tra i peggiori, in campo l’impegno non manca, ma il giocatore ammirato nel girone di ritorno della scorsa stagione è un lontano parente. I cross scarseggiano, le conclusioni da fuori non fanno più male, in difesa ritornano gli errori di un tempo.

Gastaldello 5: infortuni e il rendimento della squadra non hanno aiutato, ma da giocatori di maggiore esperienza ci si affiderebbe per trascinare i giovani e risollevare la barca che sta affondando, invece, nel periodo di maggiore difficoltà, è andato completamente in confusione. Le frittate compiute su Giaccherini e Caracciolo rappresentano gli esempi più lampanti.

Lucchini 5: si alterna tra campo e infermeria, gli acciacchi fisici lo condizionano, costringendolo a chiudere molte partite prima del 90°. Al di là delle giustificazioni, anche il suo rendimento è stato molto al di sotto delle attese. Lentezza e chiusure tardive sono diventate fin troppo frequenti, l’ultimo derby lo ha confermato.

Zauri 5: professionalità e impegno all’ordine del giorno, ma l’età si è fatta sentire e tanto in termini di rapidità e puntualità.

Volta 5: un buon inizio di campionato aveva fatto pensare di avere già in casa un valido sostituto dei migliori Gastaldello e Lucchini, sebbene fosse soltanto alla prima stagione in serie A, invece la sua annata è andata palesemente in calando, evidenziando ingenuità, scarsa concentrazione e insicurezza per l’intero girone di ritorno. Sicuramente il tempo e le sue qualità sono dalla sua parte, ma a certi livelli non si possono commettere certi errori.

Martinez 5,5: non è sicuramente il difensore di prima fascia che la Sampdoria avrebbe avuto bisogno, ma, almeno finchè il fisico glielo ha consentito e seppure con qualche sbavatura, ha incarnato in campo quello spirito battagliero che dagli spalti si richiedeva a gran voce da tempo.

Laczko 5,5: spesso la Sampdoria è stata accusata di ignorare completamente il mercato estero, anche se giocatori non di prima fascia si possono trovare anche entro i nostri confini. Bisogna però ammettere che, nonostante l’inevitabile ambientamento con il calcio italiano e la situazione della squadra, si è ben disimpegnato ogni qual volta è stato chiamato in causa, mostrando personalità, spirito di sacrificio, buona spinta, mentre ha ancora molto da migliorare in fase di copertura.

Mannini 5: tra gli ultimi ad arrendersi. Il suo rendimento non è paragonabile a quello della passata stagione, dove i picchi avuti nei primi e ultimi mesi avevano largamente compensato il buio nella fase centrale. Quest’anno goal, cross e dribbling sono rimasti lontani ricordi, ma almeno è stato tra coloro che hanno gettato il cuore oltre l’ostacolo nelle ultime disperate partite.

Poli 5: avrebbe dovuto essere la stagione della definitiva consacrazione dopo l’ottima prima annata nella massima serie, invece infortuni, scelte di mister Di Carlo e carenze in fase di conclusione ne hanno rinviato la crescita. A meno di cataclismi, pare destinato ad una grande carriera, ma non dovrà più sbagliare…probabilmente lontano da Genova.

Palombo 5: da un Capitano, da un centrocampista nel giro della Nazionale, dal giocatore più noto nell’organico, dopo le partenze di Cassano e Pazzini, ci si aspettava sinceramente molto di più. Molte prove incolori, un solo goal realizzato, è rimasto coinvolto nel naufragio generale, ma raramente è riuscito a raggiungere, o ad andare oltre la sufficienza. Lo aspettiamo con noi per l’inizio della nuova stagione, come fecero Buffon e Del Piero per la Juventus, come del resto fanno tutte le vere bandiere.

Tissone 5: raramente si è dimostrato in grado di lasciare il segno, nonostante i mezzi tecnici non gli mancano. Anche durante l’assenza di Poli, ha faticato a ritagliarsi uno spazio nel ballottaggio con Dessena, l’espulsione di Catania è stata l’ulteriore macchia di una stagione negativa.

Guberti 5,5: dopo le cessioni eccellenti, era il giocatore più dotato tecnicamente rimasto in organico, ma è andato troppo ad intermittenza, non concretizzando la mole di gioco creata e finendo per intestardirsi in eccessivi dribbling. Resta comunque, tra coloro che hanno finito la stagione nella Sampdoria, il giocatore più prolifico. Provato in numerosi ruoli, ad esempio seconda punta e fantasista, ha reso meglio come esterno di centrocampo. Nelle gare finali avrebbe potuto e dovuto lasciare maggiormente il segno.

Dessena 5,5: riscattato un po’ a sorpresa in estate, non ha entusiasmato, ma nemmeno deluso. Come Guberti, è stato autore di una stupenda gara nel ritorno con il Werder. Nel corso della stagione non si è mai risparmiato in termini di impegno, grinta e corsa, da lui non ci si poteva sicuramente attendere l’ultimo passaggio, o il goal ad effetto, ma lui, il “lavoro sporco”, l’ha sempre fatto, con risultati alterni.

Koman 4,5: si è sciolto come la neve al sole. Dopo alcune prove discrete e un goal di ottima fattura a Kharkiv, è sparito dalla scena, risultando impalpabile e avulso dal gioco in tutte le occasioni in cui è stato poi chiamato in causa.

