Catania, il punto: piccolo o grande?

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CATANIA Le prime due giornate di campionato hanno confermato le ambizioni di una squadra il cui potenziale resta altissimo per qualità di calcio prodotto e classifica. Un Grande Catania che non ragiona più da Piccola od una Piccola con Grande ambizione?

Piccolo quando si dimentica di essere il Catania, versione Montella o Maran che sia, quello che rientra in campo dopo l’intervallo di Roma con l’atteggiamento di chi vuol gestire. Vero, la Roma rivista al Meazza è squadra corazzata e a tratti indomabile ma schiacciarsi nella propria metà campo è un errore di mentalità. Grave. Gli errori tattici di schieramento commessi dall’undici di Maran si sono ripresentati nei minuti finali della partita con i rossoblu. Dopo il vantaggio di Bergessio. E dopo il magistrale disegno di Lodi. Andare in vantaggio e fermarsi, la lista dei difetti da correggere è ancora lunga. Perchè i centrali dal nulla iniziano a lanciare lungo quando sulla linea offensiva restano due “microbi” e un alfiere stremato? Perchè i centrocampisti provano a uscire dalla difesa  palla al piede rischiando di perdere in zona “rossa” il pallone? Perchè i reparti da tre diventano due con i centrocampisti schiacciati sui difensori?

Piccolo, diciamo. Da un lato è sacrosanto sottolineare l’indubbia capacità di reagire e di proporsi offensivamente. La banda di Maran in soli 180 minuti va in vantaggio quattro volte. Dall’altro è preoccupante, per quanto di preoccupante si possa parlare dopo solo due partite, notare che di quattro vantaggi, tre sono stati rimontati, e il quarto è sopravvissuto grazie a due miracoli di Andujar e a un ringraziamento alla traversa.

Grande. In altri momenti storici, ai gol di Osvaldo e Nico Lopez, il Catania si sarebbe sgretolato sotto la pressione e l’entusiasmo di un Olimpico straripante. Ma questo Catania ha reagito, cercando e rischiando l’impresa. Nè quello stesso Catania avrebbe cambiato il corso di una partita dopo un primo tempo chiuso in svantaggio con sei chiare occasioni e la rete avversaria con un tiro nello specchio. Ma questo Catania, anche qui ha reagito, tirando fuori il carattere e la cattiveria.

Piccolo, già perchè non bisogna mai dimenticar le origini. Se qualche anno fa il Catania si rendeva famoso per la capacità di far punti in casa ma l’altrettanta incapacità a collezionarne lontano da Fort Massimino, i rossazzurri restano ancora incompiuti perchè ancora celebrati se capaci di “titaniche” imprese come quella che si sarebbe potuta materializzare all’Olimpico alla prima giornata. Incompiuti perchè volare troppo in alto, non rimanendo umili, è un errore da evitare. Per competere nell’Olimpo del calcio, oltre alla solidità e la programmazione societaria, servono investimenti di ben altra portata.

Grande perchè dopo anni è oggi riconosciuta come piazza dove si lavora bene e dove si può costruire bel gioco, piazza nella quale è facile rilanciarsi o affermarsi senza fare una toccata e fuga. Diventare grandi significa crescere, costruire la certezza di non dover raggiungere il traguardo salvezza attraverso sudore e miracoli ma saperla programmare con obiettivi di breve e medio termine. Crescere appunto, gestendo le difficoltà che sono dietro l’angolo in un calcio impietoso che fagocita e punisce gli errori di investimento.

Piccolo, perchè per diventare un pò più grande bisogna continuare a lavorare e limare quelle mancanze in fase di gestione del vantaggio. Perchè per questo piccolo grande Catania, il cammino è appena iniziato e la scalata potrà farsi dura o leggera. Piccoli o grandi, il confine è davvero sottile.

[Federico Caliri – Fonte: www.mondocatania.com]