Melo, Mutu, Cassano, poeti maledetti? Juventus, eppure l’idea di vincerle tutte era buona. Uno scudetto democratico, ne parlano tutti

231

Verlaine, Rimbaud e Mallarmè possono continuare a dormire sonni tranquilli. Ma in questo calcio onnivoro, che macina riferimenti e paragoni anche storici, rendere l’idea può essere utile. C’è qualcosa di strano nell’espressione di Felipe Melo subito dopo averla “fatta”. Il brasiliano è un calciatore molto simpatico fuori dal campo, assolutamente irreprensibile nelle sue condotte notturne. La traccia di tutto questo è anche in quel mezzo sorriso catturato dalle telecamere tutte le volte che esce dal campo a tutte le latitudini e dopo ogni tipo di espulsione, al Mondiale come all’Olimpico di Torino, un sorriso amaro e appena accennato forse da analizzare.

Sembra proprio che sia lui stesso, Felipe, il primo a rimproverare sé stesso: ci sono ricascato, tutto è contro di me, ma non posso farci niente. Che ci sia qualche disturbo di carattere magari anche medico in lui, tutte le volte che si spegne la lampadina e parte la scarpata o la gomitata? Qualche cosiddetto bene informato parla “in giro” di questa cosa, ma noi auguriamo vivamente a questo bravissimo giocatore di esibirsi sempre più solo nei suoi pregi e non più nel suo grande, ma proprio grande, difetto.

E Mutu? Che dire del romeno di Toscana? Firenze è inviperita con lui. E nel contenzioso fra il Club e l’entourage del giocatore, la città ha già preso posizione. I tifosi non rispondono agli ordini di scuderia, se non ne possono più di quello che a loro giudizio è uno scarso attaccamento alla maglia del giocatore, è perché è così che batte il loro cuore. In un calcio di professionisti, in cui essere tifosi e innamorati sembra quasi un difetto, lo zoccolo duro dell’affetto e della passione è ancora delle curve e degli anelli. E lì Adrian ha già nettamente e clamorosamente perso. Ne tenga conto, perché lui ha dato tanto a Firenze ma Firenze e la sua gente hanno dato tantissimo a lui. Detto questo, che possa esserci stata anche qualche asprezza eccessiva della dirigenza viola nei confronti del giocatore, non è del tutto da escludere. E probabilmente i Della Valle dovevano anche arrivare a pensare che, senza Prandelli, suo mentore fin dai tempi del Parma, le possibilità di gestire Mutu in maniera positiva si sarebbero progressivamente, ma inesorabilmente, avvicinate allo zero. Altrettanto vero, comunque, che i tempi delle varie squalifiche e disavventure collezionate da Mutu non hanno agevolato la società viola che poteva in teoria provare a monetizzare sul mercato solo ed esclusivamente dopo una riscossa sul campo di quello che comunque resta un campione di valore assoluto.

Altre rime inquiete il calcio se le aspettava e se le aspetta da Antonio Cassano. Ieri lucido e decisivo a Cagliari, Antonio è appena uscito da un episodio “forte”. I milanisti in queste ore si guardano l’un l’altro e sussurrano…”certo, se queste entra e in dieci minuti fa segnare Strasser che non segnava nemmeno in Primavera…”. I non milanisti ribattono con occhiatine altrettanto complici…”ci ricasca, sicuro che ci ricasca…”. Vedremo, toccherà ad Antonio, che sta per diventare papà, e questo conta, dare ragione a tutti coloro, i milanisti, che pensano che lui in rossonero possa sentirsi come in Nazionale dove non ha mai piantato grane. In tutto questo ecco il presidente Moratti, la cui frase di ieri, “Cassano? Ha classe…”, ricorda vagamente quella che lo stesso numero uno nerazzurro sibilò nell’estate 1995 su Roberto Baggio appena passato al Milan. Quella parola “classe”, pronunciata a mezza bocca e con relativa occhiata successiva, lascia spazio a qualche interpretazione: sarà stato un riferimento ai comportamenti di Cassano visto che non è passato all’Inter? Rischia di essere solo un cattivo pensiero, e se lo è tanto meglio, ma quell’espressione di ieri, in effetti, un po’ fa pensare al fatto che il presidente Moratti possa non aver gradito il passaggio del giocatore alla squadra capolista del campionato con tutti gli annessi e connessi ben noti della rivalità cittadina. Se così fosse, questa volta il metodo Pandev non ha funzionato, capita.

Dunque, dopo aver trascorso le festività natalizie a cullare il progetto di vincere tutte le partite di campionato che restavano da giocare fino alla fine del torneo, la Juventus ha dovuto risvegliarsi. Suo malgrado. Da Krasic a Quagliarella, da Felipe Melo ai difensori centrali, ha funzionato ben poco contro il Parma. Una di quelle partite-svolta in negativo, uno di quei momenti che vorresti il calcio non ti riservasse mai e poi mai se sei addetto ai lavori o innamorato di una squadra. E invece il mattino dopo Juventus-Parma, la realtà è la stessa del giorno prima e con quella bisogna fare i conti. Luca Toni (complimenti comunque per i tempi del blitz) arriva a titolo definitivo, scelta che la dirigenza bianconera cinque mesi fa non si è sentita di fare su Marco Borriello. E’ un punto sul quale insisto, se il 31 Agosto la Juventus avesse fatto sentire Borriello importante, invece di immaginare chissà quali scenari, oggi la classifica ai piani alti sarebbe diversa. Logico e comprensibile che, dopo tante operazioni, la dirigenza torinese a fine agosto dovesse anche far di conto, ma se il 4-4-2 fosse stato meno dogmatico al momento di mettere insieme tutti i tasselli del mercato, i 12 milioni sborsati per Martinez potevano, almeno in teoria, essere spesi in maniera più proficua in area di rigore.

E il Campionato va. Come una nave ben popolata. Ad una giornata dal termine del girone d’andata, il Milan ha cinque punti di vantaggio sulla Lazio, sei sul Napoli, sette effettivi sulla Roma e sette teorici sull’Inter, otto sulla Juventus. Eppure, leggendo qua e là le dichiarazioni dei protagonisti, tutte le squadre di alta classifica puntano allo Scudetto. E’ un tricolore democratico, sulla bocca di tutti. Bello, perché è la prima volta che accade dopo Calciopoli. Giusto, perché come conferma l’Inter degli ultimi tre anni, i grandi vantaggi di gennaio e febbraio possono sempre essere rimontati in Primavera o giù di lì. Fino a ieri, fra le squadre d’alta classifica, l’Inter aveva battuto solo il Palermo e perso contro Lazio, Roma e Milan oltre ad aver pareggiato con la Juventus reduce dall’impegno di Manchester del giovedì sera in Europa League. La prima sfida di vertice vinta in tutto il campionato ripropone la squadra di Leonardo fra le legittime aspiranti al titolo.

[Mauro Suma – Fonte: www.tuttomercatoweb.com]