Catania, il punto: cercasi soluzione

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logo-cataniaCATANIA – Cosa resterà di questa trasferta di Torino? Poco, niente. E forse è anche meglio così, perchè il Catania sceso in campo è davvero lontano parente da quello che ci immaginavamo giocasse questa stagione. Un periodaccio, si dirà. Ma c’è modo e modo di perdere. Con la Juventus si è perduto senza neanche provarci. E fa male, molto male.

Pro (la voglia dei giovani)

Certo che trovare un Pro in questa gara troppo disastrosa è davvero un lavoraccio. Ma, nel marasma totale e nella pochezza di idee, qualcosa si salva. E’ la voglia dei giovani e di quelle che una volta erano considerate seconde o terze linee e che ora, complice anche una serie sfortunatissima di infortuni, ha spazio per dimostrare i propri valori. Parliamo di gente come Gyomber e di Keko, arrivati sotto altre gestioni di mercato e fino a qualche settimana fa considerati riserve delle riserve. Gyomber, pur stando in una difesa che si è arresa ben quattro volte, non ha demeritato e ha lasciato intravedere margini di miglioramento. Keko, pur stando nell’attacco peggiore della serie A, è l’unico che cerca quanto meno di inventare qualcosa di positivo. Gyomber e Keko rappresentano quella “voglia di fare” che forse manca in molti altri componenti della rosa. Una volta si diceva che sarebbero serviti 11 Baiocco al Catania. Oggi diciamo che contro il Napoli servirebbero 11 Keko.

Contro (esser vittime sacrificali)

Se i Pro erano difficili da scovare, i Contro sono fin troppo facili. La cosa che più colpisce è la poca convinzione nei propri mezzi. Una volta sfide contro la Juventus si affrontavano col sangue negli occhi, anche se i mezzi non erano di certo di prima qualità e i giocatori più che altro erano pezzi provenienti dalla B, vedi i tempi dei Caserta, dei Pantanelli e dei Silvestri. Magari poi si perdeva comunque a Torino contro i bianconeri, perchè ci sta, ma si usciva tra i complimenti degli addetti ai lavori. Oggi invece abbiamo una squadra composta da giocatori che hanno fatto la Champions, che hanno giocato nelle rispettive nazionali, che hanno disputato diversi anni di serie A e il risultato è il perfetto contrario: squadra che già si dichiara persa in partenza e tappeto rosso alla Juventus. No, questa non è la squadra che vogliamo.

Commento

Tanti problemi e poche soluzioni al momento. Il Catania 2013/14 non può e non deve restare una bella incompiuta, un palazzo con le fondamenta costruite e i pilastri ancora rinchiusi nel vagone trasportatore. No, il Catania deve reagire e lo deve fare anche nonostante la sfortuna di tanti infortuni (l’ultimo stop è quello di Bergessio). Ieri il momento riassuntivo di questo periodo è stata l’occasione di Almiron: Bonucci si incarta, Almiron si invola verso la porta avversaria ma misteriosamente tarda a tirare e si fa rimontare da Chiellini. Questo è il simbolo del “vorrei ma non posso” del Catania attuale. C’è una frase scritta dal romanziere Luis Sepùlveda che dovrebbe essere imparata a memoria dai nostri giocatori: “Sull’orlo del baratro ho capito la cosa più importante: vola solo chi osa farlo“.

[Diego Vitale – Fonte: www.mondocatania.com]