Zarate è tornato (gol e assist) e la Lazio è tornata a volare

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ROMA – Mauro Zarate torna al gol nel suo Olimpico dopo oltre un anno, mette da parte le polemiche e rilancia la Lazio. Il talento argentino è come le nuvole di Magnolia: ricorda alla Lazio che c’è ancora tempo e modo per sognare un po’. La Lazio si gode il primato ritrovato in attesa del derby milanese di questa sera. Ma se il derby ha insegnato qualcosa, meglio isolarsi dai proclami di vittoria (nonostante il torello con gli “olé” finali) e tirare dritto.

LE FORMAZIONI – Reja conferma quanto fatto vedere in settimana e rilancia il “modulo della gioia”. Mazzarri opta per Vitale al posto di Zuñiga sulla sinistra.

LA CHIAVE – Le polemiche non hanno azzerato il talento di Zarate, ma anzi l’hanno fatto rinascere. Reja ha capito che doveva spostargli la posizione in campo; lui ha capito che doveva tornare a fare gol.

LA LAZIO – Già dopo pochi minuti è evidente che la Lazio stenta a far bene anche con il solito 4-2-3-1 e sembra che Reja decida di cambiare in corsa, spostando Hernanes a destra e avanzando il raggio d’azione di Zarate. Mossa (temporanea) azzeccata visto che dopo un quarto d’ora Mauri lo pesca da dietro la metà campo e gli serve l’assist (il quarto volontario, il sesto in totale) per il gol del vantaggio. El pibe de Haedo entra in area a percussione, evitando il disturbo di Cannavaro e deposita in rete alle spalle di De Sanctis (l’azione ricorda quella del gol con il Chievo). Un gol atteso una vita: Zarate all’Olimpico non segnava dal 27 settembre 2009, 1-1 contro il Palermo (in assoluto dal 22 ottobre 2009 contro il Villarreal).

In realtà Reja non cambia modulo, ma sono soltanto gli interpreti in avanti ad alternarsi nelle varie posizioni. Dei quattro, solo Zarate non arretra mai e resta fisso in avanti. La Lazio rischia in almeno tre occasioni, in particolare quando Hamsik non arriva sottomisura in spaccata (18’, in fuorigioco) e quando il bolide di Lavezzi si stampa sulla traversa (28’). Nel finale di primo tempo, Lichtsteiner compie una magia su Grava: dalla linea di fondo imita Redondo su Berg in un Manchester United-Real Madrid di due lustri fa.

Sedici minuti nel primo tempo, sedici nella ripresa: come direbbe il napoletano della pubblicità, è un fatto matematico. La Lazio raddoppia con una penetrazione di Hernanes (Cannavaro non riesce a spezzargli la tibia di poco), a cui fa seguito l’assist di Zarate per Floccari che calcia un rigore in movimento. La Lazio pareggia anche il conto dei legni quando Zarate (deviazione di Cannavaro con la testa) colpisce il montante (78’), e supera il Napoli in fatto di magie con i doppi passi di Hernanes e la rabona (si, avete letto bene) ancora di Zarate (85’).

IL NAPOLI – Con Gargano squalificato, Dossena, Aronica e Santacroce acciaccati, Mazzarri risponde bene alla mini-emergenza anche perché recupera Campagnaro. Il campo alla fine non gli darà ragione però. La sua squadra dimostra la solita reattività: ha bisogno delle punture per reagire. E se sperava di fare un altro primo tempo, Reja gli scombina i piani. Così sul ribaltamento di fronte dopo lo 0-1, gli azzurri sfiorano subito il gol con una combinazione Lavezzi-Hamsik. Verso la mezzora el Pocho colpisce anche la traversa con un bel tiro a girare da fuori area. In generale il Napoli ha le sue oneste occasioni. Nella ripresa Mazzarri toglie uno spento Maggio per rilanciare Zuñiga, ma il Napoli perde la calma come dimostra anche Cavani: l’uruguayano ha i nervi a fior di pelle (e si vede ancora di più quando all’85’ spreca incredibilmente sotto misura). Dopo lo 0-2 Mazzarri perde la testa (?) togliendo Grava ed inserendo Sosa (Zuñiga fa il pendolo). L’ex Bayern Monaco sfiora il gol due volte (di testa e con una rasoiata da fuori), ma poi si rassegna anche lui (anche se. Quando Hamsik esce per lasciare spazio a Dumitru lo stato di depressione dello slovacco è certificato. Con la sconfitta di Roma, il Napoli perde due primati: l’imbattibilità in trasferta (era l’unica a non aver ancora perso lontano da casa), e la striscia di gol consecutivi (gli azzurri infatti erano gli unici ad essere sempre andati a segno finora in campionato). Finiscono anche i 304 minuti di inviolabilità che duravano dal 25 ottobre (l’ultimo a segnare a De Sanctis era stato Ibrahmovic).

[Federico Farcomeni – Fonte: www.lalaziosiamonoi.it]