Ibra-Eto’o: chi è il più forte? Il sogno proibito dell’emiro

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Questa settimana il Corriere dello Sport ha pubblicato un’interessante sondaggio-inchiesta: chi è più forte fra Ibra ed Eto’o? Naturalmente, vista la cultura dominante nel mondo sportivo italiano, ha vinto Samuel Eto’o con un maggior numero di opinionisti ex-giocatori che hanno votato per lui. Su questa affermazione ha senz’altro giocato un ruolo lo “storico” dei due giocatori, e lì ognuno la vede come meglio crede con Ibra che ha dalla sua una sequela impressionante di campionati vinti a tutte le latitudini e con il camerunese che può sfoggiare due Champions League. Ma, certamente, ha giocato una parte importante anche il presente. Eto’o fa gol bellissimi e decisivi, su questo non ci piove. Come minimo altrettanto fa Ibrahimovic, che non gode però di buona stampa. Una decina di giorni fa Mihajlovic (?!) si è messo a dire che Cavani è più decisivo di Ibrahimovic.

Come a dire, il Milan mi è antipatico, è di Berlusconi, la tv non la vedo, mi chiudo gli occhi e dico questa cosa. Va bene, legittimo, ci sta tutto, con tutto il rispetto per l’ottimo Edinson Cavani. Il quale è in ogni caso un bellissimo personaggio, tenue, positivo, religioso, oltre che un grande atleta in questo campionato. Ma Ibra, ne converrà forse anche lui stesso, resta ancora un’altra cosa. Torniamo al punto, senza divagare: Ibra o Eto’o. Appurato che lo storico appartiene agli annali di storia del calcio e toccherà a loro dirimere la questione, analizziamo il presente. Il dato è che Eto’o voleva quest’anno una posizione più offensiva rispetto a quella che gli aveva ritagliato Mourinho nella scorsa stagione e l’ha avuta, in effetti il suo score è migliorato. In Campionato, stesso periodo di quest’anno, Eto’o fino alla prima di ritorno aveva segnato 7 reti. Quest’anno invece i suoi gol sono 12, cinque in più. Attenzione, però: Milito è sceso da 12 a 5. Eto’o, segnando di più, ha eroso spazio e monte-gol al suo compagno argentino.

L’obiezione è fin troppo scontata, ma regge fino ad un certo punto: Milito ha avuto diversi infortuni. Vero, ma guardiamo dall’altra parte. Anche Pato, i cui infortuni sono stati gli stessi di Milito ma molto più mediatici e sbattuti molto di più in prima pagina, sempre per via della cultura dominante, è stato fermo spesso; eppure i suoi gol li ha confermati nonostante l’arrivo di Ibra. L’anno scorso, ad oggi, Pato aveva segnato 7 gol in Campionato e quest’anno sono 8. In soldoni, nella Serie A 2009-2010 Milito 12 gol e Eto’o 7, facevano un totale di 19, mentre sul fronte rossonero i 7 di Pato e i 6 di Borriello toccavano quota 13. Quest’anno Eto’o 12 gol e Milito 5 fanno un totale di 17, due in meno, con il camerunese che ha portato i suoi gol elidendo quelli dell’argentino. Nel Milan, invece, sempre limitatamente al Campionato dove questi grandi campioni si stanno sfidando direttamente, Zlatan Ibrahimovic ha portato i suoi gol, 11, senza intaccare quelli di Pato, 8, per un totale di 19 reti. Il bilancio finale è: Inter con 2 gol in meno dalle punte e Milito con 7 gol in meno a fronte della crescita di Eto’o, Milan con 6 gol in più dalle punte e Pato con un gol in più a fronte dell’arrivo travolgente di Ibra. Questo lungo viaggio fra i numeri della stagione, sul presente, non ci dà elementi chiari per proclamare il più forte fra lo Svedese e il Camerunese, ma un fatto è certo, Ibra a pari gol fa più reparto e più squadra senza danneggiare nessuno.

Scusate, ma come sta il nostro calcio? L’Inter di Massimo Moratti, ottenute grandi soddisfazioni sul campo che hanno rilanciato il Club nerazzurro nella storia del calcio, ha deciso, comprensibilmente, di smetterla con le cosiddette follie di mercato. Lo stesso sorriso del numero uno interista alla domanda su un ritorno di Mourinho, “Sì, così poi ne devo fare due di squadre…”, è molto più eloquente di qualsiasi trattato socio-economico-politico sul calcio. La Roma: si pensava che con Unicredit a tirare le fila fioccassero acquirenti da ogni dove. Cosa che non è successa e che non succederà. La Sampdoria: senz’altro Antonio Cassano ha mancato nei confronti del presidente Garrone, ma riferimenti abbastanza certi e verificati dalla Lanterna narrano che lo “scazzo” inopportuno e infelice, sia stata la coda di un’agenda e di una atmosfera improntati da un certo ridimensionamento economico della Samp che riguardava magari, nei progetti e nelle inquietudini della proprietà, soprattutto i giocatori più in vista. La Juventus: ha radunato il proprio Cda e, fatti i conti, perché i conti bisogna farli anche nel calcio, ha dovuto prendere atto che non c’era spazio alcuno per alcun tipo di extra-budget spendibile sul mercato di Gennaio. E via di questo passo. Insomma, nessuno escluso, con una crisi economica che c’è e riguarda tutti, tifosi compresi, il calcio italiano si sta ridimensionando.

Brutto verbo, evoca serrate e chiusure. Ma non va vissuto così, ridimensionarsi significa, letteralmente, collocarsi a fare calcio in un’altra dimensione. Meno esosa e meno spendacciona rispetto alla fase economica precedente. Fortunate le società che lo stanno facendo, possono farlo con calma e senza strilli mediatici. Quando iniziò a farlo il Milan di Berlusconi, prima di tutti, non potè godere di tanta bonaccia. Era il crollo di un impero, la fine di un mito, la fine del mondo. Per gli altri bavero alzato, baffi finti e tanta umana compresione attorno, in fondo sono i tempi che corrono. Ma su questo punto e su questo tema nessuno deve e può piangersi addosso. Il fatto è che bisogna affrontare il mercato e fare le squadre con le idee, con fortuna e guardando il singolo euro. Saremo sempre tutti qui a giocarcela lo stesso, ma con questi paletti. Senza, per cortesia, inseguire il miraggio dell’emiro. Alcuni lo fanno, certamente in buona fede e con tanta passione sportiva nel cuore. Ma è corretto ricordare a tutti che la strada nuova di un nuovo calcio più compatibile ed ebbene sì ridimensionato, non sarà quella dello sceicco o del forziere di Zio Paperone. Evocare queste prospettive che non esistono e che non sono realistiche rischia solo di incattivire le tifoserie con tutte le conseguenze del caso. Gli emiri semmai, sempre che ce ne siano ancora liberi e disponibili dopo il saccheggio della Premier, investono su altri sistemi calcistici e altri sistemi Paese. Il nostro non è all’altezza. Cerchiamo di cambiare pelle, cultura sportiva e struttura globale del nostro calcio. Il resto verrà da sé.

[Mauro Suma – Fonte: www.tuttomercatoweb.com]