Cassano 6: prima del caos con la società, aveva alternato ottime prestazioni (vedi in trasferta con Inter e Juventus, in casa con la Fiorentina) a prove inguardabili (a Brema e Eindhoven). Non era sicuramente il miglior Cassano, ma era pur sempre un genio in campo e quanto ci è mancato…

Pazzini 7: è partito a fine gennaio, eppure è stato il miglior blucerchiato della stagione. Checché ne dica qualcuno, lui non ha smesso di giocare a giugno: 3 goal splendidi contro il Werder Brema, un altro meraviglioso con il PSV, altri goal pesantissimi che hanno tenuto la Sampdoria attaccata al treno salvezza fino alla penultima giornata grazie ai successi in quel di Cesena e Lecce. Anche senza Cassano, ha cercato ed è riuscito, seppure a fatica visto il non gioco della squadra, a timbrare il cartellino e finchè lui è stato presente, noi avevamo ancora una speranza, una pazza speranza.

Marilungo 5: in serie B aveva fatto benissimo, si riteneva avesse i mezzi tecnici per incidere anche nel massimo palcoscenico, ma, con la casacca blucerchiata, ha fallito numerosi appuntamenti, sbagliando occasioni da rete piuttosto semplici. Ceduto a sorpresa a titolo definitivo nel mercato di gennaio, ha proseguito in una stagione al di sotto delle attese anche tra i cadetti.

Pozzi 6: la doppietta contro la Juventus ad inizio stagione aveva fatto pensare ad una grande stagione, invece non è riuscito ad incidere durante la gestione Di Carlo, diverse le occasioni sprecate, poi lo spazio si è ridotto notevolmente e il lungo infortunio ha fatto il resto. Tornato prima del previsto in campo, è riuscito a farsi apprezzare dal pubblico per lo spirito di chi non molla mai, lottando su ogni pallone, e realizzando goal pesanti. Quello spirito, da solo, merita la sufficienza.

Macheda 3: un fantasma.

Maccarone 3: in letargo.

Biabiany 4,5: qualche isolato lampo in un buio pesto non dà ragione a chi lo ha pagato la bellezza di 7 milioni di euro. Con un ritardo di circa 4 mesi lui e la squadra avevano forse capito come andava sfruttata la sua velocità, peccato che la stagione ora sia finita.

Da Costa, Perticone, Semioli, Padalino ng

Di Carlo 4: se fosse almeno riuscito a dare un gioco e un’anima alla squadra, avrebbe avuto mille scusanti per lo scarso rendimento della squadra, che gli è stata smantellata a gennaio, invece, durante la sua gestione, non si è mai vista la sua mano. Confusione tattica, schemi provati, cambiati e ripresentati, squadra spesso incapace di reagire e un incalcolabile numero di sostituzioni tardive, o sbagliate. In qualsiasi altra piazza sarebbe stato esonerato ben prima.

Cavasin 4,5: non aveva tempo per dare un gioco alla squadra, da lui si richiedeva di trasmettere grinta alla squadra, invece in campo spesso e volentieri non si è assistito a nessuna reazione, fatta eccezione per la gara interna contro il Brescia e a sprazzi contro il Parma. 5 punti raccolti in un calendario dominato da scontri con le dirette concorrenti per la salvezza rappresentano un bottino davvero misero. Forse sul mercato c’era qualche tecnico più quotato, ma, a mio modesto parere, salvare un gruppo simile sarebbe stata un’impresa ardua per chiunque.

Gasparin 5,5: ha sbagliato la scelta del tecnico, Di Carlo ha fallito a Genova, ma almeno merita stima quando ha preferito rinunciare all’incarico, quando si è reso conto che non esistevano più i margini per poter svolgere il proprio ruolo come aveva invece inizialmente immaginato, pur di non condividere un progetto che faceva acqua da tutte le parti, come il campo ha puntualmente confermato.

Tosi 3: l’unico Doriano del quale non sentiremo la mancanza quando andrà a lavorare altrove.

La società 3: l’inadeguata sostituzione dello staff dirigenziale guidato da Marotta, il non mercato estivo e la mancanza di ambizione, la telenovela del nuovo stadio, la gestione del caso Cassano, il mercato invernale con piena operatività per Tosi, la svendita di Pazzini, la cessione di Marilungo con la politica sui giovani gettata al vento e operazioni in entrata incomprensibili a priori e fallimentari col senno di poi, la decisione di andare avanti senza un Direttore Generale dopo la partenza di Gasparin, il tardivo esonero di mister Di Carlo e la sua inadeguata sostituzione, la scelta di non partecipare al confronto pubblico organizzato dalla tifoseria, le dichiarazioni nei confronti di Cassano e Pazzini… direi che possiamo fermarci qui.

La tifoseria 8: non ce ne era bisogno, ma è giusto ribadirlo. È facile essere grandi in occasione dei successi, è molto più difficile esserlo nei momenti più bui, quando disperazione, dramma e paura prendono il sopravvento. Che ci giocassimo la Champions League con il Werder Brema, oppure la salvezza a Verona contro il Chievo, poco cambiava. I veri Sampdoriani erano presenti sempre, a testa alta, con orgoglio, con le lacrime agli occhi, hanno dato tutto quello che avevano dentro se stessi per aiutare la squadra ad uscire dalla crisi, facendosi trasportare da un amore infinito, una passione senza limiti e un attaccamento alla maglia che va oltre chi la indossi in campo, o chi lavori in società. Anche in occasione delle innumerevoli disfatte casalinghe, il tifoso Sampdoriano ha cantato, canta e canterà ancora, proprio seguendo le parole del Presidente, del Presidente Paolo Mantovani. Se ho una speranza? Rivederla tutta insieme a cantare per la Sampdoria nello stesso settore, pur continuando anche a contestare la tessera del tifoso, criticata dal sottoscritto in diversi editoriali.

[Diego Anelli – Fonte: www.sampdorianews.net]