Bologna, W. Fuochi: “Un finale in crescendo? Perchè no?”

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Il Bologna è reduce dallo storico successo in casa Juve che ha portato euforia nell’ambiente rossoblu. Questa vittoria ha il sapore più dell’impresa o della rivincita? Tutt’e due. E’ un’impresa che assomma mille rivincite: Calciopoli e il gol di Camoranesi al 95′, il mani e il non-gol di Zalayeta e il bagher di Del Piero prima del tiro di Candreva, tanto per stare a flash recenti.

Per questo, è probabilmente, in base a vicende pregresse che hanno mischiato torti e beffe, la vittoria più gustosa che oggi possa capitare al Bologna. Non credo insomma che battere Milan o Inter, per stare alle grandi, o alle “strisciate”, come le chiamano i tifosi che non le amano, valga quanto battere la Juve.

Numeri alla mano, ora a molti è venuto il voglino di pensare a traguardi insperabili a inizio campionato. Fino a che punto è lecito guardare ai piani più alti della classifica? Non credo si possa salire fino alla zona Europa, ma cercare di battere se stessi è ugualmente un obiettivo sano, per chi fa sport. Al Bologna chiederei, da tifoso, di cercare di eliminare quella brutta sensazione di fine corsa e ferie anticipate che ha accompagnato molti suoi finali di campionato vicini e lontani. Raggiunto l’obiettivo (o anche no, vedi un anno fa), la squadra ha spesso mollato. Ecco, sarebbe bello non ricapitasse. Questo è un gruppo giovane, affamato, di tanti ragazzi che hanno una carriera davanti. Magari è la volta buona che finiscono in crescendo. Sarebbe bello, anche senza star lì a pesare i punti sul bilancino.

Domenica arriva il Cagliari, che sarà un cliente tutt’altro che facile. All’andata era stata per ovvi motivi la partita di Sergio Porcedda. I buoni risultati della squadra costruita la scorsa estate stanno, secondo te, un po’ ‘sdoganando’ l’ex presidente rossoblu? Sulla qualità della squadra, o meglio su un suo futuribile luminoso assestamento, avevano contato più o meno tutti gli osservatori. Ricordo che personalmente definii il suo mercato “suggestivo”, anche per non cedere ad euforie precoci, perchè c’erano prospettive seducenti. Quel giudizio valeva allora e vale ora, ovviamente rafforzato dai risultati. Porcedda aveva immaginato un calcio diverso da quello che s’era fatto fin lì, per troppi anni, a Bologna. Non aveva i soldi per reggere quell’impegno, nessuno può vietargli di sostenere che li avrebbe trovati, in tempi meno stretti per l’incombere delle scadenze, peraltro note, ma negare le difficoltà, il suo cavallo di battaglia quand’era in sella, o ammetterle solo quando erano state scoperchiate dai mezzi di informazione meno proni, rende difficile “sdoganarlo”. Fra cent’anni, nella storia del Bologna, rimarrà nei libri d’oro, del suo breve mandato, un asterisco accanto ai punti in classifica. Il -3 di penalizzazione. Quella è roba sua e quella è roba che, appunto, resta.

Il momento positivo della squadra permette alla società di iniziare a pensare al futuro. Tempo un mese e, secondo quanto detto dall’ingegner Consorte, la situazione dei costi dovrebbe essere definitivamente a posto. Il famoso “briscolone”, quindi, non serviva veramente? Per me serviva (e serve). Per Consorte no, e i conti li ha in mano lui. Meglio così. Diciamo che la società dovrà prima o poi superare passaggi meno euforici. Ci garantiscono che ha le ossa forti. Benissimo.

Un altro tema in primo piano a Casteldebole è quello dei rinnovi dei contratti. Quelli di Di Vaio e Malesani sembrano procedere su due binari diversi: più spedito quello del capitano, con tempi leggermente più lunghi quello del mister. Di Vaio vuole fermarsi a Bologna, probabilmente anche quando avrà smesso di giocare. Malesani si ritiene ancora un capitano di ventura pronto a servire laddove l’avventura gli piacerà di più. Questa è piena di attrattive, ma altre ne possono arrivare, a un tecnico rilanciato in modo così fragoroso (e che dimostrò, agli avvii di carriera, di avere idee di calcio non banali). E’ diversa l’ottica dei due, diversi probabilmente i desideri, e sarà tutto ciò a dettare i tempi. Poi, Malesani ci aggiunge un doloroso ricordo personale, che fu un’incredibile retrocessione a Verona. C’è da capirlo se firmerà col gatto già nel sacco e le sue sono state perfino parole nobili. Utili pure, frattanto, a prender tempo.

[Redazione Zero Cinquantuno – Fonte: www.zerocinquantuno.it]