Europa League: il precedente tra Trabzonspor e Lazio

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logo-lazioTorna l’Europa League, la Lazio indossa il vestito elegante per l’occasione. Si torna in terra turca, 4 mesi dopo la cocente sconfitta rimediata con il Fenerbahce che ha di fatto estromesso gli uomini di Petkovic da un traguardo storico. Si torna nella terra della mezzaluna, con precisione a Trebisonda, sperando di non perderla come successo l’anno scorso. L’ultima volta che la truppa biancoceleste mise piede nell’estrema regione turca al confine con la Georgia era il 1994, sulla panchina laziale sedeva un certo Zdenek Zeman.

22 novembre 1994, il Trabzonspor opsita la Lazio, gara valida per gli ottavi di finale dell’allora Coppa Uefa. I padroni di casa possono contare sul proprio pubblico, da sempre arma in più delle squadre turche, i biancocelesti, invece, sfidano la cabala; sul terreno dell’ “Hüseyin Avni Aker”, negli ultimi 15 anni, solo 3 formazioni sono uscite con i 3 punti. La partita non inizia benissimo per gli uomini di Zeman, frastornati dall’ambiente incadescente, che spinge i propri beniamini. Prima Lemi, poi Orhan si divorano l’1-0. Passato il pericolo la Lazio cerca di destarsi dal torpore, ma sono gli ospiti a comandare le operazioni. Finisce il primo tempo, Lazio non pervenuta. Ma la legge del gol, quella regola non scritta più vecchia del calcio stesso che punisce coloro che sprecano molto senza riuscire ad infilare la palla nel sacco, è in agguato e si materializza alla prima occasione. Pressa Casiraghi, il portiere Grishko rinvia, ma sui piedi di Rambaudi che, senza nemmeno guardare la porta capisce che la dea bendata raramente è cosi benevola e scarica un destro che si infila lentamente sopra la testa del portiere. Lazio in vantaggio, massimo risultato con il minimo sforzo. Cala il gelo sullo stadio, e non parliamo della temperatura. I tifosi del Trabzonspor si siedono delusi, una delusione che si trasformerà presto in rassegnazione. Passano 60′ secondi e Fuser conquista un calcio d’angolo, batte corto per Winter che mette a sedere mezza difesa avversaria prima di vedere a centro area Negro. Il difensore, da attaccante consumato, prende posizione e sfodera un tiro imparabile che vale il raddoppio. Con la qualificazione praticamente in tasca la Lazio si rilassa, il Trabzonspor schiuma rabbia e, come una bstia ferita, carica, cercando di infliggere il maggior danno possibile prima di esalare l’ultimo respiro. Marchegiani si oppone finchè può, poi su una respinta, riprende Onal e fa centro. Graffi, lievi ferite per una Lazio che ha già ucciso la sua preda.

Con quella vittoria, ripetuta al ritorno con lo stesso punteggio, la Lazio ipoteca il passaggio ai quarti di finale. Domani non si deciderà nulla, siamo appena alla seconda giornata del girone di Europa League, nome nuovo per una competizione dal fascino antico. Il ricordo più recente è spesso il più doloroso, il più difficile da metabolizzare. Una sconfitta come quella dell’anno scorso può insegnare molto, guardare con distacco può far capire gli errori commessi al fine di non ripeterli più. Ma il sapore della vittoria, il silenzio assordante di uno stadio intero, messo a tacere da due lampi biancocelesti, i 3 punti conquistati davanti gli occhi del nemico; sono questi i momenti da incidere nella memoria. É già successo, basta tornare indietro con la mente a 19 anni fa, pochissimi per chi domina il mondo da oltre un secolo.

[Matteo Vana – Fonte: www.lalaziosiamonoi.it]