Inter, il punto: la stagione dei rimpianti?

210

logo-interUno dei principali cavalli di battaglia di Erick Thohir, da quando ha preso il controllo dell’Inter, è stato quello legato alla scarsa appetibilità del campionato italiano sul palcoscenico internazionale, ormai superato dal maggiore appeal che suscitano Premier League e Liga spagnola. Bene, il primo tempo della partita di ieri dei nerazzurri contro l’Udinese è stato un manifesto ideale dei concetti del tycoon indonesiano: monotonia allo stato puro, specie sul fronte dei padroni di casa anche perché l’Udinese fa il gioco più congeniale per la situazione e quando può si rende anche pericolosa. E anche quando l’Inter decide di attaccare, i friulani non danno mai la sensazione di perdere la testa per davvero, anche perché dietro contano sulla sicurezza di un giovanotto promettente come Simone Scuffet. Morale della favola? Pari che in Spagna chiamerebbero gafas, troppi rimorsi per l’ennesima occasione sciupata, e un rendimento interno che adesso piange davvero miseria nera: due vittorie in sette gare a San Siro nel 2014, bottino mortificante anche per le ambizioni di una stagione di transizione.

TRATTAMENTO SU MISURA – Volendo riavvolgere il nastro dell’incontro, balza indubbiamente all’occhio un grande merito da dare al tecnico bianconero; perché Francesco Guidolin  è bravo a mettere a nudo in tutto e per tutto i difetti atavici dell’Inter formato casalingo. Una squadra decisamente prevedibile, alla quale è bastato bloccare quello che sarebbe designato come il faro del gioco per mettere tutto il gruppo sulle corde. Il tocco in più ce lo mette l’allenatore di Castelfranco appioppando marcatori su misura specie ad Hernanes, sempre tallonato da Badu, e a Palacio che ha visto in Heurtaux un’ombra che per poco non lo seguiva anche al bagno, completando il tutto con l’arma dei raddoppi.  É nato così l’ottimo primo tempo giocato dall’Udinese, che poi nella ripresa si adegua ai forzati arrembaggi nerazzurri, approfittando della serata di grazia di Scuffet ma senza mai dare la parvenza di essere vicina ad affondare. Il tutto senza il capitano Antonio Di Natale in campo, altro segnale di maturità di un gruppo giovane. Proprio tutta un’altra squadra rispetto a quella maltrattata nel girone di andata a domicilio dai nerazzurri.

CALICE AMARO – E l’Inter? Peccato, ancora peccato. Ormai questa sembra essere definitivamente destinata ad andare in archivio come la stagione dei grandi rimpianti per le tante occasioni sprecate cammin facendo. Rimpianti ai quali però non sarebbe  giusto non aggiungere una buona dose di colpe. Colpe di una squadra che recita ancora una volta il solito copione: di fronte ad un’avversaria che mostra un’organizzazione difensiva già accettabile entra subito in panico e fatica a trovare trame offensive decenti. Nella ripresa si getta il cuore oltre l’ostacolo e si parte a testa bassa, ma sembra più facile trovare il proverbiale ago nel pagliaio piuttosto che la fatidica via del gol. Togliendo dalla cronaca l’ennesimo rigore non concesso, una statistica che ormai rasenta l’imbarazzante per tutti, rimane la sensazione di una squadra che continua a volere fare il salto di qualità senza però avere concreti mezzi per farlo, senza alternative di gioco concrete e senza la lucidità giusta quando serve. E alla fine, con un nuovo boccone amaro da ingoiare…

DOUBLE FACE – Rodrigo Palacio aveva festeggiato il rinnovo del contratto firmando la rete del vantaggio a Verona contro l’Hellas. Fredy Guarin si augurava di fare lo stesso ieri sera, dopo aver ottenuto il prolungamento del proprio accordo con l’Inter:  purtroppo, è andata esattamente all’opposto. Il colombiano stavolta ha spazientito tutti con la sua prova decisamente deludente; i fischi del pubblico di San Siro che ne hanno accompagnato l’uscita, accolti nervosamente dal colombiano, non possono essere delegittimati. Anche perché, ironia del destino, la scossa per l’Inter è coincisa con l’ingresso in campo di Ricardo Alvarez proprio in luogo del Guaro. Perché magari non sarà sempre lucidissimo in fase di conclusione, ma con Ricky in campo sempre pronto a proiettarsi in avanti l’Inter tira fuori la faccia migliore. Non basterà, purtroppo, ma deve fare riflettere.

L’ULTIMO BALUARDO – Se vogliamo trovare un risvolto positivo di questa grigia serata, possiamo guardare alla prestazione del pacchetto arretrato: Ranocchia è un giocatore definitivamente riconsegnato ad una concreta dimensione da calciatore, bravo a controllare anche con le maniere spicce chi gli si parasse davanti; Juan Jesus è rientrato nel miglior modo possibile, sempre attento e preciso nelle chiusure. E poi, c’è Walter Samuel: al di là del rischio di un autogol tragicomico, l’argentino rappresenta sempre quella certezza in termini di sicurezza, con la sua esperienza  e una qualità che non vuole arrendersi ai segni del tempo. Ed è quasi commovente per come si prodiga nella parte finale del match nel sostenere la fase offensiva. Anima e cuore.

LO YUPPIE DI UDINE – Non è ancora 18enne (lo diventerà a maggio), non ha nemmeno la patente, ma già dimostra sicurezza e numeri da veterano. Entra a San Siro per la prima volta e anziché patire il miedo escenico si inventa numeri da mvp dell’incontro: si dice da tempo un gran bene di Simone Scuffet, ieri ha legittimato cotanti elogi con un secondo tempo da urlo nel quale ha strozzato la gioia in gola ai vari Hernanes, Cambiasso e compagnia. Giovane rampante in odore addirittura di Nazionale, si scomodano già per lui paragoni importanti, l’importante per lui è che rimanga con la testa sulle spalle. E un consiglio: eviti certe sceneggiate come quella a ridosso del 90esimo, brutte esteticamente e poco edificanti anche per la reputazione futura…

PROPHETA IN PATRIA – La gara col Livorno dei tanti giocatori di pedigree Inter rappresenta, forse, l’ultima spiaggia per provare anche a dare un minimo di senso a quest’annata. Walter Mazzarri, anche lui finito nel mirino di una parte della tifoseria, cerca punti in quella che è (quasi) la sua città, in quello stadio dove ha scritto la sua prima pagina importante da allenatore con la promozione in A del 2004. L’aria di casa potrebbe ora aiutare il mister a ritrovare la spinta per un finale di stagione lontano dalla burrasca…

[Christian Liotta – Fonte: www.fcinternews.it]