Catania: la coperta da tenere in equilibrio

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CATANIA Partire dall’asserto: “Vabbè, ma Udine era una trasferta difficile” sì può. Nove (con quella di ieri) gare vinte consecutivamente in casa, imbattibilità vigente da inizio campionato: le premesse per una gara non certo agevole c’erano tutte, inconfutabili. Da ciò ad assumere la sconfitta come esito conseguenziale ne passa e molto però: “perché partite per partire da sconfitti, meglio allora restare a casa”. Era questa la critica mossa al Catania di Baldini, di Zenga, di Atzori. È una critica questa, che non si può muovere al Catania di Montella che di partire, anche per Udine, parte determinato, convinto, e lo mostra sul campo: mettendo paura a Guidolin come a Luis Enrique.

Ma poi che succede? Come visto contro la Roma è all’ultimo, al momento di arrivare in porta, di arrivare al risultato, che i rossazzurri si perdono tra mille imbarazzi, incertezze, “emotività” dice il tecnico: sia quel che sia, si parte per vincere, ma ci si perde all’ultimo; si parte dalla difesa con la lucida strategia del goal, ma in attacco si perde di brillantezza, e con la brillantezza anche tutte le possibilità costruite. “E non è sfortuna”, Montella ha ragione anche qui, “e fa rabbia”, ed ha ragione ancora.

Strano però, strano ma vero: fino a qualche mese fa, poche partite fa, la coperta lasciva che il freddo battesse dal capo opposto: Fiacca l’interpretazione, prestante la risposta alla sberla subita: vedi Parma, vedi Lazio, vedi Napoli. Mettiamo di contro il disastro di Bologna, dov’è mancato tutto, dove proprio è mancato il Catania punto e basta.

L’impressione della “coperta corta”, di una squadra che stia esprimendo sul campo valori collettivi forse superiori alla semplice sommatoria dei singoli, avvalora l’ipotesi con cui spiegar il perché di tante contraddizioni che cadono e ricadono puntuali: ed il Catania subisce troppi goal, ma segna e vince. Ed il Catania segna troppo poco, ma subisce solo su calcio piazzato, già ma perde. Gomez non si tocca. Gomez non è più lo stesso. Il 4-3-3 non funziona, meglio il 3-5-2. Il 3-5-2 sì ma, meglio il 4-3-3, Lodi è utile solo su punizione. Lodi è imprescindibile in campo, tanto da esser il miglior marcatore.

La verità? Sta come sempre nel mezzo: sulla retta d’equilibrio, quella che il Catania dovrà cercare e trovare in pochi giorni dandosi anzitutto stabilità, nelle scelte d’organico, nelle scelte di modulo. Ledesma ed Andujar sono andati via, Sciacca e Keko anche, primi tentativi di far “ordine”, di scoprire le carte, di impostare una strategia per comprendere dove davvero questo Catania possa arrivare con, e dove questo Catania possa arrivare senza rinforzi, ed allora metter le pedine in fila, lungo la strada che porta al traguardo.

[Marco Di Mauro – Fonte: www.mondocatania.com]