Catania: sconfitta salutare, niente più alibi

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Una sconfitta salutare, non come le altre.

Per la prima volta dall’inizio della stagione i rossazzurri, pur sconfitti, pur in una posizione di classifica preoccupante come mai, possono uscire dal campo carichi di una sana rabbia nei propri confronti e non più avversa ad una tattica stretta, scomoda, inadeguata a rispecchiare la propria immagine, qualcuno ritiene persino la propria essenza. Non c’è oggi un allenatore da usare come capro espiatorio.

Non c’è perché in due giorni non si può preparare una gara, ci si limita a caricare i propri uomini, sui quali stavolta, perciò, pesano interamente le ragioni del 2-0 finale. Responsabilità non declinabile, che impone al gruppo, tutto, di prender rapidamente coscienza delle proprie potenzialità ma anche dei propri limiti, in gran parte determinati dal lassismo col quale si è atteso (e promosso) l’esonero della passata guida tecnica.

Suona la sveglia, come voleva l’a.d. Lo Monaco. Un bagno di umiltà necessario per qualche fantasma in maglia rossazzurra, chiamato ad esser combattente più che condottiero. Chiaro a tutti come il successo di un allenatore dipenda sempre dai propri giocatori. E se in rosa non c’erano i numeri per far quadrare i conti di Giampaolo; adesso, il sudore, carburante del gioco secondo il Cholo, tutti devono versarlo, perché tutti possono.

Non poteva certo fare i miracoli in due giorni Diego Simeone. Eppure la gara di Parma ha dimostrato come i rossazzurri si esprimano meglio se assecondati nella propria indole, spigliata ed aggressiva. Indole che andrà però educata all’interno di schemi “comodi”, certo, ma pur sempre riferimenti importanti e nel gioco offensivo e in quello difensivo: quanto mancato a Parma nei primi e negli ultimi venti metri.

Monito all’importanza di un ordine che solo il tecnico può dare, perché l’unico ad averne testo. Ebbene, contro il Milan si vedrà, se non la mano, almeno l’impronta del tecnico argentino sulla squadra. E che stavolta nessuno dei suoi “combattenti” abbia a farsene scudo, perché non ne avrebbe alcun diritto. Si può far bene, così come si è, solo decisi a migliorarsi.

C’è un nuovo tecnico, deciso a adattare il modulo ai giocatori e non viceversa; C’è nuovamente il tifo caldo al Massimino, dodicesimo uomo in campo; C’è un Centro Sportivo all’avanguardia, dove potersi allenare come i top club europei; C’è una rosa competitiva, definita da tutti la migliore mai allestita dal Catania. In sunto:

Non Ci Sono più Alibi”.

[Marco Di Mauro – Fonte: www.mondocatania.com]