La giornata di Reja: tra colpi di scena e ripensamenti continua la sua avventura biancoceleste

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Un film andato in scena nel centro sportivo di Formello. Attori principali Reja e Lotito, sullo sfondo la squadra intera a guardare attonita e sbalordita il susseguirsi dei tanti colpi di scena. Il mister vuole andarsene: «Me ne vado!», l’urlo del tecnico friulano nello spogliatoio per inchiodare i giocatori di fronte alle proprie responsabilità, togliendo l’alibi della contestazione dei tifosi. Ma forse è una scelta affrettata, meglio guardare l’allenamento dei suoi ragazzi prima di comunicare al suo presidente che così non si può andare avanti. Lotito arriva a Formello e tuona con vigore:” Dimostrate di meritare la maglia della Lazio. Reja ha la nostra fiducia e non si tocca”. Dopo poche ore il dietrofront dell’allenatore: ”Resto. Ci vediamo domani”.

Tutto nasce dalla sconfitta con il Genoa. A poche ore di distanza dal termine della partita dell’Olimpico, dopo la sconfitta con i rossoblù di Malesani e lo sfogo di fronte ai microfoni, Reja rientra nell’albergo che lo ospita vicino a Ponte Milvio. La delusione per la contestazione della sua curva e per l’andamento della fase iniziale della stagione lo amareggiano. Nell’albergo riceve la visite del ds Tare al quale fa presente la situazione, si confrontano in un colloquio sereno, le dimissioni non sono neanche prese in considerazione.  Si tratta di una questione emotiva, dettata dalla ferita subita nell’orgoglio a causa delle aspre critiche che piovono incessanti su di lui. Difficile lavorare con serenità. « Se volete torno in Friuli » disse l’anno scorso prima di Natale, quando era secondo in classifica, perché l’Olimpico lo aveva fischiato dopo la sostituzione di Zarate. Stessa storia due giorni fa. Da una parte la stanchezza per i fischi, dall’altra l’ottimismo per il futuro e le virgolette chiarissime: «Vado avanti».

La giornata di ieri. Come riportato nell’edizione odierna del Corriere dello Sport nell’articolo a firma di Fabrizio Patania, Reja si presenta a Formello con grande anticipo rispetto al consueto orario. Alle 11 è già a studiare come affrontare il suo (possibile) prossimo avversario :il Cesena. Pranza con i suoi collaboratori in attesa di dirigere quello che potrebbe essere il suo ultimo allenamento in biancoceleste. Alle 15 iniziano ad arrivare i primi calciatori. Con la squadra al completo inizia la ramanzina:« Mi sono stancato. Vi vedo distratti, è come se il campionato dovesse ancora cominciare. Facciamo certe cose in allenamento e poi non si ripetono sul campo. In più mi becco anche i fischi dei tifosi. Così non va. A 65 anni me ne posso anche stare a casa con mia moglie piuttosto che continuare così», Reja è un fiume in piena. La rabbia per la sconfitta nella gara di domenica e la frustrazione derivante dal rapporto con i suoi tifosi lo trasformano in un’altra persona. Sempre più nervoso nello spogliatoio e con i suoi ragazzi. La conclusione dell’incontro è scioccante: « Guardo l’allenamento, più tardi arriva Lotito e gli comunico le mie decisioni». L’addio alla panchina laziale è ormai vicino. Il tecnico di Gorizia attende l’arrivo di Lotito pronto a fare la valigie. Il presidente arriva alle 18: piomba Formello per mettere a posto la situazione. Alcuni giocatori, già usciti dal centro sportivo, vengono richiamati. «Reja ha la nostra fiducia e non si tocca, non va bene scaricare le colpe sull’allenatore. Dimostrate sul campo di meritare la maglia della Lazio ». E’ una vera e propria paternale, un processo alla squadra, una difesa totale dell’allenatore, che annuncia: «Resto». La giornata si chiude alle 19, Reja esce da Formello scuro in volto ma deciso a continuare sulla panchina biancoceleste

[Alessandro De Dilectis – Fonte: www.lalaziosiamonoi.it]