Samp: l’importanza di chiamarsi Antonio

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Ammetto che quando fu annunciato che la Sampdoria stava per acquistare Cassano dal Real Madrid, in un primo tempo, esitai: era un giocatore che sembrava non aver più niente da dare al calcio, sfinito dai vizi. Lo vedevo come una probabile bomba ad orologeria all’interno del serenissimo ambiente blucerchiato. Già dopo pochi giorni, tuttavia, cambiai idea e fui pervaso da grande ottimismo: il giocatore sembrava allenarsi con dedizione mentre le prime notizie dei telegiornali sportivi erano sempre dedicate ai progressi dell’asso barese.

Adesso più passa il tempo e più sono entusiasta dell’acquisto di Cassano: un’operazione ad ora gratuita, che ha consentito alla Sampdoria di effettuare un cambio di marcia che l’ha portata a qualificarsi per il preliminare di Champions League. Certamente non è un merito suo esclusivo, tuttavia il contributo apportato alla causa è stato notevole nel corso di questi anni.

Non smetterò mai di elencare i vantaggi ottenuti in seguito al suo acquisto: i giocatori, se messi di fronte alla scelta di squadre di pari livello, preferiscono venire a Genova per giocare insieme al fuoriclasse barese, si veda Pazzini, e la Sampdoria viene menzionata il triplo delle volte nelle trasmissioni sportive e le viene dedicato uno spazio ban maggiore, che comunque, secondo me, non è ancora sufficiente.

Vorrei anche aprire una parentesi su lato umano di Cassano, l’unico giocatore, credo, vincolato da un rapporto di affetto con la piazza, più che da un contratto. Nonostante sia ormai infinita la lista dei giocatori, e non solo, che durante la stagione blandiscono i tifosi con continue dichiarazioni d’amore, salvo poi andarsene in estate dal miglior offerente, lui rimane sempre qui. Eppure le offerte non gli mancherebbero, così come non mancherebbero gli allenatori pronti ad accogliere a braccia aperte il “Cassano ritrovato”. Gli stessi che, magari, lo snobbavano tre anni fa.

Lui sa bene questo, è grato alla società che lo ha salvato quando tutti lo davano per finito, quando nessuno voleva più scommettere su di lui, e ricambia l’affetto di domenica in domenica. Quest’inverno c’è stato un momento difficile quando, a causa del poco spazio che trovava negli schemi della squadra, stava per accordarsi per un passaggio alla Fiorentina. L’affetto per la tribù blucerchiata lo ha fermato, lo dimostra la rocambolesca rottura della trattativa, e si è dimostrato disponibile a mettersi da parte per il resto della stagione. Fortunatamente, grazie al recupero della sua forma migliore, la situazione è cambiata. E noi lo sappiamo bene…

Cassano si sottrae alle logiche del mercato: per uno che rifiutò di entrare nella corte di Moggi perché la mamma gli aveva chiesto di non andare a Torino perchè faceva troppo freddo e i panni stesi si congelavano, per lui l’affetto del pubblico è un valore assoluto. E qui ha trovato gente pronta ad amarlo incondizionatamente. Antonio è spettacolare, un intrattenitore dall’inizio alla fine, non solamente durante le partite, ma anche fuori dal campo, un personaggio assolutamente trasparente, che dice quel che pensa, senza filtri. Cassano è così, è il volto pulito del calcio moderno.

Ultimamente lo guardo con dedizione durante gli spot televisivi di una nota televisione a pagamento e non posso fare a meno di pensare ai progressi che ha fatto la Sampdoria grazie a lui, non solo sul campo: ho avuto il piacere di vedere la nuova maglia -molto bella: è sempre un piacere vedere quei colori- e di vederla accostata a quelle dei “top team”. Non gli è servito molto tempo per riportarci in alto, anche negli indici di gradimento, e farci respirare un po’ di quell’aria d’alta quota che non si respirava da un paio di decenni, da queste parti. E gli sono serviti solo tre anni, pensate un po’ che cosa può combinare nei restanti, fino alla fine della sua carriera, che ha promesso di trascorrere ancora con noi!

[Federico Cabella – Fonte: www.sampdorianews.net]