Catania, storie di numeri 10: da Barrientos a Lodi

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logo-cataniaAmareggiato dall’affare Dica, Lo Monaco, decise di portare un suo di pupillo al Catania. Il nome è quello di Pablo Barrientos, infortunatosi mesi prima con la maglia del San Lorenzo e non ancora rientrato in campo. Mascara deve rinunciare alle legittime ambizioni alimentate dall’addio di Dica. Il numero 10 va al Pitu, con la ragione che “nella U20 argentina, tra Lavezzi e Messi, il 10 era suo”. I tifosi del Catania se ne convinceranno solo dopo più di qualche anno, quando Barrientos indosserà però la numero 28, ironia della sorte. Sarà la seconda annata no per un numero 10. É necessario un altro intervento al ginocchio operato e nuovamente infortunato. Barrientos non c’è, anche se tutti ne parlano. Mihajlovic, che subentra a Atzori, ritarda il suo esordio in maglia rossazzurra, che arriva solo alla penultima giornata di campionato. Giocherà uno spezzone anche nell’ultima. La condizione fisica precaria, dopo un anno pieno di sosta, non gli permette di esprimere neanche lontanamente il potenziale che gli riconosciuto. Non va meglio, quando, l’anno successivo, il gioco prosaico di Giampaolo mortifica del giocatore non solo la condizione fisica, anche la fantasia e l’estro che ne fecero il giocatore tanto acclamato in argentina e cercato con tanta ostinazione e per tanto tempo dall’allora direttore del Catania. Per Barrientos spazio solo in coppa, due presenze ed una rete, dove mostra, a sprazzi, le giocate di cui sarebbe capace. Ha bisogno di giocare per riacquistare lo smalto di un tempo. Il Catania decide di mandarlo in argentina, all’Estudiantes, dove comincia subito bene con assist e goal. Subito dopo arriva l’esonero di Giampaolo e l’arrivo di Simeone. Ma Barrientos non tornerà, prima dell’estate.

Al suo ritorno troverà la numero 10 sulle spalle di un compagno di squadra arrivato in Gennaio e capace, in breve tempo, di conquistare la fiducia ed il sostegno dei tifosi a suon di goal. Parliamo di Francesco Lodi, e della sua presentazione al Massimino con una doppietta decisiva, su punizione, contro il Lecce, rimontato nei minuti finali per la prima vittoria del Catania targato Simeone. La 10 ad un centrocampista non si ricorda a memoria, nel Catania, ma il connubio funziona e nessuno vuol romperlo. Barrientos ricomincia dalla 28, trovando fortuna, ma questo è un articolo sui numeri 10, e quindi continua col secondo anno in rossazzurro di Francesco Lodi, esterno offensivo riproposto nel ruolo che sempre aveva sognato di ricoprire, regista davanti la difesa. Ruolo sfumato nel Catania di Simeone. Il tecnico argentino lo colloca nel 4-2-3-1 con compiti non particolarmente chiari. Mira a sfruttare più il suo sinistro chirurgico su punizione che le sue doti da calciatore.

Va comunque bene, particolarmente bene. Tre reti, l’ultima nel 2-2 all’ultimo istante contro la Juventus. E tre assist per i compagni. Solo Montella, l’anno seguente, sposa i chiari intendimenti di società e giocatore. Dopo le prime difficoltà ed incomprensioni tra richieste tecniche e padronanza del ruolo, le prestazioni di Lodi come regista decollano, come le sue punizioni e la classifica del Catania. Imbattibile su rigore, ne sbaglierà solo uno per l’interferenza di Maxi Lopez, che vorrà ostinarsi a batterlo. Vista la prodezza, per Sorrentino, portiere del Chievo che scongiurò la rete, si finì col parlare di nazionale per l’intera settimana seguente. In un analogo episodio, a Parma, con Lopez che imbufalito getterà i guantini nell’area di rigore in cui Lodi si concentrava dagli undici metri, il numero 10 dimostrerà di aver imparato anche a mantenere la freddezza quando a tentare di farti sbagliare non è l’avversario.

Via Lopez, Lodi divenne in cannoniere di quel Catania che non trovava in Bergessio un terminale efficace ma che, anche grazie a Bergessio, alla velocità di Gomez ed all’imprevedibilità di Barrientos, una quantità industriale di rigori che, piazzato il pallone sul dischetto, si traducevano matematicamente in goal. Nove goal, Lodi si fermò ad un passo dalla doppia cifra. Tra i nove goal anche lo spazio per la profezia del figlio. Lodi racconterà su “La Gazzetta dello Sport”, un simpatico aneddoto: “Prima di ogni partita sento sempre mio figlio, e quando lui mi dice “Babbo goal”.. faccio sempre goal”. Nel Catania definito “il piccolo Barcellona” prende il titolo di “vice-Pirlo” o “Pirlo dell’Etna”. Un paragone dal quale, pur onorato, prudentemente si discosterà.

Nove reti dunque, cifra invidiabile per un centrocampista, tanto da valere la scommessa col presidente Pulvirenti (un orologio della sua collezione) ed attirare l’interesse della Fiorentina su acuto suggerimento di Montella, passato in viola. Ma il Catania che molla l’allenatore ed il direttore generale non molla i suoi pezzi migliori. Nonostante l’offerta e l’insistenza, Lodi resta, anche passato Gennaio, quando a richiederlo sono Milan ed Inter, anche quando uno scappellotto a Meggiorini gli costa un rosso diretto da tre giornate che ne interrompe la ragguardevole striscia di presenze consecutive in maglia rossazzurra. In quel periodo il giocatore confesserà di attraversare un particolare stato emotivo. Chiuso nel silenzio per tutto il periodo del mercato, coinciso con la sua squalifica, tornerà a parlare quando, a tempo di trattative scaduto, ribadirà l’importanza del rinnovo sottoscritto nell’ottobre precedente col Catania e la sua intenzione di rimanere in rossazzurro almeno finché non sarà la società a cacciarlo.

Nel Catania dei record, che raccoglie appena due calci di rigore (uno sbagliato, da Bergessio, proprio nella sfida che lo vede espulso qualche minuto prima), chiude la stagione con sei reti, cinque su punizione, e la legittima ambizione ad un posto in nazionale che tuttavia, come nella passata stagione, il ct Prandelli valuta non meriti, almeno non quanto Poli, Giaccherini, Antonelli od altri giocatori messisi in mostra (alcuni anche in panchina) nel campionato da poco finito. E finito il campionato, si torna a parlare di calciomercato. Fiorentina, Inter, Milan, tutte le grandi sembrano ambire Lodi, a differenza di Prandelli. Il presidente Pulvirenti afferma che non sono ancora arrivate richieste “serie” e che, probabilmente, tra tutti i reparti, il centrocampo sarà quello che nell’estate subirà il minor numero di cambiamenti. Staremo a vedere, non foss’altro che una volta trovato il giusto “portatore”, sarebbe una bella incombenza per chiunque prendersi la numero 10.

Intanto, sulla pagine facebook di Mondocatania, i tifosi si sono espressi abbastanza chiaramente. Se il giocatore più forte di quelli che hanno indossato la numero 10 è Barrientos, tuttavia, il giocatore più forte con la numero 10 sulle spalle è risultato essere Giuseppe Mascara, che stacca nettamente Lodi.

[Redazione Mondo Catania – Fonte: www.mondocatania.com]