Cesena, mercato di gennaio: cosa serve

Non sarà facile convincere giocatori di una certa qualità ad approdare in una squadra, come il Cesena, considerata tra le principali candidate alla retrocessione. Lo ha ammesso lo stesso presidente Campedelli, spiegando alcuni rifiuti ricevuti già questa estate. Avventurarsi in altre scommesse non è però il caso, visti i risultati; come pure sarebbe opportuno puntare su giocatori italiani o che giocano già nel nostro paese, perché ormai alla fine del girone d’andata il tempo dell’ambientamento è finito.

Preso atto – lo ha assicurato la società – che al mercato di gennaio (dal 3 al 31) non partiranno i pezzi pregiati della squadra (i vari Nagatomo, Parolo, Giaccherini), si tratta allora di riempire quelle caselle (non poche) in cui la squadra ha evidenziato le maggiori lacune. In ordine di priorità:

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Stavolta è inutile accusare Benitez: oggi mancano fortuna e campioni

Il giorno dopo è il momento delle riflessioni in casa Inter. Ci si ritrova nuovamente a dover fronteggiare una batosta, figlia degli ormai tristemente soliti problemi. La Lazio ha fatto bene, ha dimostrato di non essere ai vertici della classifica per caso e ha saputo approfittare della versione B dei Campioni d’Europa, incapaci di giocare alla pari dei biancocelesti e decisamente in credito con la fortuna, che all’Olimpico ha arriso all’aquila. Certo, il commento finale di Lotito lascia il tempo che trova: parlando di dominio laziale e di un potenziale 4-0, il presidente pecca di presunzione e dimostra di non aver valutato la partita sotto tutti i punti di vista. Nella ripresa, infatti, l’Inter ha attaccato e solo un colpo di fortuna di Muslera ha impedito a Cordoba di centrare un pareggio che nessuno, a fine gara, avrebbe definito illegittimo. Giusto rendere merito a una bella Lazio, dunque, ma la prestazione nerazzurra non va censurata a prescindere, in base al solo risultato finale.

NON SPARIAMO SU BENITEZ – Facile puntare il dito ancora una volta contro l’allenatore. È vero che Benitez ha commesso degli errori da quando siede sulla panchina nerazzurra. La preparazione, le scelte tecniche, interpretazioni tattiche discutibili eccetera. Ma la partita di ieri è la conseguenza di quanto accaduto nelle settimane, nei mesi precedenti. Una volta appurate le responsabilità, non ha senso accanirsi continuamente contro un tecnico che cerca di compiere magie senza avere la bacchetta magica. Nessun allenatore, con i giocatori ieri disponibili, avrebbe potuto fare meglio. Se il materiale umano a disposizione non è di primo livello, è difficile opporsi a chi sta decisamente meglio e non soffre alcuna assenza nell’organico. Benitez ha fatto il possibile, ha rischiato con Natalino e Alibec, ha dato fiducia a giocatori non ancora al meglio maga alla lunga gli è andata male. Insomma, si faccia avanti qualunque allenatore convinto che ieri avrebbe vinto e, soprattutto, spieghi come.

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E’ tornata l’Inter di Moratti: 5 capi di imputazione per il Presidente. Milan, Galliani prepara la strategia invernale. Juve, progetto biennale

Nessuno chiedeva al Presidente dell’Inter, Massimo Moratti, di ripetere l’impresa dello scorso anno. Nessuno, però, gli perdonerà una stagione come questa, se a gennaio non dovesse intervenire in maniera drastica sul mercato. Gli errori fanno parte del gioco, ammetterli è da signori e Moratti lo è. Il Presidente sa bene che il primo responsabile di questa disfatta è lui, non Benitez.

Non ha investito quando avrebbe dovuto farlo per aprire un ciclo, non ha saputo convincere un leader a restare e non ha capito, al momento giusto, che nulla è per sempre: ci fidiamo troppo dell’intelligenza di Moratti per credere che non avesse fatto i conti con Berlusconi ed Agnelli. Non potevano lasciargli la leadership nazionale in eterno, dopo che Milan e Juventus erano state “costrette” a rivoluzionare progetti esistenti da tempo. Moratti ha commesso cinque errori, uno più grave dell’altro:

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Palermo, Rossi: “Momento delicato. Ci vuole tempo. Sabatini? Vi spiego..:”

Delio Rossi in conferenza stampa ha parlato a tutto campo di Palermo, della dimissioni di Sabatini, del rapporto con Zamparini e del mercato. Ecco quanto detto dal tecnico rosanero alla vigilia di Palermo-Genoa in programma domenica alle 20.45: “Dobbiamo avere più attenzione nel curare i dettagli. E’ sicuramente un momento delicato, come ne capitano altri durante una stagione. Il Palermo non gioca male nè è fuori condizione. Nel calcio ci si confronta in due; questo è spesso dimenticato. Magari il segreto è quello di non stravolgere nulla e credere nel lavoro che si sta portando avanti.

