Il Bari ha un preoccupante calo di libido

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Le sconfitte fanno sempre male, si sa, ma paradossalmente il k.o. che il Bari ha rimediato a Genova domenica scorsa, contro l’indemoniato grifone rossoblù, potrebbe risultare terapeutico. Il secondo tempo del Genoa-Bari del passato turno di campionato è sembrato molto simile a quello che andò in scena in quel di Siena nella passata stagione (i biancorossi subirono una rimonta da 2-1 a 2-3 in 45′), con una sostanziale differenza: la gara disputata al Montepaschi Arena si giocò a fine stagione, col Bari già virtualmente salvo ed il Siena in disperato debito di punti; quella di Marassi, si è giocata appena alla sesta giornata di campionato, ovvero proprio nella fase in cui l’impegno e le forze profuse dai ragazzi dovrebbero essere triple rispetto al normale.

In considerazione di questa particolare chiave di lettura, ovviamente, i tifosi biancorossi negli ultimi giorni hanno cominciato a dormire sonni inquieti, anche alla luce dell’imbarazzante rendimento esterno della retroguardia, vero fiore all’occhiello della scorsa stagione (di questi tempi, il Bari lo scorso anno aveva la difesa meno battuta del torneo), che quest’anno soffre di pericolose emorragie che hanno costretto l’estremo difensore barese Gillet a raccogliere il pallone in fondo al sacco già in otto occasioni nelle tre partite giocate lontano dal San Nicola (media di 2,66 reti al passivo a partita). Solo a sprazzi in questa stagione, gli uomini di Ventura hanno riproposto il calcio-champagne sciorinato nel corso dello scorso campionato; il riferimento è alla gara vittoriosa contro la Juve, al primo tempo di Napoli e al secondo tempo dispuato contro il Brescia. Sono tutto sommato di più le ombre (i primi tempi al San Paolo e contro le rondinelle), che diventano cupe se si pensa alla partitaccia del Meazza e al secondo tempo di Marassi. Già, la sconfitta di Marassi: i tifosi ancora si interrogano su come sia potuto perpetrarsi un tale disastro, laddove le condizioni per fare il colpaccio sembravano esserci tutte.

Non vorremmo entrare nel merito delle scelte di Ventura di domenica scorsa, ma affrontare il Genoa che schierava il signor Luca Toni come terminale offensivo e lasciare in panchina per tutto l’incontro il difensore più forte nel gioco aereo (Marco Rossi) non ci è sembrata una mossa molto ponderata. Neanche i campanelli d’allarme suonati a ripetizione negli ultimi venti minuti, con Toni sempre protagonista, hanno scosso la coscienza del tecnico ligure; sarebbe bastato, forse, inserire Rossi nell’ultimo cambio, quando al posto di Castillo è entrato il giovane D’Alessandro, e spostare Sasà Masiello sulla linea di centrocampo e Parisi nella sua naturale posizione di esterno sinistro, e quantomeno il signor Luca Toni non avrebbe avuto il tempo anche di rifarsi il look, prima di incornare a rete il gol della vittoria genoana. Ma sono tutti discorsi che lasciano il tempo che trovano, in quanto nessuno potrà mai giurare sulla eventuale bontà di questa mossa.

Quello su cui riflettere, in fondo, non è la sconfitta ma il modo in cui sia maturata. Tutto nasce da quel maledetto minuto numero 52 e dalla trattenuta da tergo di Moretti su Castillo, che ha provocato il rosso al difensore e il rigore dell’uno pari a Barreto. Gasperini ha detto, nel dopopartita, che avrebbe preferito il rigore senza l’espulsione: ora come ora, ci sentiamo di essere d’accordo col mister genoano. Perché da quel minuto in poi, il Bari ha colpevolmente tirato i remi in barca e resettato il firmware della costruzione del gioco. Incredibile ma vero, chi in quel momento si è trovato ad assistere all’incontro, ha avuto la sensazione che fosse il Bari in inferiorità numerica, non il Genoa. Un Bari impacciato nel far circolare palla, poco reattivo e lento nel leggere le situazioni, molle nei contrasti. Insomma, un disastro. E poco importa che Ciccio Caputo, a cinque minuti dalla fine, ha avuto la palla del k.o. sul destro (ribattuto da Eduardo in uscita, ma la posizione di partenza del bomber di Altamura è parsa in off-side): il nostro giudizio sugli ultimi 45′ non sarebbe cambiato di una virgola.

Ci sono degli assiomi nel Bari di quest’anno che vanno rivisti. Innanzi tutto, per quanto prezioso il suo lavoro sulla corsia esterna, il Bari non può prescindere dall’apporto offensivo di Abdelkader Ghezzal, vista la cronica allergia al gol del duo Kutuzov-Castillo. Il suo lavoro a fianco di Barreto potrebbe essere forse anche più produttivo, perché l’algerino unisce la forza fisica alla buona predisposizione ai fraseggi nello stretto. In più, è dotato di un buon colpo di testa, che potrebbe tornare utile sia in fase realizzativa che nel gioco di sponda, in cui ha già dimostrato essere abile. Ma l’avanzamento di Ghezzal sulla linea d’attacco presumerebbe l’inserimento di un sostituto sulla corsia destra di centrocampo, dove potrebbero essere impiegati alternativamente l’argentino Rivas o il romano D’Alessandro, nelle gare in cui serve una maggiore spinta, il partenopeo Sasà Masiello o il centrocampista tuttofare Nico Pulzetti, in quelle in cui serve una maggiore copertura. Se la sterilità offensiva dovesse protrarsi, c’è da giurare che Ventura proverà anche queste soluzioni, almeno fino alla riapertura del calciomercato che, stando alle voci di radiomercato, dovrebbe portargli in dote un attaccante di categoria in più.

E poi serve come il pane un difensore che abbia anzitutto una prerogativa: l’esperienza. Domenica nel convulso finale, per esempio, uno come Stellini avrebbe messo ordine e data quel pizzico di tranquillità alla retroguardia che non guasta mai. Poi, se costui fosse anche un bravo palleggiatore, probabilmente d’incanto molti dei problemi che attanagliano Ventura oggi si potrebbero dissolvere.

La sosta di campionato per gli impegni delle nazionali sembra essere arrivato proprio a fagiolo. Ventura deve in questi giorni far quadrato col gruppo e riordinare le idee, provando a riportare quell’entusiasmo e quella voglia di stupire che paiono perduti. Sembra così lontano il Bari dal calcio libidinoso (definizione coniata dagli addetti ai lavori durante la scorsa stagione, non forgiata dalla bocca di Ventura, come erroneamente sostenuto da Gasperini), che incuriosiva e accattivava le platee di tutta Italia. Il Bari di oggi è attanagliato da un preoccupante calo di libido, che alla lunga potrebbe creare gravi ripercussioni sulla classifica.

[Mauro Solazzo – Fonte: www.tuttobari.com]