Metti una sera a cena con Galliani ed Allegri, Cannavaro e Lavezzi: ecco il racconto di Milan-Napoli dopo il fischio finale…

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La supersfida è finita da un paio d’ore, Milan e Napoli non riescono a dormire. Nemmeno io. Mazzarri ha lasciato il martedì libero ai suoi ragazzi, chiamatelo premio di consolazione. Così la notte milanese diventa crocevia di mille sensazioni, piccole confidenze, grandi rimpianti e sogni infiniti. Da Giannino, storico covo rossonero, sembra di essere al San Paolo, è pieno di napoletani.

Mangiano e bevono per dimenticare, sorridono comunque nonostante l’amarezza, travolgono con il loro affetto Dossena e Aronica, Cannavaro e Lavezzi. Il pocho è avvilito, mai avrebbe voluto saltare l’appuntamento di San Siro, non riesce a dimenticare Rosi e il fattaccio dell’Olimpico, se potesse tornare indietro reagirebbe diversamente, l’istinto lo ha tradito. Cannavaro invece pensa ad Ibra e a quel fallo che vizia l’episodio del rigore, la moglie cerca di distrarlo, c’è il suo compleanno da festeggiare, partono i cori e scattano gli applausi, non mancano le foto ricordo.

Anche Aronica non riesce a darsi pace, giustifica quel suo gomito alto come la ricerca di un appoggio su Pato, arriva Dossena a consolarlo, c’è una Champions da raggiungere in fretta, non sono ammessi contraccolpi emotivi. A tre chilometri di distanza, festeggia il Milan, l’appuntamento è al Convivium, il protagonista assoluto è Adriano Galliani. Da poco è ripartito il tormentone-Kakà, un ritorno desiderato da padre (Bosco) e figlio (Ricardo), quella porta sempre aperta per chi se n’è andato senza sbatterla. Al tavolo ci sono Braida, Gigi Marzullo e Allegri, arriva poi anche Pradè, il ds della Roma, invitato per il dolce. Galliani lascia intendere quanto si dice da un pezzo: in caso di mancato rinnovo con i giallorossi, il francese potrebbe finire davvero al Milan. Pradè abbozza una reazione, guarda Braida e lo minaccia simpaticamente, lui ancora non è convinto che il suo difensore possa già essere considerato un ex.

Il discorso scivola spontaneamente su Kakà, Galliani sorride e fa partire il coro dei suoi tifosi, quelli che “son venuti fin qua per vedere segnare Kakà…”, il cuore batte ancora forte per il brasiliano: la mente torna così a quella cessione forzata al Real, alla voglia di scappare in Brasile per non firmare il trasferimento, alle lacrime spagnole, alla possibilità un giorno di riabbracciarsi davvero, chissà. Il Milan studia però soprattutto due fantasisti giovani, Ganso e Lamela. Il brasiliano è stimatissimo, considerato un fenomeno, i contatti natalizi sono stati frequenti ma pesano come macigni quei tre infortuni (due crociati e un menisco esterno) al ginocchio, più dei venti milioni circa necessari per strapparlo –forse- al Santos. Così Braida ritira fuori il nome di Lamela, lui l’ha visto da vicino il talento argentino, è pronto a scommetterci: c’è un presunto interesse dell’Atletico Madrid, c’è il rischio che il prezzo salga ancora (adesso siamo sui 15 milioni), non c’è invece la convinzione assoluta di aprire ufficialmente una trattativa col River Plate, continuerà allora la fase di monitoraggio.

Come per Cissokho, quello che era stato preso per 15 milioni e poi scaricato con la scusa dei denti capricciosi. Braida l’ha visto e rivisto, anche ultimamente, lo riprenderebbe subito mentre Galliani è meno affascinato dalla possibilità di un amore a scoppio ritardato. E’quasi il momento di andare a dormire, c’è il tempo per Allegri di elogiare Jankulovski e per Marzullo di coniare la frase finale per sognare meglio, direttamente dal repertorio di Oscar Wilde: “Meglio aver amato e perso che non aver amato affatto”, Galliani la dedica subito a Kakà, la notte rossonera si commuove e Milan-Napoli può finalmente andare a dormire.

[Gianluca Di Marzio – Fonte: www.tuttomercatoweb.com]