Difesa a tre? Dipende, il modulo va adattato ai giocatori che hai a disposizione. Io dovrò trovare la giusta alchimia in base ai ragazzi che ho a disposizione. Il mio rapporto con Zamparini? Io non dimentico mai di essere un dipendente, chiamato a fare gli interessi del Palermo. Mi è stato insegnato il rispetto delle scale gerarchiche, nel rispettare i ruoli. Il direttore sportivo si confronta con il presidente, l’allenatore con il direttore sportivo. Non essendoci più Sabatini, è normale che adesso parlerò direttamente con il presidente. Il mercato? Le partite sono la fotografia del momento e della situazione.

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I “colpi” del Milan e le “colpe” dell’Inter. Vi dico come finirà con Rooney! Moratti, Ulivieri e Travaglio vi ricordo che…

Di questo turno di Champions ha fatto più scalpore il tonfo del Milan che il 4-0 del primo tempo dell’Inter; risultato quest’ultimo che, se fosse rimasto tale, si sarebbe potuto collocare, più o meno, sullo stesso piano. Ma il risultato finale ha consegnato ai nerazzurri solo una vittoria di stretta misura, restituendo al Tottenham maggiore considerazione di sé. Inter inarrestabile nel primo tempo, ma va considerato che dall’ottavo minuto gli inglesi erano già con un uomo in meno e la partita, in sostanza, già segnata. Forse i nerazzurri avrebbero prevalso ugualmente, anche grazie alla condizione straripante di Eto’o, ma in qualche modo l’Inter è stata aiutata dalle circostanze, così com’è stata tradita da sé stessa quando ha offerto al talento di Bale l’occasione di una tripletta, che, soprattutto per gli ultimi due gol, è stata favorita da un incredibile calo di concentrazione. Continue reading “I “colpi” del Milan e le “colpe” dell’Inter. Vi dico come finirà con Rooney! Moratti, Ulivieri e Travaglio vi ricordo che…”

Tare a 360 gradi: “Restiamo coi piedi per terra, solo così potremo arrivare in alto…

Intervenuto ai microfoni di Radio Incontro, il ds della Lazio, Igli Tare, ha fatto il punto della situazione su diversi temi scottanti di questo inizio di stagione. Da Hernanes a Zàrate, da Gonzalez a Garrido, da Radu a Muslera, passando per il turn over di mister Reja.

Chievo-Lazio, una vittoria che proietta la squadra biancoceleste nei piani alti della classifica:
“E’ stata forse la miglior partita di questo inizio di campionato. Anche nel primo tempo, nonostante non fossimo riusciti a segnare, abbiamo giocato davvero bene”.

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Fiorentina-Lazio: la voce di protagonisti

Andrea Della Valle
“Dobbiamo stare tutti tranquilli e avere fiducia in questi ragazzi e nel mister. Chiedo ai tifosi di fare quadrato e darci una mano, questa sera abbiamo parlato con alcuni di loro che hanno fatto delle richieste lecite. E´ evidente che qualcuno è in ritardo di condizione e si vede in campo. E´ un momento difficile ma passerà fra poco. Questa è stata una partita deludente che francamente non mi aspettavo. Dopo la partita siamo stati tutti insieme nello spogliatoio e sono sicuro che nella drammaticità del momento il confronto che abbiamo avuto ci farà bene. Ce lo ricorderemo fra qualche mese. Non è facile per Mihajlovic sostituire Prandelli e prendere in mano la situazione dopo una gestione di 5 anni come quella di Cesare. La Cittadella? Adesso è un´utopia, dobbiamo pensare a ripartire a Genova, cosa centra adesso la Cittadella”.

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Paure e Speranze Rossonere

Qualche anno fa, l’allora allenatore del Catania Walter Zenga, in un periodo in cui la squadra rossoazzurra sembrava finalmente volare verso alte mete, raccontò che andando con la moglie in un supermercato del catanese vide la scritta -20. Quel numero rappresentava un particolare sconto (in percentuale) effettuato da una marca di biscotti e pubblicizzato dal supermercato in questione.

Da quel numero, Zenga risalì ai punti effettivi che mancavano al Catania per salvarsi (in un’ipotetica quota-salvezza di 42 punti). Metafora pazzoide, si direbbe. Metafora geniale, invece, perché riprende in pieno la politica del Catania e la voglia di restare sempre con i piedi per terra anche dopo una vittoria. Il Catania 2010/11 non ha più Zenga (naufragato tra Palermo e Arabia), ma di lui è rimasta questa metafora: traslando ai nostri giorni l’intuizione dell’ex portiere dell’Inter, potremmo ben dire che il Catania si trova a meno 37 (o meno 39, a seconda se si consideri la quota salvezza a 40 o 42 punti) dalla certezza di un altro anno in serie A. Di certo la mia idea del “conto alla rovescia” è ancora più “pazzoide” di quella di Zenga, perché siamo ancora alla seconda giornata.

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